DAL PASSATO AL PRESENTE : CORRUZIONE E POLITICA
Data: Mercoledì, 06 febbraio 2008 ore 18:33:32 CET
Argomento: Comunicati



Dante Alighieri  modello di un intellettuale che guarda con un massimo di attenzione e di conflittualità al proprio tempo , giudicandolo corrotto e depravato ,nella cantica dell'Inferno , passa in rassegna gli elementi di degradazione della società contemporanea e costruisce l'allegoria del viaggio attraverso girone e bolge  abitati da un'umanità degradata e grottesca. Dante ,però, aggiunge una straordinaria inventività narrativa e stilistica mai fine a se stesse: suo scopo ultimo, infatti ,è produrre disgusto dei vizi e colpire chi ha offeso Dio. Il grottesco  corrisponde in questo senso al contrappasso: i dannati che in vita si allontanarono dalle virtù e dalla dignità che competono all'uomo, sono ora e per sempre abbrutiti come bestie. Lo studioso austriaco Leo Spitzer, individua nei canti XXI-XXII dell'inferno alcuni elementi che li avvicinano al genere della farsa. Infatti nell'atmosfera di questi canti  tanto i peccatori e gli aguzzini quanto Dante e Virgilio sono coinvolti in un gioco comico, il cui palcoscenico è costituito da una fossa piena di pece. Perchè Dante inserisce questo strano intermezzo nel contesto di un poema così solenne? La motivazione si può rintracciare nella natura del tipo di delitto di cui Dante tratta in questi canti: la baratteria  un reato meschino che oggi potremmo definire con i termini di concussione,raggiro,abuso di potere e di denaro, malversazione. Proprio perchè così attento alla realtà politica, il giudizio di Dante si rivolge con particolare forza al presente e il suo progetto politico mira a un grande Stato che superi i particolarismi della società medievale.  Dante, in fondo legge nella storia i segni della punizione di Dio contro gli ingiusti, e con il suo poema richiama tutti aspramente ai loro doveri. Dal viaggio nei regni ultraterreni viene un messaggio che vuole cambiare la terra , per avvicinarla a quella felicità e a quella salvezza per cui è stata creata, Questa è la missione di Dante. E' interessante notare che Dante  inizia il viaggio come una  figura universale e nel corso del poema acquista una sua identità sempre più definita impersonando  quel personaggio statuario, severo e intransigente in virtù della fierezza, della sdegnosa lontananza dalla corruzione dei suoi tempi e dell'ingegno poetico che lo contraddistingue.Se la concezione politica di Dante può sembrarci per certi aspetti inattuale, essa riesce però a individuare alcuni dei mali del suo tempo: l'intreccio malsano tra denaro e politica, diffuso abbondantemente tra gli amministratori pubblici, richiama la nostra attenzione sulla corruzione del mondo contemporaneo e ci induce a riflettere sulle radici storiche di questo fenomeno.La corruzione politica è un fenomeno molto complesso che, in Italia, ha radici storiche molto lontane e profondamente radicate nella prassi  politica  tanto che  negli anni '80 era considerato quasi una procedura normale. La formazione di un' etica pubblica è un processo lungo e complicato e il suo sviluppo  dipenderà da tanti fattori che non ho la pretesa di elencare , ma soprattutto dai processi di educazione  grazie ai quali l'aria stessa che il cittadino respira può contenere ossigeno di certi valori e comportamenti anzichè di altri.(a cura di M.ALLO)

  Ma eccovi un più convincente modo di ritrarre Dante oggi nel romanzo di Giulio Leoni
LA CROCIATA DELLE TENEBRE
Mondadori. Pagine 358. Euro 18,00.o dei nobili
Un Dante detective svela a Roma il complotto dei nobili
Al quarto romanzo dantesco, Giulio Leoni è riuscito a dare al suo «Dante personaggio» uno spessore nuovo, che rende questo libro più interessante dei precedenti. Forse perché è ambientato a Roma e non più a Firenze, e lo sradicamento dalla propria città porta allo scoperto fragilità e debolezze, mettendo a nudo in modo più convincente l’autentica natura del poeta. Dante dunque si reca nella Città eterna come rappresentante di Firenze, guidando una piccola ambasceria col delicato incarico di trattare con Bonifacio VIII.
All’interno del gruppo si scatenano subito conflitti, a causa dei quali Dante entrerà in Roma da solo, passando dall’affascinante via del Tevere. Da qui vivrà un’avventura non solo movimentata dai consueti colpi di scena, a cui Leoni ci ha abituati nei libri precedenti, ma anche – anzi soprattutto – spirituale. La natura profonda di Dante infatti, e in questo l’autore si dimostra buono psicologo e rispettoso di quanto cronache e testimonianze indirette ci raccontano, è quella di un indomito ribelle pieno d’irrefrenabile senso di giustizia.
Persino le sue tremende cefalee ne sono indizio. Così come quello che viene normalmente interpretato, ma in modo riduttivo, come orgoglio unito a cronica incapacità di perdonare. Coinvolto in una serie di delitti, ancora, Dante non riesce a impedirsi di indagare, anche se questa volta non sarebbe proprio compito suo. Eppure il collerico, quasi sempre accigliato fiorentino, non si lascia intimidire dalla condizione precaria di straniero, ed è l’unico a provare compassione per le vittime dei delitti, giovani prostitute i cui corpi mutilati sono consegnati al Tevere.
Forse perché è consapevole di una «debolezza della carne» che lo accomuna a quelle sventurate. O forse perché, come suggerisce l’episodio iniziale in cui accetta l’ospitalità di una povera famiglia, percepisce la fragilità che nasce dalle ingiustizie di una società prepotente. Quella che sembra la violenza senza senso di un omicida feroce, si rivelerà invece la conseguenza collaterale di un vasto, ambizioso e folle progetto che coinvolge l’antica nobiltà romana, di cui Dante stesso viene messo a parte. La vicenda ci fa vivere il momento culminante della parabola politica di Dante, quello in cui è ancora all’apice, ma sul punto di precipitare per sempre. Parallela a questa parabola discendente, ma rivolta in direzione contraria, è quella spirituale del protagonista.
Attraverso l’esperienza della morte ingiusta e dell’amore impossibile per una splendida, colta fanciulla, supererà il buio interiore e giungerà a scorgere la luce del suo futuro Paradiso.
Bianca Garavelli 
Da  Avvenire






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