La
conferenza nazionale sulla ddl scuola, indetta per i primi di luglio "con sindacati, studenti, famiglie, quelli
che vogliono essere assunti", riporta alla mente quanto è
avvenuto al tempo della contestazione studentesca del '68. I docenti,
dimenticando le loro responsabilità professionali, hanno lasciato
nell'indeterminatezza la gestione dell'aula: note sono le conseguenze.
La contrapposizione distruttiva tra docenti e studenti sarebbe stata
evitata se gli operatori della scuola avessero partecipato
propositivamente alle assemblee, se avessero studiato il campo del
problema senza pregiudizi, se avessero identificato e concordato
traguardi formativi e traguardi educativi, se avessero formulato e
monitorato rigorose strategie d'intervento, se non avessero dimenticato
l'oggetto del mandato ricevuto.
L'analogia è giustificata dalla confusione oggi imperante: se il
governo si fosse ricordato d'essere l'organo esecutivo dell'apparato
statale non sarebbero state erette tante barricate. La proposta
avanzata, infatti, non rispetta i vincoli posti dal legislatore, è
concepita come se il mondo della scuola fosse intonso, è disattenta al
vissuto dell'istituzione, s'ispira alla scuola d'inizio secolo scorso.
Enrico Maranzana
zanarico@yahoo.it