Occhio ai voti troppo bassi, Vi possono costare l’università
Data: Venerdì, 01 febbraio 2008 ore 10:00:00 CET
Argomento: Rassegna stampa


La media degli ultimi tre anni peserà nei concorsi d’accesso

Ragazzi decidete in fretta cosa volete fare da grandi, perché i voti presi in biologia a 16 anni possono influenzare la vostra carriera di medici. Almeno stando a uno degli ultimi provvedimenti del ministro della Pubblica Istruzione Fioroni: nuove regole per i test d’ingresso all’università, che tengano conto non solo del punteggio di maturitàma addirittura dei voti ricevuti durante gli ultimi anni delle superiori: «Chi ha studiato - ha spiegato Fioroni - non resterà più fuori gioco per l’accesso alle facoltà universitarie a numero chiuso. La maturità non sarà più soltanto un pezzo di carta ma una porta d’ingresso al proprio futuro. E finalmente gli studi delle superiori avranno un loro peso specifico ». Un peso tutt’altro che indifferente: garantiranno infatti fino a 25 punti per l’accesso alle facoltà universitarie a numero chiuso, e sono proprio i 25 punti che possono fare la differenza tra chi entra e chi resta fuori. Non solo: «I quiz dovranno tenere conto dei programmi delle superiori».

Tecnicamente il provvedimento è un decreto legislativo, che tocca due materie: i crediti scolastici da spendere per l’accesso all’università, e l’orientamento per la scelta della facoltà. Nel momento in cui uno studente si presenta al concorso per accedere ad una facoltà a numero chiuso, deve sostenere un test articolato in 80 domande, a cui corrispondono altrettanti punti. Questo punteggio ora potrà essere integrato da un ulteriore pacchetto di 25 crediti, eredità degli ultimi tre anni delle superiori e dell’esame di maturità. L’acquisizione di questi venticinque punti, però, non è semplicissima, in quanto ad essa concorrono quattro fattori: 1) La media del 7 (come minimo) riportata negli ultimi tre anni di scuola superiore. 2) La media dell’8 negli ultimi tre anni, nelle discipline specifiche del corso di laurea al quale si chiede l’iscrizione (esempio: matematica, fisica e scienze per le facoltà scientifiche, italiano e latino per quelle umanistiche, eccetera). 3) Il fatto di appartenere alla schiera del 20 per cento dei migliori «maturati » della propria commissione d’esame (tradotto: lo studente deve essere tra i primi della classe anche alla maturità), a patto di avere un voto superiore a 80/100. 4) La lode eventualmente ottenuta. Solo in questo modo si otterranno tutti e venticinque punti aggiuntivi. Altrimenti se ne avranno di meno.

Già, ma se uno a 16 anni non sa ancora cosa fare? Il decreto propone un orientamento che non risponde più alla domanda «che cosa ti piace fare?», ma costituisce un «percorso formativo » che accompagni il ragazzo nel capire quali sono le sue attitudini, le sue competenze specifiche e, quindi, quale sia per lui la scelta migliore. In questa attività orientativa - dice il decreto - è prevista una collaborazione tra i docenti delle superiori e quelli dell’università. I primi potranno lavorare alla stesura dei test di ammissione all’università, mentre i secondi potranno andare nelle scuole a spiegare l’offerta formativa delle loro facoltà. Nel fare orientamento, poi, la scuola potrà accettare l’aiuto (come già avviene) di associazioni professionali o imprenditoriali. Una commissione nazionale, costituita dai due ministeri (Università e Istruzione) più gli enti locali e le agenzie di valutazione, provvederà a monitorare le novità nei prossimi anni. E, all’occorrenza, suggerirà cambiamenti.

LE REGOLE
Un sistema complicato
Il punteggio
I test prevedono un punteggio massimo di 105.
Le domande
I candidati devono rispondere a 80 domande, ognuna vale un punto.
Il bonus
All’assegnazione degli altri 25 punti concorrono tre criteri: il voto di maturità superiore a 80 (a patto che lo studente rientri nel 20% di migliori nella sua commissione); la media del 7 nell’ultimo triennio; la media dell’8 nelle materie specifiche del corso di laurea scelto.

 

da La Stampa







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