Se torniamo al governo rilanceremo la riforma Moratti, fiore
all’occhiello della legislatura del centrodestra. Parola di
Cavaliere.
Il vecchio Gentile, fascista e ministro di un dittatore, anche
lui cavaliere, spiegava agli oppositori che la sua granitica
riforma della scuola si era avvalsa del contributo di socialisti
come Giuseppe Lombardo Radice o di intellettuali
come Salvemini mentre l’esame di Stato era stato ripreso
dalla proposta di un liberale come Benedetto Croce. Il meglio
dunque della cultura d’inizio secolo per erigere una architettura
educativa e formativa che ha resistito come
roccia alla guerra, al ’68, alla prima e alla seconda repubblica.
Ma Gentile, prima di essere fascista, era un filosofo e sapeva
bene che certe leggi, che riguardano il futuro della Nazione,
devono avere fondamenta profonde che solo l’apporto
di esperti qualificati e di qualunque formazione
ideologica possono scavare. Nel terzo millennio invece, il
libero campo della democrazia parlamentare è preda della
squadra che lo invade per dettarne le regole, seminando
personali ogm per assicurare una lunga discendenza alla
propria corporazione di braccianti e che prende nello stesso
tempo a randellate i precedenti colonizzatori. E infatti,
dopo anni di dibattiti e di disegni di leggi andati a male, come
la mortadella fuori dal frigorifero, fin dagli anni Ottanta,
ecco la riforma della scuola di Berlinguer che, caduto sul
concorsone, viene gettato a mare da Moratti che a sua volta
viene smontata come un giocattolo d’epoca da Fioroni
perché non ha il coraggio o la forza di prendere un trattore
per abbattere tutto e ricostruire. In mezzo i professori,
perplessi e disorientati, in attesa dell’ennesima tegola sul
loro groppone: che ne sarà di loro? Ma soprattutto: che ne
sarà della scuola del futuro? Mugugnano tanti, pochi si adirano,
altri sospendono il giudizio in attesa che la piena passi
per risollevare il giunco che s’è calato per farla passare.
Si dimentica però che con lo scorrere degli anni passa
pure la credibilità europea della nostra scuola, agli ultimi
posti nella graduatoria mondiale dopo anni di successi. Il
concime per darle vigore poteva essere la formazione universitaria
dei docenti la cui regolamentazione era stata
avocata direttamente dal ministro che però, cadendo, ha
portato con sé le norme necessarie per attuarle.
Le fatidiche graduatorie a esaurimento dunque rischiano
di non essere più tali, mentre i precari, ai quali sarebbe
spettata la metà dei posti disponibili, possono accaparrarseli
tutti dal momento che i concorsi ordinari con la crisi di
governo sicuramente salteranno. Ma salterà pure il disegno
di legge sulla educazione permanente e rimane in bilico il
decreto sugli Istituti tecnici e i professionali che da competenza
delle Regioni, come stabilito da Moratti, sono poi
passati di nuovo allo Stato e per i quali si stavano elaborando
i regolamenti di attuazione: che ne sarà di loro? Passeranno,
così assicura Fioroni, i nuovi programmi della primaria
e delle secondaria di primo grado.
Ma fino a quando? Queste le norme a rischio immediato
e per il futuro se torna il centrodestra? Se le dichiarazioni
del cavaliere sono pietre, Fioroni sarà lapidato e con lui
gli esami cosiddetti di riparazione, compresi quelli di Stato
con commissione mista e tornerà pure la liceizzazione
della istruzione e un solo ministero per la scuola e per l’Università.
Tutto da rifare allora se una nuova invasione
scalza i precedenti occupatori del governo in una contrapposizione
scambista scandalosa dove però manca la logica
e la ragione. Tranne che lo scontro sia tra due visioni del
mondo differente e allora bisogna solo rassegnarsi e blandire
i vincitori. E i vinti? Guai ai vinti, disse Brenno. Ma vinta
per ora è solo la scuola.
PASQUALE ALMIRANTE (da www.lasicilia.it)