Ai tempi del Re,
all’interno della Sicilia, vi erano due borgate, poste sul crinale dei
Monti Nebrodi. Questi due antichi villaggi erano stati acquistati da
una famiglia dell’alta borghesia, collegata con la nobiltà di quei
tempi.
Il feudatario del luogo propose al Monarca di istituire una
Municipalità con sede nella borgata più numerosa del feudo, dove vi era
anche il suo castello. Con provvedimento del Governo di Sua Maestà,
venne nominato un Intendente per sovrintendere alla conduzione
amministrativa delle due borgate, con sede nella borgata principale,
mentre il nobile feudatario abitava nella lontana Capitale del Regno.
La borgata minore, era distante, in linea d’aria, quasi un chilometro,
dalla sede principale.
La vita delle due borgate, dedite all’agricoltura ed alla pastorizia,
scorreva serena e nell’assoluta normalità, ma con l’andare del tempo
man mano che le due borgate crescevano per numero di abitanti, si
moltiplicarono le esigenze e si intravedevano le disparità tra una
località e l’altra, in quanto nella borgata, detta del Castello,
sede principale della Municipalità, e luogo deputato alla riscossione
delle tasse e al controllo delle merci, era alquanto privilegiata
rispetto all’altra borgata.
Queste differenze crebbero sempre di più, tanto che avvennero delle
evidenti disparità di “trattamento” tra gli abitanti delle due borgate,
con la palese complicità dell’Intendente della Municipalità.
Accadde però che, il Primo Ministro di Sua Maestà venne in Sicilia, per
conoscere e visitare le varie città dell’isola; e così fece tappa anche
nella zona dei Nebrodi, e quindi anche nella Municipalità delle due
borgate.
Gli abitanti del territorio periferico, avendo saputo dell’imminente
visita, decisero di chiedere al rappresentante del governo centrale il
loro “distacco” e la nascita della loro municipalità, e così si
attivarono, eleggendo un comitato di rappresentanza per presentare
l’istanza al Governo.
Il Comitato, in breve tempo, raccolse la richiesta e le relative
“firme”, e le fece pervenire sia al Prefetto della Provincia, che al Re.
Alla venuta dell’illustre e atteso visitatore, gli abitanti della
borgata con il loro Comitato, con le dovute cautele che il caso
imponeva, fecero una vera e propria “manifestazione di protesta” per
l’autonomia, e di fronte alle autorità presenti, gridarono ad alta
voce: “Viva il Re, viva il Governo, viva il Primo Ministro, viva
l’Autonomia!”.
Inoltre, il Comitato chiese di essere ricevuto dall’alto rappresentante
del Governo di Sua Maestà, il quale lusingato dalla manifestazione in
suo omaggio, ricevette il comitato civico e promise il suo “personale
interessamento” per la causa a Lui prospettata.
Il Primo Ministro, ritornato nella Capitale del Regno, mantenne fede
alla promessa e dopo non molto tempo venne emesso il decreto reale di
riconoscimento della autonomia della borgata con la istituzione della
apposita Municipalità.
Questi fatti delle “due borgate”, avvennero tanto tempo fa, quando in
Sicilia regnava il Re…
Sembra una favola, invece,… è una storia vera!
Giuseppe Scaravilli
giuseppescaravilli@tiscali.it