Con lo stipendio di gennaio i lavoratori della scuola riceveranno
l’intero ammontare degli incrementi e degli
arretrati di due anni, 2006/07, con buona pace di chi aveva
contratto debiti o di chi contava di mitigarli. Gli arretrati
sono quelli relativi al contratto scaduto a dicembre
2007 ma chi si aspetta che in automatico scattino i
conteggi salariali e l’adeguamento all’inflazione per la
nuova quadriennalità 2008/11 rimarrà deluso perché, se
è certo che tra sindacato e governo è stata sottoscritta la
parte normativa, per quella economica non è stato previsto
il becco di un quattrino.
Dopo i temporali natalizi dunque altre bufere di sciopero
si profilano sull’arcipelago scuola e questa situazione
non è buona perché sui proclami al rigore e al maggiore
impegno chiesto ai docenti non corrisponde l’altrettanta
coscienziosità di chi trombeggia. Infatti da un
lato si pretende ma dall’altro non si dona e dal momento
che i patti si stringono in due, il dare pretende l’avere
benché il ministro Fioroni col nuovo anno, pensiamo,
pretenderà di più e soprattutto dopo il tonfo che pure i
docenti di materie scientifiche avrebbero subito non sapendo
rispondere alle stesse domande usate dall’Ocse-
Pisa per sondare la preparazione dei loro studenti.
Sembra infatti che solo il 36% del campione di professori
abbia saputo spiegare perché lievita la pasta e su
questa ignoranza fermentante i primi a stracciarsi le vesti
sono stati un pugno di presidi per i quali in ogni caso
occorrerebbe pure un sondaggio al fine di capire se
almeno una maggioranza capisca qualcosa sul delicatissimo
ruolo che hanno. Più garbato il ministro Fioroni che
promette misure adeguate per risollevare le sorti dell’insegnamento,
ma sempre commisurate alle capacità del
suo inadeguato cacciavite.
E la stranezza sta sempre nel fatto che tutti parlano di globalizzazione, di efficienza e cultura ma poi non si interviene
alla radice come se la cultura fosse di parte e come
se la preparazione di giovani appartenesse alla parte
di una parte. E così da un lato si prende atto che la nostra
classe insegnante è la più vecchia d’Europa, la peggio
pagata, la più bistrattata, la più mobbizzata, quella
lasciata più sola dalle istituzioni, quella più precaria e
dall’altro non si prendono misure adeguate, mentre
l’unica cosa che Fioroni riesce a dire è: «stiamo lavorando
su un piano di aggiornamento degli insegnanti».
Che vuol dire? Spera forse che un corso di aggiornamento
sia la panacea di tutti mali? Ma ha visto il ministro
che molto del lavoro dei professori è legato a soli atti
burocratici? Si è fatto raccontare che ancora l’insegnamento
è frontale, ripetitivo, ruffiano per evitare rappresaglie
e che l’unico spauracchio per i neghittosi è solo il
registro su cui spesso i voti non fanno testo sol perché c’è
sempre il rischio di perdere l’utenza e quindi il lavoro?
Ma non ha capito che l’insegnamento è il rifugio di chi
non riesce a trovare altro per tirare la carretta? Non si è
fatto spiegare come si sia formato questo turbinio increscioso
di precari? Non ha chiamato esperti per capire il
significato e il ruolo della scuola di massa dove oggi, e
con la nuova ma opportuna legge dell’obbligo, tutti devono
entrare? E se si pretende l’obbligo non si deve pure
prevedere un altrettanto obbligo dello Stato ad avere
programmi, strutture, personale, mezzi, soldi in grado
di affrontare «la valanga che sale»?
Entro gennaio si concludono le iscrizioni ma molte
scuole sono carenti d’aule e non si sa bene come e su
quali tempi ottemperare ai recuperi e alle conseguenti
riparazioni di settembre. E’ chiaro dunque che non c’è
nulla di chiaro?
PASQUALE ALMIRANTE (da www.lasicilia.it)