I giornali
riportano in questi giorni il calendario e le statistiche in
merito alle prove di ammissione alle facoltà universitarie a numero
chiuso e come gli studenti di quinto anno sono distratti dal normale
svolgimento delle lezioni. I docenti curriculari vedono un'interferenza
dell'Università nella scuola e considerano "snobbata" la maturità e gli
esami finali.
I professori sono costretti a fermare lo svolgimento del programma, a
sospendere i compiti in classe per le numerose e "giustificate"
assenze" per lo studio intensivo in preparazione alle selezioni.
Dopo ci saranno le vacanze di Pasqua e l'anno scolastico si conclude
con la simulazione dei test della terza prova e lo studio delle materie
sorteggiate per gli esami. Le interrogazioni sono programmate e la
frequenza è alquanto saltuaria.
Tutto il programma e il "curriculare"
del quinto anno, quindi, resta
soltanto scritto tra le carte e nei programmi di esame del documento
del 15 maggio.
Questa considerazione pone la questione della valenza scolastica
dell'ultimo anno che in un precedente dibattito si riterrebbe opportuno
trasformare in "anno ponte" per l'Università, favorendo il
conseguimento della maturità a 18 anni.
Alcuni dirigenti evidenziano, inoltre, la difficoltà di gestione degli
studenti "maggiorenni", che si autogiustificano e non si sentono legati
alle regole della scuola, né possono essere rimproverati.
L'impianto attuale della scuola italiana prevede cinque bienni (3+2) ed
il percorso formativo è scandito dagli "anni ponte", di accesso alla
scuola primaria, di passaggio alla secondaria e di accesso
all'Università e al lavoro, sviluppando in maniera intensiva l'azione
orientativa di guida alla scelta del proseguimento negli studi, in
vista della vita professionale futura.
Terminando il ciclo di scuola superiore in quattro anni, e conseguendo
la maturità a 18 anni si offre agli studenti una maggiore opportunità e
serenità nella scelta: i più pronti potranno accedere subito
all'Università e agli altri si potrà offrire l'opportunità di svolgere
un "anno zero" di studi
universitari con l'opportunità di meglio
maturare le scelte sul percorso da seguire, acquisendo anche dei
punteggi e crediti spendibili per il proseguimento futuro nei corsi
universitari.
La proposta del Liceo in quattro anni che sta per essere avviata in
fase sperimentale in alcune scuole d'Italia tende, appunto, a
verificare l'attivazione di tale idea funzionale al miglioramento del
servizio scolastico.
Il nuovo Ministro Stefania Giannini nelle sue prime interviste ha
salutato come positiva la proposta dei Licei in quattro anni,
considerandola in linea con l'Europa, definendola: "un modello
internazionale".
Si tratta di un percorso formativo che punta sulla qualità e non sulla
quantità degli anni e dei giorni di scuola ed il progetto del Liceo in
quattro anni, che intende offrire una formazione essenziale e completa
per affrontare con responsabilità e competenza la carriera
universitaria, prevede la necessità di risorse aggiuntive: tutor
formativo di guida alla metodologia dello studio; guida alla scelta
orientativa della facoltà universitaria e della professione;
ampliamento dell'offerta formativa: diritto, economia, finanza, altra
lingua straniera.
Queste nuove figure professionali, da formare, costituiscono la risorsa
indispensabile per la scuola di domani che punta sulla qualità e
sull'efficienza.
A quanti considerano il progetto solo nella riduzione della spesa
pubblica e taglio di posti per i docenti, si fa presente che il
progetto del Liceo in quattro anni è stato adottato già da dieci anni e
con positivi successi nell'Ontario in Canada, dove l'intero sistema
scolastico rivela e documenta positivi segni di miglioramento e di
sviluppo rispetto al precedente ordinamento, che prevedeva cinque anni
d'istruzione secondaria.
Gli studenti sono più pronti, più preparati e i programmi resi
flessibili e funzionali favoriscono lo sviluppo delle competenze
conoscitive e culturali degli studenti, anche grazie all'uso dei
moderni strumenti tecnologici e informatici.
Le due parole chiavi del ministro Giannini: "Impegno e premialità", in
questo progetto innovativo potranno facilmente essere attuate e
consentire visibili risultati di miglioramento per tutta la scuola.
Giuseppe Adernò
g.aderno@alice.it