PIRANDELLO A SESSANT'ANNI DALLA MORTE: PIRANDELLO E EDOARDO
Data: Mercoledì, 23 gennaio 2008 ore 16:10:46 CET
Argomento: Rassegna stampa


 

 

Pirandello a sessant'anni dalla morte

"Non abbia paura delle parole. Questo si chiama morire....". Così disse al medico  che lo visitò prima di morire

Teatro e palcoscenico

Tutta l'opera di Pirandello corre velocemente verso il teatro, verso la teatralizzazione delle forme. Complessi , difficili, oscuri invece i rapporti col palcoscenico.
Le lettere ai familiari (pubblicate di recente dal Providenti) confermano, come ha ben chiarito in un suo saggio Sandro D'Amico, che dai suoi inizi fino all'età in cui altri si decidono a piantare ogni cosa, Pirandello impersonò a proprie spese, con dignità pari all'amarezza , la parte dell'" autore drammatico rifiutato". Può essere che si sia insinuato in lui in quegli anni decisivi il gusto amaro della sconfitta, che i suoi stessi errori, anzichè spegnere, abbiano alimentato una spinta tenace verso l'avvenire, in cui non perse mai la fiducia.Certo, tra i venti e i trent'anni egli scrive almeno nove lavori teatrali; tra i trenta e i quarantacinque anni non ne conosciamo nessuno ( o  ne conosciamo soltanto alcuni titoli). E non è che nel decennio 1900-1910 non si occupi dei fatti del palcoscenico. E' di quel tempo l' incontro e poi la collaborazione con Martoglio.

La seconda fase del teatro pirandelliano - che giunge fino al 1927 e comprende le maggiori opere pirandelliane, dal Giuoco delle parti ai Sei personaggi in cerca d'autore, da Enrico Quarto a Vestire gli ignudi - ruota intorno al problema del rapporto con la realtà. Dice Pirandello: La vita allora, che si aggira piccola, solita, tra queste apparenze, ci sembra quasi che non sia davvero, che sia come una fantasmagoria meccanica. E come darle importanza? Come portarle rispetto?. E' su queste domande che il teatro pirandelliano prende un nuovo respiro: esasperando cioè i conflitti tra apparenza e realtà, fra normalità e anormalità, fra individuo e mondo esterno, che nelle commedie del primo periodo dava luogo - per esprimerci in chiave psicoanalitica - a uno stato perenne di ansietà, determinato dall'incapacità di interpretare tutte le percezioni che affluiscono dal mondo esterno, nella seconda fase genera uno stato di schizofrenia. Cioè, il personaggio pirandelliano si chiude ermeticamente in se stesso.M.Allo

Eccovi, invece, l' incontro tra Pirandello e Edoardo  che avviene nel 1933 al "Sannazzaro" di Napoli, nel 1934 è insignito del premio Nobel e vivrà ancora due anni... 

 

 

 

Pirandello e Eduardo

L'amicizia fra i due dura tre anni durante i quali la "Compagnia del Teatro umoristico" rappresenta Liolà e il berretto a sonagli in versione napoletana.

Nonostante le influenze , si possono rintracciare significative differenze fra la concezione teatrale di Eduardo e quella pirandelliana; per evidenziarle può essere utile l' analisi della trasposizione in forma di commedia della novella pirandelliana L'abito nuovo (1937): Una nuova vita (l'abito nuovo) cerca di scacciare la vecchia e ciò avviene solo quando il protagonista, il signor Crispucci, pur ferito dal tradimento della moglie , permette alla figlia di godere dell'eredità. Il pessimismo pirandelliano non scaturisce dalle strutture sociali ma dall' interiorità dei protagonisti, il pensiero diventa un chiodo fisso, l' affannosa ricerca di un senso in una realtà che sfugge e "non conclude".

In Eduardo il motivo dell' onore e dell' orgoglio ferito si mescola con quello della "carne", l'eredità diventa un pretesto comico ma diverso dall' "umorismo " pirandelliano. Il dramma affonda nel sociale, nel contrasto tra classi, tra ricchezza e povertà.

Per la società la scelta del signor Crispucci è quella di un pazzo ma il protagonista, immedesimandosi nella "maschera" di folle creata dagli altri, brinda alla ricchezza ottenuta senza fatica: è il riso, amaro, di un uomo tradito. La "corda pazza" pirandelliana riaffiora ,trasfigurata dalla "farsa tragica" tipica di Eduardo.

Il mito teatrale pirandelliano della maternità (La nuova colonia) ritorna in Filumena Marturano:

Nella Nuova Colonia un gruppo di diseredati vuole fondare una società senza costrizioni nè leggi; Currao e La Spera,una prostituta redenta dalla maternità , sono alla guida di questo tentativo. Gli egoismi antichi riaffiorano inesorabili: Currao cerca di sottrarre il figlio alla donna, la terra trema e l'isola viene ingoiata dal mare; solo La Spera si salva, l'unico valore che resiste è la maternità.

Filumena è una donna di origine plebea ,ex prostituta si fa mantenere da Domenico Soriano e si comporta come una moglie, sacrificandosi per lui. A cinquant' anni Domenico vuole abbandonarla per sposare una giovane donna ma Filumena gli fa credere di essere in punto di morte e di volerlo sposare come estremo desiderio. Domenico acconsente e solo dopo scopre l'abile inganno.

