In Italia la
precarietà avanza a spese dei giovani: la conferma arriva dai dati
dell’Istat sul periodo aprile-giugno di quest’anno, con tre dipendenti
under 35 su dieci a termine, un’incidenza doppia rispetto alla media.
Ecco quindi un’altra prova di una generazione di trentenni a tempo, che
quando trova un posto di lavoro si deve accontentare anche di una
scadenza. Di certo pesa l’effetto della crisi, con le aziende che, data
l’incertezza sul futuro, preferiscono assunzioni a tempo. È già,
infatti, noto come ormai la stragrande maggioranza dei nuovi contratti
di lavoro sia a termine. La rilevazione dell’istituto di statistica fa
piena luce sul fenomeno. Nel secondo trimestre del 2012 i dipendenti a
termine tra i 15 e i 34 anni superano la soglia di 1,3 milioni (+5,4%
annuo) su un totale di più di 4 milioni 700 mila dipendenti. La loro
quota è così pari al 27,9%, a fronte di una media complessiva,
includendo tutte le fasce d’età, del 14,2%. Solo tra i 25 e i 34 anni
si contano oltre 800 mila lavoratori senza posto fisso. Ma a registrare
il maggiore rialzo del tempo determinato sono i più giovani, gli under
25, che in un solo anno segnano un rialzo del 6,7%. D’altra parte tra
loro la quota di contratti a termine è di oltre la metà. I dipendenti
senza posto fisso diventano così un esercito sempre più folto, che
proprio tra aprile e giugno aggiorna il suo record. Fila alimentate
soprattutto dalla nuove leve che si affacciano oggi al mondo del
lavoro.
Basti pensare che nello stesso periodo del 2004 il peso dei dipendenti
precari under 35 non arrivava al 20%, e solo lo scorso anno era al
25,6%. Inoltre dai dati dell’Istat per fasce d’età e' possibile solo
analizzare una parte, seppure fondamentale, del vasto mondo della
precarietà, che oltre ai dipendenti a tempo determinato include i
collaboratori, e le tante altre forme di lavoro atipico, tra cui le
cosiddette false partite Iva o associazioni in partecipazione. Insomma,
tornando ai dipendenti a termine, se l’Italia oggi è ormai vicina alla
medie europee sulla precarietà (intorno al 14% nel 2010) è grazie al
sacrificio delle nuove generazioni, dove il 28% è assunto a tempo. E
tra gli under 35 a pagare il prezzo più alto sono le ragazze, infatti
l’incidenza dei senza posto fisso è più elevata tra le giovani donne:
30,3%, contro il 26% della componente maschile.
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