Studio, si
risparmia acqua e si immette meno CO2
Risposta all'amletico dubbio se nelle aree desertiche sia più conveniente produrre energia elettrica con pannelli solari o biocarburante coltivando le agavi. Secondo un team dell'Università di Stanford in California la soluzione migliore è un connubio tra i due sistemi. Si risparmia acqua, la cosa più preziosa nei deserti, e per di più si immette nell'aria meno CO2.
La ricerca, effettuata con il sofisticato procedimento algoritmico denominato 'approccio Monte Carlo', ha preso le mosse dal presupposto che gli impianti di energia solare nei deserti sono in aumento in tutto il mondo grazie ai progressi tecnologici e ai cambiamenti nelle strategie di sviluppo.
I deserti - scrivono i ricercatori nella loro analisi pubblicata su Environmental Science & Technology - sono una combinazione perfetta di elevata radiazione solare e di disponibilità di grandi aree inutilizzate. C'è tuttavia un problema: gli impianti solari devono utilizzare grandi quantità di acqua sia durante la fase di costruzione sia durante il funzionamento. E' per questo motivo che spesso si tende a preferire l'agave, da cui si ricavano biocarburanti e che ha assai meno bisogno di acqua.
Considerando diversi fattori - tra cui i costi di installazione di impianti solari fotovoltaici, il prezzo all'ingrosso del biocarburante di agave e il costo della sua coltivazione e trasformazione in etanolo - i ricercatori hanno suggerito la possibilità di integrare i due sistemi. Hanno calcolato infatti che il consumo di acqua laddove viene effettuato il connubio energia elettrica/combustibile liquido è inferiore al consumo complessivo dei due sistemi quando vengono utilizzati singolarmente.
I dati rilevati dai ricercatori mostrano che dal solare si ricavano in media per ettaro 2.400 gigajaule (Gj) all'anno e dall'agave 206 Gj. I gas serra derivanti da tali sistemi sono altrettanto differenti: 464 microgrammi per ettaro all'anno per il solare contro appena 18/4 microgrammi per l'agave (a seconda del terreno dove è coltivata).
Ansa.it
Risposta all'amletico dubbio se nelle aree desertiche sia più conveniente produrre energia elettrica con pannelli solari o biocarburante coltivando le agavi. Secondo un team dell'Università di Stanford in California la soluzione migliore è un connubio tra i due sistemi. Si risparmia acqua, la cosa più preziosa nei deserti, e per di più si immette nell'aria meno CO2.
La ricerca, effettuata con il sofisticato procedimento algoritmico denominato 'approccio Monte Carlo', ha preso le mosse dal presupposto che gli impianti di energia solare nei deserti sono in aumento in tutto il mondo grazie ai progressi tecnologici e ai cambiamenti nelle strategie di sviluppo.
I deserti - scrivono i ricercatori nella loro analisi pubblicata su Environmental Science & Technology - sono una combinazione perfetta di elevata radiazione solare e di disponibilità di grandi aree inutilizzate. C'è tuttavia un problema: gli impianti solari devono utilizzare grandi quantità di acqua sia durante la fase di costruzione sia durante il funzionamento. E' per questo motivo che spesso si tende a preferire l'agave, da cui si ricavano biocarburanti e che ha assai meno bisogno di acqua.
Considerando diversi fattori - tra cui i costi di installazione di impianti solari fotovoltaici, il prezzo all'ingrosso del biocarburante di agave e il costo della sua coltivazione e trasformazione in etanolo - i ricercatori hanno suggerito la possibilità di integrare i due sistemi. Hanno calcolato infatti che il consumo di acqua laddove viene effettuato il connubio energia elettrica/combustibile liquido è inferiore al consumo complessivo dei due sistemi quando vengono utilizzati singolarmente.
I dati rilevati dai ricercatori mostrano che dal solare si ricavano in media per ettaro 2.400 gigajaule (Gj) all'anno e dall'agave 206 Gj. I gas serra derivanti da tali sistemi sono altrettanto differenti: 464 microgrammi per ettaro all'anno per il solare contro appena 18/4 microgrammi per l'agave (a seconda del terreno dove è coltivata).
Ansa.it