‘U zu Carmine
volle "dedicare" un paio di giorni al suo vigneto in contrada "Lastra".
Con il suo fedele amico, il giovane asino Ciccineddu, trasportò
nell’appezzamento di terra due fascine di aste di legno ben appuntite.
Ogni asta serviva per essere conficcata nel terreno, accanto alle viti,
come sostegno, farle sviluppare ben dritte verso l’alto e nello stesso
tempo rinforzarle contro le intemperie della natura.
Le aste erano state preparate per tempo do’ zu Carmine, con la legna
raccolta nel bosco vicino al paese, aveva scelto dei rami dritti e poi
con l’ascia, l’accetta, li aveva intagliati da una parte, con la punta
ben appuntita, e, dall’altro capo, a forma tonda per poterli
conficcare, con l’aiuto di un martello, nel terreno.
Quella mattina ‘u zu Carmine si alzò di buon ora e, dopo aver fatto
colazione, scese nella stalla, accarezzò la testa di Ciccineddu, gli
diede la solita zolletta di zucchero, gli mise il serraglio e lo
condusse alla biviratura della gebbia. Ritornato a casa, gli mise il
basto, ‘u varduni, le sacche, ‘i vèttuli, con il mangiare e le brocche,
‘i bùmmuli, per l’acqua da bere. Poi caricò le fascine di aste, ‘i
palocchi, e si avviò verso la contrada della Lastra, costeggiando il
paesino nebroideo.
Arrivato alla Lastra, ‘u zu Carmine, scaricò, spaiò, Ciccineddu di
tutti i suoi pesi, gli tolse il serraglio e lo condusse alla vicina
biviratura che costeggiava la trazzera che conduceva alle Ciappe,
riempì d’acqua le brocche, ‘i bummuli, e rientrò nel vicino
appezzamento di terra. Poi ‘u zu Carmine, armato di martello, si
accinse a mettere le aste, ‘i palocchi, per ogni vite, mentre
Ciccineddu brucava tranquillamente nel terreno circostante.
Iniziò così "l’impaloccatura" da’ vigna, facendo in modo che la parte
appuntita penetrasse in profondità nel terreno, alla giusta altezza e
distanza una dall’altra, in modo tale da legare, per ogni asta, una
striscia di cordicella, ‘u spagu, per racchiudere sia la pianticella di
vite che l’asta di legno, così da assicurare la crescita diritta e
l’opportuno sostegno in caso di forte vento.
A mezzogiorno ‘u zu Carmine si concesse una breve sosta senza però fare
ritorno a casa, avendo portato con sé il pasto da consumare sul luogo,
per poi continuare il lavoro d’impaloccatura del pergolato e di altri
giovani alberi di fico e di pero. Il lavoro, in contrada Lastra, durò
un paio di giorni. Intanto Ciccineddu, mentre brucava, volgeva lo
sguardo verso il suo padrone che quasi "sentiva" l’approvazione
dell’asino, per il lavoro che svolgeva.
Le aste di legno, ‘i palocchi, che apparentemente erano solo dei rami
"aguzzi" ben tagliati, ma insignificanti, dopo il lavoro del contadino,
iniziavano a svolgere un ruolo importante per la crescita del pergolato
e delle altre piante. Il sostegno delle aste, a supporto delle piante,
era alquanto indispensabile, e ‘u zu Carmine ne era consapevole e molto
soddisfatto.
Dopo aver completato il lavoro, i due amici, si concessero un meritato
fine settimana di riposo e di assoluta tranquillità, intervallato
solamente da passeggiate mattutine e serali, per continuare a stare
insieme approfittando dall’esigenza di Ciccineddu di andare alla
biviratura per dissetarsi.
Mentre accompagnava Ciccineddu alla gebbia, ‘u zu Carmine pensava
all’intenso lavoro svolto alla Lastra e gli venne di considerare che
analogamente occorreva lavorare anche per i suoi giovani concittadini
bisognosi, per la loro crescita, di validi "sostegni" d’uomini virtuosi
e di "buona testimonianza".
Ma oltre al paesino nebroideo, il "sostegno" sarebbe stato necessario
per i cittadini di tutta la Sicilia e dell’Italia intera. ‘U zu Carmine
sospirò profondamente, cercò lo sguardo benevolo di Ciccineddu e,
carezzandogli la testa, sentì un leggero fremito d’approvazione del suo
operato… e del suo pensiero!
Giuseppe Scaravilli
giuseppescaravilli@tiscali.it