Nei casi gravi di
bullismo a scuola scatta la misura del divieto di frequentare le
lezioni ed avvicinarsi all'edificio scolastico per i ragazzi minorenni
responsabili di atti di violenza ed intimidazione nei confronti di
professori e compagni di classe. Lo sottolinea la Cassazione a
proposito del caso di due studenti violenti di un istituto
professionale di Potenza, uno dei quali era andato in classe portando
una pistola vera. Spetta al giudice - rileva inoltre la Suprema Corte
con la sentenza 36659 - stabilire se l'obiettivo di allontanare i
violenti dalla scuola, garantendo così l'incolumità degli altri
studenti e dei docenti e il tranquillo svolgimento della didattica, si
possa ottenere con i soli arresti domiciliari o se è necessario
ricorrere alla reclusione dei minori negli Istituti minorili. In
particolare, la Cassazione ha detto queste cose affrontando il ricorso
di due studenti potentini, Davide S. (18 anni compiuti a marzo) e
Moreno S. (diventerà maggiorenne a giugno), contro l'ordinanza con la
quale il Tribunale per i minorenni di Potenza aveva ordinato la
permanenza dei due ragazzi in un istituto minorile. Inizialmente il gip
aveva, invece, preferito ordinare gli arresti domiciliari per i due
giovanissimi indagati denunciati dai compagni di classe, alla Polizia,
per "atti di bullismo" commessi a
scuola. Davide e Moreno hanno sostenuto che la reclusione in istituto
era eccessiva e che bisognava valutare se l'obbligo di dimora nel loro
paese di residenza o il solo divieto di avvicinarsi alla scuola potesse
bastare. La Cassazione su questo punto si è dimostrata sensibile e ha
rimproverato il tribunale "per aver escluso l'adeguatezza di ogni altra
misura cautelare senza una specifica indagine sugli effetti che
l'allontanamento dei prevenuti dall'ambiente scolastico, con altre
misure cautelari, potrebbe produrre in ordine al pericolo concreto di
reiterazione delle condotte criminose". Ora il tribunale motiverà
meglio le ragioni per le quali i domiciliari non bastano dal momento
che i due bulli non avevano nessuna comportamento "collaborativo".
BULLISMO:
progetto 'conoscere per fare' in scuole di Catania
Contenere i comportamenti aggressivi, finalizzati alla sottomissione
dei 'diversi' e aiutare i ragazzi a confrontarsi con gli aspetti piu'
significativi della vita sociale:amicizia, solidarieta', rispetto della
legalita'. E' l'obiettivo del progetto 'Conoscere per fare: azione di
ricerca, formazione e sensibilizzazione sul bullismo' promosso dalla
cooperativa sociale Ispasa e dall'assessorato alla Famiglia del Comune
di Catania. L'iniziativa coinvolgera' una dozzina di scuole secondarie
di primo e secondo grado e si concludera' a luglio 2011. I metodi
scelti per combattere il bullismo all'interno del progetto, dicono i
promotori del piano, sono diversificati e spaziano dalla
ricerca-azione, condotta su gruppi di studenti in eta' scolare, alla
formazione, dai concorsi creativi all'impiego dei nuovi media per le
campagne di sensibilizzazione, sfruttando, tra gli altri, la
multimedialita', il web e l'audiovisivo.
CALCIO: FOUR BOYS, COSENZA INDOSSI MAGLIETTA 'NO A BULLISMO
''Chiediamo al presidente del Cosenza calcio di accogliere il nostro
appello e quello del sindaco Perugini, facendo indossare ai calciatori
della nostra squadra una maglietta con la scritta 'No al bullismo, no
alla violenza'''. Lo afferma il gruppo dei ragazzi dei ''four boys''.
''Il dott. Citrigno - e' scritto in una nota - si e' detto disponibile
ad accogliere il nostro invito e ci terremmo tanto che fosse la nostra
citta' a dare un bell'esempio. Le scene che abbiamo visto ieri sera in
tv fanno parte di un calcio che ci fa schifo''. ''Anche quello e'
bullismo- dicono Vincenzo Pio Campanella e Kevin Ruello - perche' e' la
sopraffazione di pochi che vogliono dettare legge. Cosenza dia una
bella risposta di civilta'''
(da http://www.ansa.it/legalita/)
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