Corsi di recupero? Ma di che che cosa?
Data: Marted́, 22 gennaio 2008 ore 14:47:32 CET
Argomento: Opinioni


Quindici alunni di corsi differenti, e quindi con programmi differenti, stipati in un solo modulo, nel volgere di 15 ore dovrebbero recuperare il debito di matematica contratto con la scuola l’anno scorso: ma altrettanti sarebbero di inglese, di italiano e così via. Non occorre grande esperienza didattica per capire che è indecoroso, anzi una grottesca burla che però si consuma nel periodo di carnevale. Come fa infatti un docente ad aiutare a colmare le lacune di così tanti ragazzi, che sono quasi una classe intera, con soli quindi ore e poi eterogenei per programmi, interessi e spesso pure età e formazione? Ma ugualmente grottesco è il fatto che ancora molte scuole non sanno come pagare il docente del modulo stesso e cioè con le fatidiche 50 euro l’ora, così come il ministro della istruzione, Fioroni, aveva annunciato oppure a metà prezzo, così come è sempre avvenuto. L’incertezza veleggia col vento in poppa mentre è certo che molte scuole stanno raffazzonando moduli alla meglio pur di dare ossequio formale al principio che gli alunni devono recuperare il debito se vogliono andare nella classe successiva. E le operazioni si stanno avviando in tutta fretta, prima cioè dello scadere del primo quadrimestre quando altre ore di recupero si dovranno trovare per riprendere i ragazzi che presentano deficit significativi in qualche disciplina onde evitare bocciature a giugno. Giordano Bruno parlerebbe di spaccio della bestia trionfante perché ancora una volta l’aspetto superficiale prevale sulla sostanze delle cose e l’approssimazione impera sopra la serietà di cui favoleggia invece il ministero, perché stringi stringi soldi non ce ne sono e le scuole devono arrangiarsi, come è sempre avvento: il modo più semplice è rendere il professore una sorta di mastra di antica memoria a cui affidare dei ragazzi neghittosi per tenerli a bada nel volgere di cinque  ore a settimana per due settimane e mezzo. Sicuramente il ministro potrà sempre snocciolare numeri ufficiali e vantarsi di avere fatto grandi cose ma agli effetti pratici non è mutato nulla rispetto al prima. Anzi si ingarbuglia di più visto che entro agosto degli eventuali rimandati di giugno si dovranno sciogliere i nodi che poi vengono a legarsi sia con gli esami di stato e sia con le ferie di agosto. Ma a settembre è pure d’uopo preparare gli organici di diritto e quelli di fatto che vengono elaborati sulla base degli iscritti: come fare allora se ancora ci sono in corso esami di riparazione e quindi non si sa il numero esatto dei ragazzi di ciascuna classe e di ciascun indirizzo? Ci si arrangerà ancora una volta, sia chiamando e poi licenziando i supplenti, e sia facendo a meno degli insegnanti fino a dicembre inoltrato. Ma ciò che meraviglia è pure l’atteggiamento di molte presidenze che non denunciano con la dovuta forza tanta mistificante serietà, preferendo magari appuntarsi la stella di sceriffo ma solo nei confronti dei docenti che ormai per definizione sono fannulloni anche quando usufruiscono delle vacanze. E scoraggia ancora che non sappiano prendere posizione denunciando ufficialmente l’impossibilità di attuare corsi di recupero seri ed efficaci e riducendo il loro ben pagato ruolo a beccare il solo grigiore quotidiano senza progettare il futuro. E’ notizia fra l’altro di questo giorni che ci sarebbe un nuovo inghippo nella nomina dei docenti di lettere agli esami di stato. Afferma un docente: “Allo scientifico l'aver affidato l'Italiano anche ad un docente esterno appartenente alla classe di concorso A050 potrebbe determinare quello che è accaduto l'anno scorso al classico: si potrebbero avere due docenti uno esterno per Italiano ed uno interno per Latino, oppure (cosa ancor più grave) potrebbe essere nominato un docente di Italiano al Liceo scientifico sulla classe A050 che non sa nulla di Latino”. Come si vede un’altra punta affiora di quel grandioso iceberg di incertezza che è oggi la scuola dove neanche degli aumenti si ha certezza.
PASQUALE ALMIRANTE da La Sicilia del 20/01/08






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