A
cento anni dalla Grande guerra si moltiplicano le iniziative per le
commemorazioni. Il maggiore impulso a una riflessione collettiva su
quell'evento è venuto dal Ministero dell'Interno, che ha invitato le
prefetture a tessere una rete di approfondimenti con dibattiti, mostre,
proiezioni. In Puglia, Trani ha risposto sollecitamente all'appello del
prefetto, Clara Minerva, con un ampio progetto, dal titolo Nie wieder
Krieg (Mai più guerra), ispirato al manifesto dell'artista tedesca
Käthe Kollwitz, vera e propria icona del movimento pacifista.
Il progetto, ideato da Lucia Rosa Pastore, ha un orizzonte
interregionale, con ramificazioni che implicano anche la Sicilia, dove
è in corso una ricerca, di carattere storico-artistico, sui più
rilevanti Monumenti ai caduti della Prima guerra mondiale presenti
nell'isola.
Imperniato sugli studi di "architettura della memoria", il progetto Nie
wieder Krieg è stato uno spunto per accrescere con nuove informazioni
quanto già si conosceva attraverso i saggi pubblicati da Paola Barbera
e Maria Giuffré. In particolare, è emersa la figura di uno scultore
siciliano - Enrico Licari - sul quale vale la pena soffermarsi per la
sua luminosa carriera negli Stati Uniti, che non gli impedì, nel 1930,
di partecipare, assieme ad altri scultori locali, al concorso pubblico
per la selezione del miglior progetto per l'erigendo Monumento ai
caduti di Misterbianco.
Il bozzetto proposto da Licari fu vagliato dalla commissione
esaminatrice che però lo bocciò, giacché vi ravvisò una "concezione
molto azzardata tale da non adattarsi all'ambiente cittadino". Quali
erano gli elementi, figurativi o architettonici, che fecero
sottovalutare il Monumento ai caduti di Misterbianco, progettato dal
Licari?
Possiamo supporre che, per il paese etneo, le concezioni dell'artista
fossero troppo avanzate, mentre questo stesso scultore, esperto nel
creare statue di dimensioni colossali, era invece apprezzato a Denver,
in Colorado, dove per una dozzina d'anni realizzò monumenti
commissionatigli da pubbliche istituzioni, Università, edifici di
culto.
Sono da menzionare: dodici statue di angeli nella torre del
seminario (1926), il busto monumentale di un vescovo discendente dai
pionieri (alto 8 metri, in granito, 1928), il gruppo statuario "Alma
Mater" (1929), le fontane di bronzo o in pietra collocate in giardini
pubblici e residenze private.
Il web mostra le foto di queste sculture e anche quelle dell'artista,
immortalato quando era un giovanotto, alto e magro, con l'espressione
soddisfatta di chi si compiace di vivere nella rutilante Denver degli
anni Venti.
Nella sua vita, però, Enrico Licari conobbe anche avversità: nato a
Taormina nel 1894, vincitore del Prix de Rome (ma questa notizia è
tutta da verificare), realizzò un busto bronzeo (malriuscito) per il V
duca di Bronte, nel Castello di Nelson a Maniace; trasferitosi a
Denver, sposò nel 1923 l'incantevole figlia di un magnate del mattone.
La coppia, forse per effetto della grande crisi del '29, si trasferì a
Taormina e Licari - com'è stato già detto - progettò nel 1930 il
Monumento ai caduti di Misterbianco; a metà degli anni Trenta,
partecipò alle mostre del Sindacato di belle Arti (e fu valutato dai
critici come "una giovane e buona promessa" della scultura).
La Seconda guerra mondiale segnò una brutale battuta d'arresto, giacché
nel 1941 sua moglie fu arrestata dalla polizia fascista e internata in
un campo di prigionia dell'Italia centrale, mentre lui se ne tornò con
la figlioletta a Taormina. L'esperienza della guerra ebbe amare
ripercussioni sulla creatività di Enrico Licari, il quale, stabilitosi
poi a Roma, morì lontano dalla notorietà nel 1981. Ulteriori notizie su
questo scultore potranno provenire da chi l'ha conosciuto; ed è
auspicabile che ciò accada, anche allo scopo di corroborare il progetto
di ricerca Nie wieder Krieg che a Trani ha raggiunto un primo
traguardo: la nascita di una biblioteca tematica, costituita da testi
aggiornati sulla Prima guerra mondiale, realizzata con fondi elargiti
da due generosi avvocati, ubicata a Palazzo delle arti Beltrani, dove -
sempre nell'ambito del progetto Nie wieder Krieg - è in corso una
mostra che ha per focus il quadro, del pugliese Domenico Larato,
"Paesaggio alpino", raffigurante le cime montuose che richiamano alla
mente le battaglie dei fanti combattute in trincea.
Francesca M. Lo Faro