Seguendo un puro
ragionamento logico, l’assunzione attraverso un concorso pubblico
dovrebbe essere la procedura più semplice da attuare. Non è così per la
categoria professionale degli insegnanti costretti a confondere la
parola concorso con caos. Sono ormai due anni che aspettano di vedersi
riconoscere una cattedra, dopo aver superato le tre prove del
concorsone del 2012. Parliamo degli oltre 8mila insegnanti italiani
che, pur avendo superato la selezione indetta dall’allora responsabile
di viale Trastevere, Francesco Profumo, (dopo ben 13 anni dall’ultima
prova) sono ancora in attesa di un posto.
Il maxi concorso di due anni fa metteva a bando 11.542 posti
d’insegnamento nelle scuole italiane. Alle prove si presentarono in
oltre 320 mila. L’obiettivo del ministero era quello di assorbire i
vincitori in maniera graduale: un primo gruppo docenti – 4.500 persone
– sarebbe dovuto diventare di ruolo nel corso dell’anno scolastico
2013/2014, mentre il secondo gruppo di 7.042 insegnanti avrebbe potuto
finalmente ottenere un contratto nel successivo anno scolastico. Queste
erano le promesse. I risultati, finora, invece sono altri. Anche se dei
posti potrebbero rendersi presto disponibili in seguito
all’approvazione di un emendamento al ddl sulla pubblica
amministrazione, che prevede il pensionamento per quattromila prof.
I DOCENTI
Ad aver ottenuto una cattedra lo scorso anno sono stati 3.500
insegnanti (mille in meno rispetto alle previsioni) e per i vincitori
di concorso, che restano ancora fuori, i tempi e le modalità di
chiamata sono incerte. Lo stesso ministro dell’Istruzione, Stefania
Giannini, lo scorso 17 luglio, durante il question time a Montecitorio,
toccando il capitolo degli insegnanti precari, si era limitata a
fotografare la situazione odierna: «Degli 11.542 posti banditi,
nell'anno scolastico 2013-2014 sono già stati immessi in ruolo 3.527 –
affermò la responsabile del dicastero – mentre quest'anno si procederà
all'immissione degli ulteriori vincitori». «Non posso ancora dare
garanzie formali – concluse la Giannini – che saranno immessi tutti i
restanti 8.015».
Ma non è solo una mancanza di fondi a frenare la chiamata dei docenti o
il blocco del turn-over, che non permette assunzioni senza un ugual
numero di pensionamenti. All’origine dei ritardi sembra esserci anche
un errore nel conteggio dei reali posti disponibili. Al sud Italia le
scuole potranno garantire qualche cattedra solo nel 2016, al nord,
invece, pur essendoci dei posti disponibili, per poter mettere in gioco
possibili trasferimenti, ci sarebbe bisogno di un provvedimento di
legge specifico. In più, in alcune regioni come il Lazio e la Toscana,
ad esempio, il ritardo sulle procedure d’immissione deriva anche da
altri fattori: dalla lentezza delle commissioni esaminatrici chiamate a
correggere le prove, fino alle incertezze sulle modalità di verifica
delle commissioni stesse. E il risultato è solo uno: più di 8mila
insegnanti, la gran parte dei quali da anni già abilitati
all’insegnamento, è ancora in attesa di un posto.
Intanto, su altri fronti, si accendono le polemiche. L’argomento in
questo caso riguarda le selezioni per il Tfa, il tirocinio formativo
attivo, necessario per acquisire l’abilitazione all’insegnamento. Nelle
scorse settimane, si sono tenute le prove per oltre quaranta classi di
materie. Da storia e filosofia a matematica, da italiano a fisica. E
ancora: latino e greco. Ebbene, più di una domanda, di quelle
presentate ai candidati, risultava sbagliata o formulata in maniera
errata. Dagli errori di grammatica, come un’unione, scritto senza
apostrofo, per la classe di italiano, alle domande che offrivano
risposte dubbie.
Camilla Mozzetti - Ilmattino.it