È appena passato
un anno dalla tragedia della nave da crociera “Concordia” dove, a causa
dell’incoscienza di un uomo, ben 32 persone in vacanza, hanno trovato
una morte ingiusta e assurda. E ancora oggi, il relitto di
quell’immensa nave, dopo aver provocato morte e disperazione, si trova
ancora lì, incagliato di fronte all’isola del Giglio, nelle limpide
acque del mar Tirreno, dove è avvenuto il disastro. Guardando la Tv,
leggendo i giornali, e vedendo le immagini di quella nave inclinata, mi
viene da pensare e fare delle similitudini tra quella nave condotta
alla deriva e la “conduzione” dell’uomo, e di una collettività, dove
non c’è “concordia”, e si va alla deriva, cioè all’abbandono totale
senza speranza, né possibilità di salvezza alcuna.
Questo “andare alla deriva” può anche portare ad una situazione simile
alla nave “Concordia”, incagliata, che ha toccato il fondo e non ha
possibilità di liberarsi, ed inclinata, piegata, in una posizione di
“sconfitta” di fronte al mare della “serenità”.
Volendo fare una similitudine con questi elementi della “Concordia”, mi
accingo a fare una “introspezione” di come può trovarsi la vita di una
persona e di una collettività.
Penso ai tanti giovani dei giorni d’oggi che, dopo aver fatto
“esperienza” di “sballi”, si trovano nella stessa posizione di quella
nave, incagliati, piegati e sconfitti dalla vita.
Lasciarsi andare verso una vita senza regole e senza valori, ci porta,
inevitabilmente, alla deriva e al disastro.
Lo “sballo” di alcol, droghe, gioco d’azzardo, e altro, ci fa diventare
“discordi”, cioè senza concordia, senza armonia, e ci trasporta,
inesorabilmente, verso la tragedia e la catastrofe, in quanto avendo
perso l’unità di sentimenti, di amor proprio, di volersi bene e voler
bene chi ci circonda, siamo trasportati verso il fondo, verso la fine.
Questo vale sia per il singolo, ma anche per la collettività, che può
trovarsi nelle stesse condizioni di sconfitta e di “default”…
In quella nave, in quei giorni, ognuno pensava a se stesso, a godersi
quei momenti, ognuno era convinto di aver appagato il proprio
desiderio, e di trovarsi, magari, in buone mani. Ma, ahimè, le cose
precipitarono, all’improvviso, senza possibilità di “ritornare a
galla”! Così nel nostro contesto sociale, ognuno si gode i propri
desideri, appaga le proprie ambizioni, si cerca il “comandante
Schettino” di turno, che possa guidare la propria “crociera” e
risolvere i problemi di tutti, ma alla fine assistiamo al disastro
economico e sociale e ci “inabissiamo”, fino a toccare il fondo.
Nella “conduzione di una vita”, e di una collettività, è necessario
avere la concordia, avere gli stessi “unità d’intenti” per raggiungere
senza “false manovre”, un porto sicuro…
Avere “l’unità di intenti”, non ci farà incagliare, non ci farà toccare
il fondo, non ci farà piegare, né andare alla deriva, ma avere sempre
una posizione “ottimale e vincente”.
Che possiamo fare tesoro dei tristi fatti che continuamente ci accadono
intorno, e non ripetere gli errori e gli abbagli, ma camminare nel mare
della vita con la “barra” sempre dritta ed equilibrata. Come ci esorta
l’apostolo Pietro… ad “essere sempre concordi” (Pietro, 1, 3: 8).
Giuseppe Scaravilli
giuseppescaravilli@tiscali.it