Il preside del tecnico industriale Cannizzaro, prof. Salvatore
Indelicato, in una lettera inviata alle Rsu del suo istituto
fa marcia indietro sulle ferie natalizie date di ufficio al personale
docente che svolge attività didattica nella scuola. Nel
suo decreto del 27 scorso rilevava che «il personale in servizio
al Cannizzaro, a tempo indeterminato e determinato,
è collocato in ferie nel periodo dal 24 dicembre 2007 al 5
gennaio 2008 per un totale di 9 giorni». Adesso, in una lettera
inviata alle Rsu, specifica che il problema ferie natalizie
non esiste per i docenti a tempo indeterminato.
Se il preside avesse incluso nel suo decreto solo i precari
e non anche i docenti a tempo indeterminato - commentano
i sindacati - forse la polemica avrebbe assunto toni minori
e avrebbe determinato commenti diversi.
Il preside Indelicato, in una propria nota, sottolinea che ha
affrontato la questione in base al recente decreto Fioroni sul
recupero dei debiti che reintroduce le prove suppletive
estive, prevede la possibilità dei corsi estivi e della convocazione
degli scrutini di seconda istanza, anche nei mesi
estivi. Anche se il collegio del Cannizzaro ha deciso di chiudere
le attività entro luglio, «questa novità implica sul piano
organizzativo una più attenta e mirata gestione della
problematica della concessione delle ferie ai docenti. Se infatti
per il personale ATA non si pone e non si è mai posto alcun
problema, visto che il meccanismo è omologato ai restanti
comparti del pubblico impiego, per il personale docente
c’è una specificità che ha portato in passato a sorvolare
sul problema». Ne è riprova il fatto che i dirigenti non
presentavano istanza di concessione delle ferie che venivano
assegnate d’ufficio. «Questa prassi consolidata necessita
ora una rivisitazione. Per i docenti a tempo indeterminato
il problema praticamente non esiste. Per i docenti precari,
invece, assume un rilievo formale più attento.
L’art.13 del Contratto nazionale di lavoro prevede che le
ferie sono un diritto-dovere irrinunciabile e non monetizzabile,
volte al riposo e al recupero psicofisico e devono esser
fruite dal personale docente durante i periodi di sospensione
delle attività didattiche e, per ogni anno scolastico,
consistono in 32 giorni lavorativi. Per inciso ricordiamo che
durante la rimanente parte dell’anno, la fruizione delle ferie
è consentita al personale docente per un periodo non superiore
a sei giornate lavorative solo se c’è la possibilità di
sostituire il personale alla condizione che non vengano a determinarsi
oneri aggiuntivi anche per l’eventuale corresponsione
di compensi per ore eccedenti. Cosa che limita
drasticamente tale possibilità rendendola praticamente
impossibile. Lo stesso contratto prevede che, in caso di
particolari esigenze di servizio, le ferie stesse saranno fruite
dal personale docente a tempo indeterminato entro l’anno
scolastico successivo nei periodi di sospensione dell’attività
didattica. Per cui se la scuola dovesse sforare a luglio,
le ferie residue slitterebbero al Natale successivo.
Ma se le
ferie sono un diritto-dovere irrinunciabile e non monetizzabile
come si può giustificare, per esempio per i docenti
precari che concludono entro giugno il servizio, la richiesta
di monetizzazione delle ferie per intero, allorquando invece
avranno sicuramente usufruito di giorni di riposo a Natale
e a Pasqua? Il diritto-dovere irrinunciabile non determina
l’obbligo per il dirigente, in caso di omissione voluta
del docente precario di produrre l’istanza, di includere nel
conteggio tutti i periodi di sospensione ufficiale delle attività
decretate dal consiglio di istituto e incluse nel POF quali
le vacanze di Natale e Pasqua? Sono solo questi per loro i
due periodi che determinano il diritto-dovere di chiedere le
ferie. E quindi, se omissivi, determinano il dovere dell’amministrazione
di intervenire per evitare aggravi all’erario.
Non solo ma per i docenti precari che verranno chiamati a
luglio per partecipare agli scrutini di seconda istanza si determinerebbe
addirittura un doppio pagamento tra ferie
mancate e straordinario, se non venissero conteggiati i periodi
natalizi e pasquali. La ragioneria dello Stato come affronterà
ora il problema? Forse la giurisprudenza in materia
è stata disattenta, perché sin’ora il problema non si è posto
e nessuno l’ha posto, a differenza di quanto succede nell’universo
lavorativo normale. L’obiezione sollevata del
perché si affronta ora il problema visto che negli anni passati
si è sempre pagato a piè di lista, merita l’ovvia risposta
che ora il decreto Fioroni porta allo scoperto il problema.
Anche se ci sarebbe l’altra risposta etica che un andazzo
poco chiaro può sempre essere cambiato e in qualsiasi momento».
(da www.lasicilia.it)