Alla vigilia
della riapertura delle scuole arriva l'identikit
del bullo della classe, fenomeno in espansione soprattutto fra
le ragazze. Chi sono, come riconoscerli e come agire sono le
indicazioni che l'Ospedale Pediatrico
Bambino Gesù di Roma, ha inserito in un focus all'interno del Portale
della struttura.
Ecco una piccola guida per riconoscere e affrontare i bulli e le bulle,
stilata dagli psicologi dell'Ospedale.
IL BULLISMO - Per bullismo si intende "il fenomeno delle prepotenze
perpetrate da bambini e ragazzi nei confronti dei loro coetanei
soprattutto in ambito scolastico". Il termine, estrapolato dall'inglese
"bullying", letteralmente significa "intimorire". Negli ultimi anni
sembra coinvolgere soprattutto bambini tra i 7 e i 10 anni e ragazzi
tra i 14 e i 17 anni. Secondo il decimo "Rapporto Nazionale sulla
Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza", presentato nel dicembre
2009 sarebbero circa 2.500 i bambini e adolescenti "bulli" tra i 7 e
gli 11 anni e tra i 12 e i 19. Inoltre, più di un quarto dei bambini ha
subito più volte nell'ultimo anno offese immotivate (27,2%) o
provocazioni e prese in giro (28,1%); mentre - sempre nell'ultimo anno
- oltre un quarto dei bambini italiani e circa il 20% degli adolescenti
afferma di essere stato vittima di vere e proprie azioni di bullismo.
BULLISMO ROSA - Il bullismo al femminile sembra essere sempre più in
espansione: le ragazze agiscono attraverso un canale che spesso non
coinvolge il corpo (anche se negli ultimi tempi questo non viene
escluso, nella direzione di una sempre maggiore equiparazione con il
maschile), ma "psicologico", colpisce quindi l'area emozionale,
interiore, tocca i punti deboli ridicolizzandoli, deridendoli. Le
ragazze a questa età, specie in adolescenza, appaiono più evolute e
mature a livello emotivo e quindi più a conoscenza delle implicazioni
psichiche e delle fragilità su cui si può far perno. Tali modalità sono
meno visibili per il corpo docente e pertanto più subdole e meno facili
da individuare.
I RITI - I ragazzi raccontano che spesso, nelle scuole, si deve passare
attraverso un rito di iniziazione dove si deve sottostare alla legge
del più forte (del gruppo più forte) per poter essere lasciati in pace,
altrimenti, ribellandosi, si diviene vittima di soprusi. Alla base
governa la paura, ma anche l'impossibilità di far ricorso all'adulto (e
nelle scuole ce ne sono!) per denunciare il fatto e farsi aiutare.
L'OMERTA' E L'AIUTO DEGLI ADULTI - Negli ultimi tempi sembra essere in
crisi anche la cooperazione nel mondo degli adulti - tra genitori ed
insegnanti ad esempio - che spesso hanno difficoltà a trovare una
possibilità di dialogo anche in "affari" scolastici di minore
importanza.
L'INTERVENTO - Si tratta di non isolare gli artefici delle azioni, ma
di riportarli all'interno del gruppo classe; di non permettere
l'attacco al singolo e quindi al gruppo attraverso il bullismo, ma di
favorire una possibilità di coinvolgimento e di reintegrazione nel
gruppo stesso. Un lavoro difficile, complesso, che dovrebbe coinvolgere
non solo la classe, ma tutta la scuola dove questi bambini/ragazzi sono
inseriti (spesso il bullismo è trasversale: i più grandi vessano i più
piccoli, aiutati dai compagni di questi ultimi).
(da http://www.ansa.it/legalita)
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