OSPEDALE DI GIARRE: INTERVISTA A UNA PAZIENTE...MOLTO PAZIENTE
Data: Sabato, 09 febbraio 2008 ore 00:05:00 CET
Argomento: Opinioni


OSPEDALE DI GIARRE, INTERVISTA A UNA PAZIENTE...MOLTO PAZIENTE


Per tutti gli utenti della zona ionica etnea sentirsi improvvisamente male o ammalarsi seriamente è diventato un vero problema. Eh sì. Perché poi, se vi sentite male d’improvviso, è necessario servirsi dell’Ospedale di Giarre. E, come tutti sappiamo, questa struttura non gode principalmente essa di buona salute.
Abbiamo intervistato un’anziana paziente che ha avuto la sorte di vivere tra le pareti di questo ormai celeberrimo nosocomio per qualche giorno. Con notevoli disagi. E con qualche, come vedremo, fastidioso…tuffo al cuore.
D: Dunque signora tutto comincia al momento del ricovero. Lei è in accettazione e intercetta un dialogo tra due medici.
R: Sì, io ero in attesa quando sento un medico che si rivolge al collega, chiedendogli quale tipo di farmaco avesse dato a una paziente.
D: E che cosa risponde l’altro?
R: Risponde che gli PARE di aver dato un determinato farmaco. Io sobbalzo. L’atmosfera non è delle migliori. Come si fa a non ricordare ESATTAMENTE la medicina somministrata? C’è aria di superficialità.
D: Poi lei necessitava di un ricovero nel reparto di Medicina, a quanto pare uno dei pochi ben funzionanti. Ma…
R: Ma mi dicono che probabilmente non c’è posto e che quindi mi allogheranno in un altro reparto, magari Ortopedia. In sintesi non ci sono posti sufficienti e i poveri medici del reparto di Medicina sono costretti a fare avanti e indietro da un reparto all’altro. Cose da pazzi. Alla fine comunque riesco ad allogarmi in Medicina.
D: Iniziano gli accertamenti…
R: Già. Ma ho bisogno di una gastroscopia. E a Giarre i macchinari per questo esame non esistono. Poi ho bisogno di una coloscopia. Ma a Giarre i macchinari per quest’altro esame non esistono. Devo fare tutto fuori. E allora perché mi sono ricoverata qui?
D: Ma un esame di cui necessitava gliel’hanno fatto, vero? Anche se in condizioni di estremo disagio.
R: Sì, è l’ecocardiogramma. Ma il pomeriggio in cui dovevo fare questo esame c’era solo un infermiere! In sintesi mi hanno detto che nessuno poteva aiutarlo a trasportarmi di sopra e quindi niente ecocardiogramma. A meno che…
D: A meno che?
R: A meno che qualcuno non lo aiutasse. Dunque mia figlia spingeva il lettino, mio figlio portava la bombola con l’ossigeno, l’infermiere imprecava… e siamo giunti a destinazione.
D: Cose da pazzi.
R: Cose da pazzi. Una struttura che arranca, sporca e inefficiente. E questo malgrado al suo interno ci siano anche degli ottimi e gentili medici. Ma tutto è lasciato alla buona volontà individuale.

Il sistema è allo sfascio. Poveri pazienti. E poveri medici e poveri infermieri…E povera Sicilia. Se il grado di civiltà di un paese si misura dal buon funzionamento del servizio sanitario, siamo al Terzo mondo. Davvero.

Silvana La Porta








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