Il preside della media Petrarca Santo Gagliano lancia l’allarme. La scuola disegnata dalla riforma Gelmini - dice - è rigida, è
un ritorno al vecchio che nega risposte alle esigenze della modernità e rivela la volontà di dare un servizio senza preoccuparsi
della qualità dell’insegnamento. Una rigidità che nella sua scuola, dove le classi si compongono e scompongono in base
agli insegnamenti e dove tutti fanno il tempo prolungato, impedirà la continuazione di questa esperienza, una delle più
innovative e apprezzate del territorio, e non solo in Sicilia. Finora gli insegnanti di educazione musicale, di educazione artistica e fisica hanno
in ogni classe due ore più una che viene utilizzata per le compresenze, le attività individuali e per la mensa. La riforma,
invece, stabilisce che a seguire i ragazzi siano esclusivamente gli insegnanti che hanno ore esuberanti e questi sono solo i docenti di lettere per i quali sarà obbligatorio farle. Di più. Nelle scuole a tempo prolungato i docenti di lettere oggi hanno 18 ore di insegnamento: 11 di lezione ai quali si aggiungono 4 di compresenza e per il sostegno, e altre 3 per le attività integrative, per il recupero e per la mensa. Secondo la riforma, invece, nel tempo prolungato gli insegnanti di lettere hanno 12 ore d’insegnamento, cioè soltanto una più rispetto alle attuali 11 ore, e a queste se ne aggiungono soltanto 3 da dedicare alla mensa, al recupero e al sostegno. Questo, secondo il preside Gagliano, di fatto, si tradurrà in un enorme ostacolo nella gestione
della mensa. A stare con i ragazzi durante il pranzo dovranno essere soltanto gli insegnanti di lettere cui sarà chiesto di uscire da scuola ogni giorno alle 15. Un orario di lavoro penalizzante, difficile da fare accettare e tale da spingere i docenti, quasi tutte donne e madri a loro volta, a fare fallire il tempo prolungato. Di qui la proposta del preside Gagliano.«La riforma della Gelmini non risponde ad una strategia, ad un’idea di scuola, ma ha soltanto una valenza economica. L’obiettivo è risparmiare con i tagli al personale. A questo punto dico: volete fare tagli? Bene. Datemi il budget che avete deciso che mi spetta e lasciatemi la libertà di gestire la scuola in autonomia. Ditemi su quanti soldi e quanti insegnanti posso contare, non vi farò spendere di più, ma date alla scuola e agli organi collegiali la possibilità di autoorganizzarsi e di salvare l’insegnamento ». Per questo, nel chiedere sostegno a questa battaglia, annuncia che solleverà il problema anche al ministero. P. L. da La Sicilia