La donna reclama i propri diritti , ha bisogno di essere mantenuta da Domenico, vuole garantire un futuro ai suoi tre figli avuti da uomini diversi. Nel momento dello scontro, Filumena confessa all'uomo che uno dei tre è suo figlio, senza però rivelare quale. Domenico accetta alla fine tutti e tre i figli, la donna piange, di gioia:

"...'E figlie so' ffiglie ...E so' tutte eguale..."

Filumena Marturano è uno dei più grandi ritratti femminili della storia del teatro , un carattere completo, costruito con introspezione continua , alla ricerca di tutti i recessi dell' animo umano. Da prostituta a mamma , da mamma a moglie, attraverso le sofferenze, fino al trionfo dei sentimenti, alla ricomposizione finale.

In Pirandello ,invece il mito della maternità ,forza suprema, si staglia su un fondo di desolazione totale, di cupo pessimismo.

Nella commedia Ditegli sempre di sì (1927) sono presenti suggestioni pirandelliane, soprattutto il motivo della follia e dell' incomunicabilità: Il dramma di Michele consiste nella parola che non viene usata nel suo significato proprio ma in quello metaforico. Michele reclama l'uso delle parole appropriate, quasi per avere la sensazione di impadronirsi del vero senso delle cose:

"C'è la parola adatta, perchè non la dobbiamo usare?".

Michele sembra credere che ,grazie alle parole giuste, il senso delle cose sia conquistabile e si possa così superare l'isolamento per comprendersi e dialogare.

Nei Sei personaggi in cerca di autore, il Padre denuncia invece l'impossibilità di comunicare anche con le parole "appropriate" che hanno un significato per chi le pronuncia e un altro per chi le ascolta. Una discrasia invalicabile, la dissoluzione del senso del reale in "centomila" mondi individuali ed inesorabilmente soli:

"...E come possiamo intenderci, signore, se nelle parole che dico io metto il senso e il valore delle cose che sono dentro di me ; mentre chi le ascolta, inevitabilmente le assume col senso e col valore che hanno per sè, del mondo che egli ha dentro? Crediamo di intenderci; non ci intendiamo mai!"

Pirandello scompone la realtà ,universalizza il dramma della parola astraendolo ed elevandolo a discorso filosofico, Eduardo rende concreta la difficoltà di comunicare, la rappresenta in un personaggio e nella sofferenza di tutta la sua vita.

La maschera non è più "nuda" ,non scava nell' essenza ma si lega alla storia di un personaggio ed è inscindibile da esso.

Il motivo del gioco delle parti in Pirandello tocca l' essenza del reale, la vita e il teatro si mescolano in modo doloroso , per Eduardo invece "la parte" è il frutto della crudeltà umana ,un fatto individuale del soggetto.

La parte di Amleto (1940) è la storia di un vecchio , un attore fallito, ridotto a fare il cameriere presso una compagnia teatrale, gli altri gli fanno credere che potrà interpretare il ruolo di Amleto per la defezione del protagonista. E' un'amara burla.

In Io, l'erede (1942), Ludovico assume, in casa dell' avvocato Amedeo Selciano, la parte del proprio padre, Prospero Ribera, e pretende di usufruire della stessa ospitalità . L'esito è paradossale: Ludovico smaschera i vizi e le ipocrisie dei Selciano e sostiene con disarmante linearità che la beneficenza è una sorta di egoismo dissimulato.

Il gioco delle parti e quello della finzione sono presenti in altre due commedie Non ti pago (1940) e Questi fantasmi (1946):

Nella prima il signor Bertolini vince quattro milioni con i numeri che il padre di don Ferdinando gli ha dato in sogno nella casa datagli in affitto. Don Ferdinando, gestore del lotto, rifiuta di pagargli la somma, convinto che il padre volesse dare a lui i numeri. Eduardo confonde sogno e realtà , il gioco delle parti della vita crea situazioni comiche e spunti farseschi. Il Bertolini restituisce il biglietto a Don Ferdinando per riceverlo poi nuovamente come regalo di nozze per la figlia.

Eduardo indaga i sentimenti, aspira alla comprensione umana, alla solidarietà distrutta dai tempi, Pirandello ricerca invece fratture e contraddizioni , discrasie non ricomposte.

Le maschere sono ben visibili in Eduardo: in Questi fantasmi vi sono le proiezioni della nostra coscienza e dei nostri bisogni. L'uomo crede ai fantasmi per non credere alla realtà che pure ha ben compreso ma non vuole accettare. L'amante della moglie è reale ma si dissolve nel fantasma benefattore...I Fantasmi da esorcizzare sono quelli inconsci, i fantasmi "veri" , gli uomini intorno a noi, diventano illusioni che ci aiutano a sopravvivere.

Eduardo cerca il contatto con la realtà, secondo lui il senso delle cose, per Pirandello così sfuggente, può essere raggiunto: il personaggio può inserirsi nella rete del vivere comune e la finzione, il fantasma, è solo una via per non soccombere. Le maschere dunque si animano , sono vive e palpitanti. Il personaggio è amaro, ironico, ma agisce in funzione del coro.
di Daniela Leuzzi

m.allo







Questo Articolo proviene da AetnaNet
http://www.aetnanet.org

L'URL per questa storia è:
http://www.aetnanet.org/scuola-news-9741.html