Parte la sperimentazione Economia-Istruzione sulla gestione del personale
Premi a chi taglia i posti.
Una quota dei futuri risparmi sarà reinvestita
Antimo Di Geronimo da ItaliaOggi dell'8/1/2008
I comuni e le province che chiuderanno le scuole riceveranno più soldi dallo stato. Ma i soldi in più arriveranno solo se saranno raggiunti gli obiettivi di contenimento della spesa previsti dalla Finanziaria.
Maggiori finanziamenti anche per le scuole che chiuderanno plessi e ridurranno il numero delle classi.
Sempre però limitatamente alle quote eccedenti i tagli previsti. È quanto si evince dal comma 423, dell'articolo 2 della Finanziaria 2008 (legge 24 dicembre 2007, n. 244, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 300 del 28 dicembre 2007).
Più soldi
Gli incentivi alle amministrazioni che contribuiranno a tagliare i costi della spesa pubblica per l'istruzione, avranno effetti solo se lo stato riuscirà a mantenere fede agli impegni di riduzione del budget di viale Trastevere. In particolare, i tagli previsti ammontano a 535 milioni di euro per l'anno 2008, 897 milioni per l'anno 2009, 1.218 milioni per il 2010 e 1.432 milioni a decorrere dall'anno 2011.
Prima si pagano i debiti
Fermo restando che se il ministero della pubblica istruzione non riuscirà a dare effetti alle riduzioni di spesa previste, scatterà la clausola di salvaguardia.
Comunque vadano le cose, dunque, il ministero dell'economia chiuderà i rubinetti. E a rimetterci saranno prima di tutto gli uffici amministrativi, che rimarranno senza soldi per pagare i fornitori.
Gli stipendi
Insomma, questa volta il governo fa sul serio. E la medicina è ancora una volta quella della riduzione del numero degli stipendi da pagare.
Una ricetta che, per essere attuata, dovrà passare attraverso lo strumento del sovraffollamento delle classi e la soppressione delle scuole nei piccoli paesi. Il procedimento è tutt'altro che semplice. E per cercare di negoziare accordi volti ad evitare che rimanga tutto sulla carta, il governo ha istituito, sempre con la Finanziaria 2008, una serie di organi collegiali, a livello centrale e periferico, che dovranno favorire la costituzione di tavoli permanenti per effettuare quanti più tagli possibili.
I tavoli tagliaspese
Dai tavoli saranno esclusi i sindacati della scuola, ma avranno accesso tutte le amministrazioni interessate: l'amministrazione scolastica centrale e periferica, le regioni, gli enti locali e le istituzioni scolastiche. Ma siccome non ci sono soldi, il lavoro che sarà effettuato in questi organi «tagliaspese» dovrà essere effettuato gratuitamente. O per lo meno senza ulteriori oneri oltre quelli degli stipendi dei funzionari che vi si insedieranno.
Come ragionieri
Agli uffici scolastici regionali andrà il compito di tirare le somme del lavoro di forbice degli organi tagliaspese. E i soldi risparmiati saranno incamerati direttamente dal ministero della pubblica istruzione. Prima, però, dovrà dare attuazione alla ricetta di Tommaso Padoa- Schioppa: circa 4.080 milioni di euro da tagliare entro il 2011. Se rimarrà qualcosa, dopo avere pagato la cambiale al ministero dell'economia, le cui rate dovranno essere versate gradualmente, anno per anno, il ministero della pubblica istruzione potrà dare un premio in denaro alle amministrazioni che avranno tagliato di più.
E le amministrazioni virtuose potranno decidere di impegnare i relativi fondi in altre iniziative. Ma se non rimarrà nulla, chi avrà tagliato non riceverà niente.
Al via la riconversione
Insomma, questa volta si taglia davvero. E si fa sul serio anche nei confronti dei docenti soprannumerari in esubero. Vale a dire nei confronti degli insegnanti di ruolo che hanno perso la titolarità della sede per effetto del calo demografico e non hanno ottenuto una nuova sede perché ci sono più docenti di ruolo che cattedre nella classe di concorso da cui provengono.
Per questi docenti si partirà con i corsi di riconversione, che dovranno essere frequentati obbligatoriamente. E dopo i corsi saranno ricollocati a prescindere dal titolo di studio posseduto.
Se del caso, anche ricorrendo alla mobilità intercompartimentale