Maxence è un ragazzo
vivace e sensibile, a detta dei compagni di scuola e dei professori che
ora sono sotto shock e piangono davanti alla scuola media-liceo
Saint-Joseph-les-Maristes, un istituto privato nel centro di Marsiglia.
Il ragazzo è nel reparto grandi ustionati dell'ospedale in cui è stato
trasportato ieri sera dopo essersi cosparso di benzina ed appiccato il
fuoco nei bagni di scuola. Una scena terribile, alla quale alcuni
coetanei hanno assistito, perché Maxence - ridotto una torcia umana -
ha provato a scendere dal secondo piano fino al cortile, accasciandosi
prima di riuscirci.
Un bidello gli ha buttato una coperta addosso spegnendo piano piano le
fiamme ma le terribili ustioni avevano già devastato il 70% del corpo
del ragazzo, tuttora in condizioni gravissime e prognosi riservata.
Nonostante le grida e il panico, qualcuno è riuscito ad udire le ultime
parole di Maxence con il corpo in fiamme: "j'en ai marre", "non ne
posso più". Qualcosa, in lui, si era spezzato. Da un anno, dicono gli
inquirenti, Maxence era "alla deriva", non sapeva più a che santo
votarsi. I piccoli delinquenti del quartiere lo avevano preso di mira,
gli chiedevano soldi, lo tormentavano con il racket e - quando lui non
pagava - erano guai. L'ultimo, in ordine di tempo, il furto del
motorino. A scuola, dove era al penultimo anno del liceo tecnico, le
cose andavano sempre peggio, brutti voti, scarsa concentrazione, poca
applicazione. A casa, nemmeno a parlarne: i genitori stavano
divorziando e il padre, per di più, era sul punto di traslocare ad
Aix-en-Provence. Maxence, quindi, avrebbe dovuto lasciare la sua scuola
fra qualche giorno, tanto che aveva chiesto alla direttrice il
documento necessario per cambiare istituto. Aveva una ragazza, che però
da qualche tempo lo aveva lasciato. Insomma, tutto gli stava crollando
addosso e lui non ce l'ha fatta più: "Maxence -assicura il preside
della scuola - era un ragazzo ben inserito, da tre anni era da noi. Non
è mai stato sospeso, né ha avuto provvedimenti disciplinari". Insomma,
come i suoi compagni e gli insegnanti, nemmeno lui si spiega come il
ragazzo sia arrivato a tanto. Davanti alla scuola, c'è ancora un
furgone con una cellula di assistenza psicologica per confortare i
ragazzi, che non riescono a dimenticare quella scena e continuano a
fare ipotesi e passeggiare su e giù davanti all'istituto. Maxence "è un
ragazzo educato, gentile, cortese, non fra i più esuberanti - dice
un'insegnante che lo conosceva da tempo - doveva lasciare la scuola fra
qualche giorno e non credo che fosse contento". Ma forse la
"spiegazione unica", che il procuratore di Marsiglia, Jacques Dallest,
afferma di voler cercare, non esiste. Per Maxence, i problemi erano
diventati troppi. (da http://www.unionesarda.it/)
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