Prima di focalizzare
con precisione gli obiettivi che il PUMA
(Precari Unicobas Movimento Autogestito) si prefigge, è necessario, a
nostro avviso, porre l’attenzione sulla situazione venutasi a creare a
fronte delle politiche di drastici tagli alla scuola imposti dagli
ultimi governi. Queste sconsiderate decisioni hanno avuto la
deprecabile conseguenza, oltre che di gettare nel caos un settore a cui
oramai da decenni non venivano destinati adeguati finanziamenti, di
decretare inequivocabilmente l’impossibilità, per il nostro sistema di
istruzione, di assorbire in tempi ragionevoli il precariato scolastico
nel frattempo alimentato da scelte incoscienti. Ripercorrendo le
vicende degli ultimi anni, ricordiamo che la famigerata legge 133/2008,
la finanziaria di Tremonti per il 2008, ha disposto un taglio, dal
settore istruzione, di più di 8 miliardi e circa 130mila posti di
lavoro, tra docenti ed ATA, mai più restituiti alla scuola; le
successive spending review hanno consolidato tali tagli, imponendo, dal
2011 in poi, il blocco degli organici della scuola; la riforma delle
pensioni operata dal ministro Fornero, il dimensionamento scolastico e
il transito obbligatorio dei docenti inidonei nei ruoli degli ATA li
hanno rafforzati, determinando un’ulteriore riduzione delle chance
lavorative per il personale precario.
In particolare, la drastica riduzione di posti di lavoro nella scuola è
stata attuata attraverso una serie di interventi sostanzialmente
riassumibili nel seguente schema:
- La riduzione
generalizzata del tempo scuola. Questa misura è stata estesa a ogni
ordine e grado del nostro sistema di istruzione, dalla scuola Primaria,
dove ciò ha comportato la fine dell’unitarietà didattica del tempo
pieno e la progressiva compromissione metodologica dell’articolazione
modulare, alla scuola Secondaria di Secondo Grado, con la riduzione del
monte ore di diverse discipline,l’accorpamento antipedagogico di altre
e la pressoché totale eliminazione delle attività laboratoriali.
- L’aumento
sconsiderato del numero degli alunni nelle classi senza badare alle
norme sulla sicurezza e ostacolando la possibilità degli insegnanti di
elaborare percorsi didattici adeguati (con la fine di quelli
individualizzati), ignorando platealmente i pronunciamenti della
Magistratura (cfr. sentenza del Tar del Lazio n. 552 del 20 Gennaio
2011 contro le cosiddette “classi pollaio”).
- L’obbligo per tutti i
docenti delle superiori ad effettuare 18 ore di insegnamento su
cattedra, sottraendo al singolo istituto il tempo che molti insegnanti
erano tenuti a prestare alla scuola a completamento, ore che
garantivano il corretto funzionamento dell’istituto nei casi di assenze
brevi e improvvise di colleghi e consentivano al contempo di non
penalizzare (come avviene oramai di regola quotidianamente grazie alle
direttive imposte dal MEF al MIUR) il diritto allo studio degli alunni
(divisione delle classi e fine della continuità didattica) e quello
alla sicurezza.
- La revisione delle
classi di concorso degli insegnanti delle scuole Superiori (in fase di
attuazione ma già anticipata dalle circolari ministeriali del 21 Aprile
2010; dell’11 Maggio 2010; n. 272 del 14 Marzo 2011; nota p. 2320 del
29 Marzo 2012; nota p. 2916 del 21 Marzo 2013) volta a reimpiegare gli
esuberi di personale su insegnamenti “affini”, senza badare alla
specializzazione professionale dei docenti e di conseguenza
determinando un ulteriore impoverimento della qualità della didattica
disciplinare nonché la drastica riduzione di cattedre da destinare alla
stabilizzazione dei precari.
- Il dimensionamento
scolastico, stabilito dalla legge n. 111/2011, che prevede
l'accorpamento degli istituti scolastici (scuole dell'Infanzia,
Primarie e Secondarie di primo grado) in istituti comprensivi e fissa i
limiti per l'attribuzione dell'autonomia scolastica a non meno di 1000
alunni. Lo scopo di questo intervento normativo è quello di risparmiare
sul numero di dirigenti scolastici e DSGA, nonché sul personale ATA e
ha avuto conseguenze disastrose, con la formazione di istituti
comprensivi dalle dimensioni spropositate, dei veri e propri
“mostri”,articolati su molti plessi, che di fatto possono arrivare ad
avere anche più di 2000 alunni, centinaia di dipendenti, un'unica
segreteria e un unico dirigente scolastico e amministrativo. Stessa
cosa dicasi per l’accorpamento degli Istituti Superiori, negli IISS. La
norma è stata peraltro dichiarata illegittima già nel 2012 dalla Corte
Costituzionale (sentenza n. 147) in quanto la materia, cioè il
dimensionamento della rete scolastica, è di competenza regionale.
