Il ritorno amaro dei supplenti dieci anni per entrare in ruolo
Data: Marted́, 29 gennaio 2008 ore 00:05:00 CET
Argomento: Comunicati


Il ritorno amaro dei supplenti dieci anni per entrare in ruolo

La corsa ai trasferimenti per evitare le penalità in vigore da quest´anno. Intanto però le cattedre sono diminuite

SALVO INTRAVAIA

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 Dopo avere tentato la fortuna al Nord, migliaia di supplenti siciliani ritornano a casa. Nell´Isola, il precariato della scuola, anziché diminuire per effetto delle immissioni in ruolo, cresce fino a raggiungere livelli da primato nazionale. Così, quest´anno, la Sicilia è la regione italiana col maggior numero di supplenti in attesa di una sistemazione definitiva. Un record, che condivide con la Campania, dal vago sapore di beffa. Perché all´aumento degli aspiranti prof corrisponde un costante taglio delle cattedre, determinato da un calo demografico e della popolazione scolastica che dalle nostre parti sembra inarrestabile. In questo modo, per immettere in ruolo tutti i supplenti in graduatoria nelle nove province siciliane occorreranno almeno una decina d´anni. Ecco lo scoraggiante quadro per la Sicilia delineato pochi giorni fa dal ministero della Pubblica istruzione. Lo studio di riferimento riporta il titolo "Graduatorie ad esaurimento 2007: primi dati e valutazioni".
 La stagione che per diversi anni ha visto migliaia di neolaureati e neoabilitati all´insegnamento siciliani fare le valigie alla volta delle regioni del Nord, sembra essersi conclusa: troppi disagi e difficoltà da affrontare per pochi spiccioli. Ma, soprattutto, lo spauracchio di non potere più tornare a casa.
 «Quella scorsa, infatti, - spiega Enzo Granato, segretario regionale della Uil scuola - è stata l´ultima occasione di cambiare provincia senza nessuna penalizzazione. In futuro, a prescindere dal punteggio, chi vorrà trasferirsi sarà inserito in coda alla graduatoria». Ecco una delle molle che ha suggerito a tanti precari il ritorno nell´Isola. Ma non solo. Secondo Fabio Pipitò, della Gilda degli insegnanti «i punteggi che molti docenti siciliani hanno maturato al Nord dovrebbero consentire loro, nonostante i tagli, buone possibilità di ottenere un incarico o l´immissione in ruolo».
 Insomma, quella maturata nelle scuole del settentrione d´Italia sarebbe una gavetta necessaria per ottenere il posto fisso. Ma quanti sono i precari della scuola in Sicilia? Nell´ultimo aggiornamento delle liste trasformate dalla Finanziaria 2007 da "permanenti" "ad esaurimento", il numero dei supplenti siciliani è cresciuto del 7,2 per cento. La scorsa primavera, coloro che hanno optato per le graduatorie siciliane sono stati oltre 2 mila e 400 supplenti in più rispetto al 2006. Numero che fa salire il totale degli aspiranti ad una cattedra fissa a 36.524 unità. Solo la Campania, che annovera però un maggior numero di classi e posti in organico, ne conta qualcuno in più: per l´esattezza 199. In Lombardia, tanto per citare una delle mete preferite da tantissimi precari nostrani, figurano poco più di 29 mila docenti. Le liste, in quest´ultimo aggiornamento, si sono assottigliate in quasi tutte le regioni del Nord, dal Piemonte alla Toscana. A spingere quasi 2.500 (2.464) precari a ritornare nella terra natia sono stati, quindi, cuore e ragione. Secondo gli esperti del ministero questa dinamica, «contraddittoria rispetto al fatto che nelle aree del Nord i tempi di attesa per entrare in ruolo sono più brevi è la spia del desiderio di molti candidati di insegnare stabilmente nelle aree di origine». Ma non solo. Secondo Pipitò «la lettura del fenomeno non è solo sociologica» e pone l´accento «sui costi economici intollerabili, per gli stipendi degli insegnanti, nelle città del Nord. Avvicinarsi a casa - aggiunge il sindacalista della Gilda - significa poter contare sugli appoggi della famiglia di origine e su costi abbordabili».
Come si vive da docente emigrato in una grande città settentrionale ce lo spiega Granato che definisce gli insegnati «i nuovi poveri della società italiana. A Milano, secondo alcuni supplenti, l´affitto di una sola camera arriva a costare anche 400 euro al mese», racconta il rappresentante della Uil, che si chiede: «Considerando tutte le altre spese mensili cosa è possibile fare con uno stipendio di 1.200 euro?».






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