MA TU CU SI? (MA TU CHI SEI? Ovvero COME PERDERE L'IDENTITA', INSEGNANDO) - prof.ssa Silvana La Porta
Data: Mercoledì, 29 gennaio 2003 ore 19:35:14 CET
Argomento: Opinioni


UNO,NESSUNO O CENTOMILA? INDIGNATIO FACIT VERSUS…IN MEMORIA DELLA COLLEGA MARIA ZUMMO,MORTA IL 25 GENNAIO SCORSO SULLA CATANIA GELA,MENTRE SI RECAVA A SCUOLA.

Credo di nutrire questo articolo nel mio cuore da anni.Le idee si sono lentamente accumulate,stratificandosi viaggio dopo viaggio,lezione dopo lezione.
Oggi prorompono le parole,sento di dover aprire la bocca e far fuoco.
Indignatio facit versus:l’indignazione mi spinge a scrivere.

Agli insegnanti, da quando la scuola italiana, con l’estensione dell’obbligo, è diventata un’istituzione veramente democratica,sono state fatte delle richieste assurde e ai limiti dell’impossibilità.

Eccoci lì,dopo ore sulla strada,spesso in condizioni di tempo proibitive,davanti a venticinque alunni vocianti.Tra questi ce ne sono uno o due che,per motivi diversi,vuoi disagiate condizioni familiari o economiche,vuoi problemi psicologici e di adattamento,attirano la tua attenzione,meritano di essere seguiti con cura,hanno più bisogno degli altri del tuo aiuto.

Siamo felici che ci siano,un tempo sarebbero rimasti per strada,senza guida ed esposti ad ogni sorta di pericolo;nel migliore dei casi avrebbero seguito il padre nel suo lavoro.Abbiamo letto Don Milani, abbiamo una grande stima di lui che apparteneva a una ricca famiglia altoborghese fiorentina,ma non esitava ad affermare che la scuola deve pensare agli alunni che perde,sono quelli i suoi veri figli.

E adesso questi figli sfortunati sono qui,insieme a coloro che hanno interesse per lo studio,e tutti ti guardano…e aspettano che tu ,povero docente,un essere per il momento ancora in possesso della sua identità e dignità,riesca a trovare la panacea.

Ed ecco che provi a trasformarti in centomila,anzi in venticinque,tanti quanti sono i discenti.

Lo ha detto il Ministero:sei una brava insegnante solo quando riesci ad insegnare in tali situazioni e in modo individualizzato!

E inizia la schizofrenia:l’alunno caratteriale grida e insulta tutti gli altri,buona parte della classe si diverte,il più fragile ti dice(quante volte mi è successo!):”Professoressa,iu non fazzu nenti,picchì non sacciu fari nenti.”

Così un’ora di lezione si tramuta in un tempo infinito,una sorta di incubo da cui vuoi scappare via.Ti rendi conto che non sei Don Milani,sei debole,non sai gestire l’ingestibile.vorresti aiutare tutti e non riesci ad aiutare nessuno.

I più volenterosi si stancano e ,se anche avevano voglia di imparare,seguono l’andazzo(e non è vero che i più bravi vanno avanti da soli,la guida dell’insegnante è sempre fondamentale!);per i ragazzi più svogliati la scuola è una tortura,non risponde ai loro reali interessi,vorrebbero fare attività alternative,ma non esistono né le strutture,né i mezzi.

Ti senti fallito e ,riflettendo,capisci tre cose:che la tua dignità è tramontata,che uno o due ragazzi difficili hanno,involontariamente certo,tolto il diritto allo studio ad altri venti,che la scuola per tutti si è tramutata nella scuola per nessuno.

Poi,all’improvviso,il colpo di grazia.L’alunno scapestrato ti guarda ed esclama:”Ma tu cu si ?”

Ti giri,pensi che ci sia qualcuno dietro di te…e invece sei proprio tu ,tu che da uno sei diventato prima vanamente centomila,poi nessuno,un essere senza identità e forma.

Sit venia verbis.

Dedico questo scritto alla collega Maria Zummo,morta il 25 gennaio scorso sulla Catania-Gela,mentre si recava a scuola a fare il suo dovere.


Silvana La Porta






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