- Il transito degli
insegnanti inidonei nei ruoli degli ATA con la conseguente riduzione
dei posti disponibili per la stabilizzazione dei precari ATA.
Lo scenario per i precari della scuola oggi è apocalittico; per gli
insegnanti poi, a tutto ciò si aggiunge la sconcertante prospettiva
(non tanto remota, se si considera che è già in fase di
sperimentazione, ma contro cui ci batteremo con tutte le nostre forze)
della riduzione a quattro anni del percorso delle scuole Superiori e
l’altrettanto sconcertante scenario dell’aumento dell’impiego frontale
dei docenti delle scuole Secondarie di Primo e Secondo Grado a 24 ore
settimanali. Iniziative queste che determinerebbero un’ulteriore,letale
perdita di posti di lavoro da destinare alla stabilizzazione dei
precari.
È chiaro del resto che la situazione non è uguale per tutti. Per
effetto della disastrosa riforma Gelmini delle Superiori infatti, ci
sono classi di concorso che hanno subito una vertiginosa riduzione del
monte ore: è il caso, ad esempio, delle discipline giuridiche ed
economiche (A019), delle discipline musicali (A031),della storia
dell’arte (A061), della matematica applicata negli istituti Tecnici e
Professionali (A48), della chimica (A013); per non parlare del taglio
alle ore di laboratorio che ha decimato il numero di Insegnanti
Tecnico-Pratici (ITP) presenti nelle nostre scuole. Oramai regna il
caos nell’assegnazione delle cattedre con classi di concorso che
risultano più penalizzate di altre(pensiamo, ad esempio, al caso del
gruppo A042, A075 e A076, oppure del gruppo A016, A071 e A072).
Emblematico quanto accaduto all’insegnamento delle materie letterarie
nelle scuole Superiori: per effetto delle note ministeriali che
stabiliscono la confluenza delle classi di concorso sugli insegnamenti
della Secondaria ‘riformata’ e della conseguente istituzione
dell’atipicità che consente il reimpiego degli esuberi non rispettando
le specializzazioni professionali dei docenti, gli insegnanti della
classe di concorso A052 rimarranno ad insegnare il solo greco con una
esiziale conseguente perdita di titolarità per il personale di ruolo e
di cattedre e chance lavorative per i precari che nelle graduatorie ad
esaurimento hanno inserito tutto il loro punteggio su questa classe di
concorso e non possono spostarlo sualtre, pur possedendo i titoli
necessari per insegnare lettere in tutti gli istituti Secondari di
Primo e Secondo Grado.
A complicare ulteriormente il quadro è intervenuta poil’istituzione di
nuove modalità abilitanti che rischia di creare una sostanziale
discriminazione tra precari di ‘serie A’ e precari di ‘serie B’.
L’attivazione dei nuovi percorsi abilitanti all’insegnamento (TFA),
l’emanazione dell’ultimo concorsone nel 2012,nonché l’istituzione dei
PAS (Percorsi Abilitanti Speciali per i precari non ancora in possesso
del titolo abilitante), sono iniziative dettate esclusivamente dalla
necessità, di natura strettamente demagogica, di mascherare la
situazione reale e cioè la pressoché totale chiusura del mondo della
scuola alle giovani generazioni di insegnanti. L’attivazione dei TFA
non è stata peraltro accompagnata dalla contestuale individuazione di
una procedura per il reclutamento, invece assolutamente necessaria, dal
momento che ai neo-abilitati è stata preclusa la possibilità di
accedere alle graduatorie ad esaurimento e quindi al cosiddetto “doppio
canale”: l’attuale normativa sul reclutamento degli insegnanti, in base
all'art. 399 del Decreto legislativo n. 297 del 16 aprile 1994, che
stabilisce le modalità attraverso cui selezionare i contingenti da
assumere,prevede che il 50% delle immissioni in ruolo avvenga
attraverso scorrimento delle graduatorie ad esaurimento e il restante
50% sia riservato ai vincitori di concorso. Per quanto riguarda
l’ultimo ‘concorsone’ poi, bisogna notare cheè stato bandito anche per
classi di concorso in esubero e quindi su posti di lavoro inesistenti!
Va detto che i numeri esigui delle immissioni in ruolo,previste dal
piano per gli anni scolastici 2014-2016: 27.872 insegnanti di scuola
‘normale’ e, complessivamente, in tutto meno di 68mila posti in 3 anni
tra docenti ‘di materia’, sostegno (26.684) e personale ATA (13.400),
contenuto nel Decreto Istruzione dello scorso settembre,sono ben
lontani dall’offrire una soluzione accettabile al problema
dell’esaurimento delle graduatorie o qualche speranza di sbocco
lavorativo nella scuola ai neo-abilitati dei TFA, a quelli dei futuri
PAS e ai vincitori del 'concorsone' e non coprono neppure le esigenze
di rimpiazzo del turn-over(circa 25.000 cattedre di scuola ‘normale’
annue lasciate scoperte da chi va in pensione).
