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Vi racconto ...: Istituto “Gaia Utopia”

Redazione
Suona la sveglia. Inizia un altro giorno faticoso di lavoro.
Ma i ragazzi dell’Istituto intitolato alla grande benefattrice Gaia Utopia si alzano dal letto, scattanti come una molla,  felici di dovere andare a trascorrervi la mattinata. Non avevano mai provato di persona quanto questa scuola fosse divertente e antidepressiva, una panacea contro i loro mali adolescenziali, le liti con i genitori o con le fidanzatine.
Per cominciare niente processione forzata verso l’ingresso. Gli studenti si avviano saltellando e cantando le canzoni di gruppo preferite. Il loro primo benvenuto quando entrano è caratterizzato da un buffet con ogni tipo di prelibatezza, al quale possono attingere prima di entrare in classe per iniziare le lezioni, per fare una colazione abbondante, e, nel caso di coloro che per costituzione fisica si trovano ancora in uno stato di dormiveglia, possono persino riempirsi lo zaino dei loro cibi prediletti, per poterli poi gustare con calma nel corso delle lezioni.
Durante questo momento ricreativo devono anche pensare ai loro bisogni: se hanno bisogno di chiamare qualcuno con i propri cellulari nessuno dei professori, né il dirigente, può impedirglielo. Devono essere costantemente nelle condizioni di comunicare con i genitori, i parenti, o il mondo esterno in generale. Non devono di certo essere trattati come dei reclusi! La scuola, come è sancito in una vasta letteratura di norme e regolamenti, “deve essere aperta al territorio”, per cui guai a non permettere agli studenti di espandere ad ampio raggio le proprie conoscenze, competenze e abilità.
Entrati in classe in ritardo, sono giustificati dal fatto che, prima di attivare l’impegno intellettivo, hanno bisogno le energie psicofisiche necessarie per rendere più soffice l’impatto con la lezione.
I docenti devono essere tutti in perfetto orario. Al suono della campana devono già farsi trovare in classe, pronti a ricevere i ragazzi. Non importa se questi tarderanno perché impegnati al buffet o nelle conversazioni “a classi aperte” e non:  i ragazzi hanno sempre ragione e non vanno contraddetti.
Il singolo insegnante deve essere impeccabile, puntuale e pimpante. Deve sempre vestire in maniera ordinata, senza  mai mostrare indumenti spiegazzati o antiquati. Capi firmati e  all’ultima moda devono essere per loro un must. … Attenzione: lo stesso vale per i loro cellulari! Devono usare esclusivamente dei modelli all’ultimo grido e tra i più avanzati nel campo della tecnologia. Altrimenti rovinerebbero l’immagine di questa scuola, e ci si chiederebbe: che razza di brutto esempio danno ai ragazzi, in un istituto all’avanguardia come questo?
I prof diventerebbero oggetto di feroci critiche da parte di alunni e genitori, perché in quel caso, i figli rimarrebbero traumatizzati, ed i più sensibili scioccati, a vedere i docenti trasandati o con capi sgualciti.
Torniamo all’ingresso in classe. Le entrate sono a più riprese, quasi a puntate, perché i ragazzi devono  prima mangiare. Adesso si passa alla richiesta delle giustificazioni. Si possono dimenticare facilmente, in quanto i ragazzi, nell’euforia di partire per la scuola ogni mattina, non sempre ricordano di svegliare i genitori per farli firmare. Se questo dovesse verificarsi per una o due settimane non bisogna ricorrere a provvedimenti . E se gli studenti avessero bigiato? Impossibile. Per una ragione qualsiasi, può accadere che i ragazzi dimentichino di portare la giustificazione, bisogna dunque essere fiduciosi  nel loro profondo senso di responsabilità, che mai li indurrebbe a partire di casa all’alba per bighellonare per le vie della città anziché partecipare attivamente ai percorsi didattici e formativi offerti dalla loro scuola.
La lezione? Se il ragazzo era assente durante la spiegazione di un argomento nuovo, non bisogna assolutamente interrogarlo subito, al suo rientro. Lo studente non deve sobbarcarsi l’onere di addentrarsi nei meandri del registro elettronico …. né telefonare a qualcuno dei compagni per chiedere i compiti, né contattare i compagni tramite i social networks, se non per parlare delle loro problematiche, di ciò che piace,  e delle loro condivise filosofie di vita. Dunque lo studente non deve prepararsi l’argomento nuovo per tornare a scuola già preparato sulla lezione che ha perso. Figuriamoci  se l’insegnante di una disciplina vede i ragazzi solo una o due volte alla settimana…. Anche se il ragazzo ha dei giorni di tempo a disposizione per procurarsi i compiti, non si deve pretendere che il teenager si precipiti a munirsi di qualche fotocopia lasciata dal prof, o di copiare dal compagno le lezioni spiegate il giorno della sua assenza. Il docente deve dunque aspettare con pazienza la lezione successiva per aggiornare il ragazzo, senza pretese e senza essere paranoico nei suoi confronti.
