Nessuna scuola buona,
senza una buona società! Non sarà
l'immissione in ruolo degli insegnanti precari, o "la
valorizzazione delle competenze professionali dei docenti" (ma chi è
che "valorizza" che cosa?), né, tanto meno, le richieste dei
genitori (figurarsi!)per la scelta degli insegnanti di una classe
anziché di un'altra, o, certe proposte, arido frutto di
calcoli ragionieristici, del tipo : con
il 55% dei crediti didattici, si documenta un buon lavoro svolto
in classe; con il 30% dei crediti professionali, si valuta la
meta - riflessione e la meta - formazione!; con il 15% dei
crediti, si premiano in denaro, per alcuni compiti
extracurricolari, coperti da finanziamenti, i docenti iperattivi!, ecc.
ecc.; non saranno - ribadisco -, tutte queste cose, ed altre ancora
come: registro elettronico, nuove tecnologie digitali per
la didattica, computer, CD, reti telematiche, ecc.ecc, (tutti mezzi che
pure stanno entrando nelle aule
scolastiche promettendo di modificare profondamente in meglio
processi di apprendimento degli studenti), che potranno
dare la cifra veramente significativa e sostanziale di una
buona scuola. Se la società resta malata e priva, com'è, di
punti certi di riferimenti da cui potere trarre schemi
alternativi di educazione e di vita, e di moralità, la scuola non potrà
essere mai buona, né migliore, né migliorabile! La scuola è
specchio della società, e come tale, ne riflette sempre,
immancabilmente, ahinoi!, tutte le criticità sussistenti.
Che fare, allora? Bisogna centrare il vero problema! Certo, la
organizzazione della scuola ha bisogno di correttivi e di
miglioramenti, nessuno può negarlo. Ma la vera sfida
odierna è risanare la classe politica dirigente, il cui
comportamento ha spudoratamente inquinato il costume civile di
questo Paese; la vera sfida è recuperare la fiducia dei giovani che
vivono tempi di precarietà concettuali esasperanti ; che si
sentono senza futuro in una Patria senza padri; la vera sfida è
dare buoni esempi di correttezza e di onestà agli adolescenti che
ci guardano. Su questo bisogna puntare , e interrogarsi: non sulla
precarietà della classe docente, ma sulla precarietà esistenziale delle
persone, sulla corruzione endemica e strutturale che attraversa
in verticale e orizzontale la maggior parte della nostra società. Da qui bisogna (ri)partire, se vogliamo sperare in
una buona, onesta, sana, e bella scuola . 'La buona scuola siamo
noi'. Così, su uno striscione di studenti in polemica col cattivo
Potere!
Nuccio Palumbo
antonino11palumbo@gmail.com