Siamo ben consapevoli quindi che la situazione dell’attuale precariato
scolastico risulta molto complicata e particolarmente difficile si
configura l’individuazione di proposte che non ledano i diritti
acquisiti dai precari, a partire da quelli inseriti nelle graduatorie
ad esaurimento, che hanno maturato legittime aspettative alla
stabilizzazione. Tale personale, infatti, dopo aver superato prove
selettive con valore concorsuale (ricordiamo a tal proposito che gli
abilitati attraverso le SSIS hanno sostenuto prove di ingresso,
frequentato per due anni tutti i giorni obbligatoriamente corsi sia di
didattica delle discipline sia di area socio-psico-pedagogica e hanno
concluso il percorso superando un esame finale che possiede, ai sensi
della legge n. 306/2000, art. 6-ter, valore concorsuale), nel 2007
aveva ottenuto la garanzia della stabilizzazione, nell’arco di tre
anni, con l’infingimento della trasformazione delle graduatorie
permanenti in graduatorie ad esaurimento ed ai sensi del piano
triennale, mai più realizzato, che il governo di allora (per chi non lo
ricordasse, il governo Prodi) inserì nella finanziaria per il 2007
(leggen. 296 del 27 dicembre 2006, art. 1, comma 605, lettera c) e che
prevedeva la stabilizzazione di 150mila insegnanti e 20mila ATA. Siamo
peraltro consapevoli che dietro la trasformazione delle graduatorie
permanenti in graduatorie ad esaurimento si celava la volontà di
eliminare, una volta per tutte, il “doppio canale”, una garanzia per il
precariato scolastico di vedersi riconosciuta prima o poi la
stabilizzazione e ottenuto sulla scia delle lotte dei precari delle
generazioni passate. Crediamo invece che il meccanismo dello
scorrimento delle graduatorie come modalità di reclutamento vada a
tutti i costi difesa, per evitare la deriva aziendalistica della
chiamata diretta che è il naturale coronamento
dell’aziendalizzazione(chiamata eufemisticamente 'autonomia
scolastica'), mai pienamente realizzata finché il preside, già
trasformato in dirigente, non avrà anche la facoltà di reclutare
discrezionalmente gli insegnanti sulla base di criteri da lui elaborati
in solitudine, in sinergia con enti privati oppure insieme ad una
ristretta cerchia di insegnanti a lui fedelmente devoti. L’eliminazione
delle graduatorie peraltro risulta una prospettiva quanto mai
demagogica nel comparto scuola, dove, se non si crea (come da anni
propone l'Unicobas) l'organico funzionale aggiuntivo di istituto, il
precariato è destinato a rimanere dato strutturale. Proponiamo infatti,
una volta assorbito l’attuale precariato scolastico e nell’ottica del
definitivo superamento del precariato in quanto tale, la realizzazione
di una stretta connessione tra la formazione iniziale dei docenti e il
sistema di reclutamento e quindi l’istituzione di percorsi formativi a
numero programmato in base ai posti vacanti e disponibili in ciascuna
regione su cui immettere in ruolo il personale che abbia conseguito con
successo l’abilitazione.
Va sottolineato che il ruolo professionale esercitato per anni dai
precari ha garantito il funzionamento del sistema pubblico di
istruzione del nostro Paese, a spese dei precari stessi: stipendi di
luglio e agosto ormai quasi sempre non pagati, TFR maturato su 10
invece che su 12 mesi, mancato riconoscimento della progressione di
carriera e degli scatti di anzianità. Del resto le normative europee
contro gli abusi di contratti a termine da parte dei datori di lavoro
(direttiva comunitaria 99/70/CE) obbligano invece il datore di lavoro a
trasformare il contratto da tempo determinato a tempo indeterminato
dopo tre anni di servizio.
A fronte di tale situazione noi precari del PUMA non intendiamo
rinunciare, come stanno facendo gli altri sindacati, a formulare le
nostre proposte, e ci rivolgiamo a quanti avvertono, come noi,
l’urgenza di rivendicare il nostro diritto alla stabilizzazione, sulla
base della piattaforma che segue. Siamo pronti a ideare insieme
iniziative di divulgazione delle nostre istanze che ci portino, il più
presto possibile, a confrontarci con il Ministro, con le forze
politiche e con gli altri sindacati dai quali pretendiamo
l’elaborazione di proposte altrettanto chiare. In questa ottica,
intendiamo coordinarci anche con le altre realtà e con i movimenti dei
precari della scuola esistenti, a cui ci rivolgiamo non in prospettiva
antagonistica, ma nella speranza di avviare una proficua
collaborazione, a partire inevitabilmente dalla condivisione delle
istanze che seguono.
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