Non bisogna inoltre portare libri di testo o quaderni obbligatoriamente. L’istituto  provvede a finanziarne l’intero costo. Inoltre i ragazzi possono lasciare i libri a scuola nel loro sportello personale, senza il bisogno di caricarseli addosso per portarseli da casa a scuola e viceversa. Si corre il rischio che potrebbero subire danni alla schiena … meglio dunque portare solo lo zaino con  il minimo indispensabile.  A casa possono studiare con una versione dei libri online.  Studiare brani, eseguire esercizi, fare ricerche, non è più un problema.
Se qualcuno dimentica può sempre farsi prestare la penna ed un foglio da qualche compagno. Si trova sempre quello che è più fornito. Alle interrogazioni chiunque può suggerire, per non lasciare lo studente a disagio. Il docente non deve protestare perché la cooperazione e compartecipazione tra i compagni fa parte degli obiettivi trasversali, mirati alla formazione del singolo individuo.
La fine di ogni ora di lezione viene scandita con il suono di una canzone delle loro rock bands preferite. Così durante ogni cambio di ora i ragazzi hanno diritto ad uscire dalla classe e farsi una passeggiata nei corridoi, per mangiare, telefonare a qualcuno, sgranchirsi e stiracchiarsi dopo essere stati fermi e seduti per così tanto tempo.
Considerando la centralità dello studente i ragazzi trascorreranno il loro intervallo a conversare nei bagni, nel mezzo dei corridoi o  dei cortili della scuola.
Gli argomenti di conversazione? Al bando le materie …. Tra un’affermazione come “Oggi la strega mi interrogherà” oppure “ Uff! La verifica di matematica” esistono fiumi di conversazioni sulle ragazze frequentanti l’istituto, sulla sventola che viaggia ogni giorno sull’autobus o su quelle che hanno visto ultimamente in pub e discoteche… sulla ragazza che qualcuno di loro ha preso di mira ma che a sua volta mira verso altri “obiettivi”.
Il ragazzo più sensibile o più competitivo attira l’attenzione mostrando il cellulare  e le scarpe all’ultimo grido che i genitori gli hanno finalmente comprato, dopo tante settimane di lotte sindacali per contrattare il pagamento da loro dovuto per l’applicazione allo studio. Adesso si sente più sicuro di sé, ha superato la depressione che lo ha attanagliato per quel lungo periodo e passeggia impettito per i corridoi,  atteggiandosi  a trentadue denti.
Al termine della giornata scolastica i ragazzi si avviano soddisfatti e pimpanti verso l’uscita e le loro fermate d’autobus.
Durante il tragitto a piedi e a bordo dei mezzi di trasporto si discute in modo compiaciuto di come è andata la giornata, di come erano vestiti i professori, di come erano truccate le professoresse,  delle frasi tipiche e curiose dette dai docenti, che il più intellettuale ha segnato sul diario per poterle poi sfoggiare e riderci sopra con i compagni.
Voti e assenze sono visionabili online: i genitori non possono non accorgersi se qualcuno dei loro figli non si è recato a scuola oppure se ha preso cattive valutazioni. Qui i ragazzi sono tutti motivati, dunque è difficile che ci siano voti bassi: per il solito principio che i ragazzi non devono subire traumi la valutazione deve partire da un minimo di 6, anche se lo studente è impreparato, svogliato, se non segue o disturba. Se si comporta così avrà sicuramente i suoi problemi, e non deve essere la scuola ed il suo personale ad infierire su di lui, mettendo il coltello nella piaga con punizioni.
Cosa dire delle “libere espressioni”? La libertà di parola è un diritto, ed è necessario incoraggiare la loro spontaneità e genuinità nel comunicare le proprie sensazioni di gioia, euforia, dolore, fastidio, noia, disgusto, rabbia. In ogni caso dunque non ci si può scagliare contro quando le loro bocche soavi emettono parolacce a voce alta. Sono esclamazioni liberatorie, che tenute dentro potrebbero provocare danni fisici o psicofisici, con conseguenze deleterie su persone a ambiente circostante.
Ma tutto questo detto in generale non rende l’idea ….. il bello arriva se approfondiamo ogni singola sfaccettatura della loro vita da studenti!

Laura Mazzagatti
laura.mazzagatti10@gmail.com








Postato il Domenica, 01 dicembre 2013 ore 09:00:00 CET di Redazione
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