JORGE LUIS BORGES: ''UN POETA MODERNO? DANTE''
Data: Marted́, 08 gennaio 2008 ore 16:21:12 CET
Argomento: Rassegna stampa


 

Dante intellettuale , ma soprattutto uomo a 360 gradi: "La poesia e l'arte non possono morire"

E' proprio vero: il livello più alto della cultura antica è trasmesso dalla poesia che, sotto forma di allegorie ,narra verità  profonde.
Si riscopre così  in Dante l'intera gamma dei sentimenti umani: la pietà, la condanna, il disprezzo, l'umiltà, il dubbio, la coscienza del proprio ruolo di cittadino , di poeta e della propria missione .
La   Divina Commedia il testo più letto dagli studenti brasiliani che si stanno preparando per la prova obbligatoria di accesso all'università. I dati sono forniti dal ministero dell'Educazione brasiliano, che ha constatato il successo di Dante in base ai download del testo integrale della Commedia, dal sito Dominio Publico, il portale creato per consentire l'accesso gratuito alle opere più importanti della letteratura mondiale. La Divina Commedia ha registrato 168 mila accessi contro i 41 mila di un classico della letteratura brasiliana come Mensagem di Fernando Pessoa e i 39 mila di Dom Casmurro di Machado. La versione prediletta è quella del XIX secolo, tradotta in portoghese da Josè Xavier Pinheiro.

Il successo di Dante non si riscontra solo nella lettura, come sostiene Maria Teresa Arrigoni, docente della Universidade Federal de Santa Caterina e specialista in Dante, ma ha investito molti ambiti della cultura brasiliana, dalla narrativa moderna alla telenovela: il best-seller di Giulio Leoni, ad esempio, la Crociata delle tenebre, in cui Dante interpreta un investigatore; oppure la telenovela Sete pecados, basata sui sette peccati capitali con riferimenti al paradiso, al purgatorio e all'inferno danteschi. Il docente di Teoria letteraria dell'Unicamp, Carlos Berriel, sostiene che l'ascesa del classicismo dantesco sia proporzionale al declino dell'arte contemporanea, come dimostra la crisi che sta attraverasando la Biennale di San Paolo, la massima espressione del moderno. Barriel ritiene che la grandezza e attualità di Dante stiano nella sua capacità di organizzare il mondo, trasformando «l'aldilà in qualcosa di totalmente gerarchizzato, dimostrando che tutti possono organizzare il loro inferno, cielo e purgatorio. Dante è un punto di riferimento quindi in questa nostra epoca, caratterizzata dall'assenza di gerarchia e di valori».
Da Il Messaggero

m.allo

Eccovi gli ultimi discorsi dello scrittore Jorge Luis Borges  e il suo modo di concepire la letteratura

 

"Letteratura come immortalità"
S’intitola «Una vita di poesia» (edizioni Spirali, pagg. 670, euro 48, con testo originale a fronte e fotografie inedite) la riedizione accresciuta delle «lezioni italiane» di Jorge Luis Borges. Sono le trascrizioni degli interventi dello scrittore argentino in occasione di alcuni convegni organizzati dall’Università internazionale del Secondo rinascimento. Pubblichiamo un estratto del discorso fatto al convegno di Tokyo nell’aprile 1984.
A me non interessano i movimenti letterari né le scuole, ma l’individuo. Non penso alla poesia in termini storici. La poesia mi tocca profondamente ma non mi dò la pena di conoscere l’appartenenza di un autore a una scuola, né di ricollocarlo in questo o quel secolo. Se leggo la Divina Commedia non penso al Medioevo, al XIII o al XIV secolo: penso a Virgilio, a Dante, a Brunetto Latini, a Paolo e Francesca, a Ulisse. Oggi prevale il punto di vista storico, ma io non ho il senso della storia. Schopenhauer, che per me è il più grande filosofo, diceva: cercare un senso nella storia è come guardare le nuvole; ci si vedono forme di leone, forme di montagne, forme di lago, di nave. Forme arbitrarie, come è arbitraria la storia. Considero la storia universale un lungo sogno. Ma è un sogno che non ha sognatore, un sogno che sogna se stesso, senza meta. Si può credere che io sia idealista, che non pensi alla materia ma allo spirito. Ma perché non pensare a un lungo sogno che si svolge attraverso i secoli?

Si può essere idealisti senza postulare un dio. A differenza di Berkeley, io credo che si possa sognare un sogno senza soggetto, così come si può dire, per esempio, «nevica», «piove». Penso che a questo proposito il buddismo abbia la stessa idea. Per esempio si può essere buddisti e non avere nessuna mitologia, nessun dio.

La scrittura, evidentemente, è un piacere. La letteratura non sempre è un piacere, sopra tutto per il lettore. Come si scrivono e si raccontano le cose? E’ un mistero. Quando si scrive si utilizzano dei simboli e i simboli sono compresi e ammessi. Secondo Walter Pater, «all art constantly aspires towards the condition of music», tutta l’arte aspira costantemente alla condizione della musica. La musica è più semplice: il senso e la forma sono la stessa cosa. Anche la letteratura ha un senso, ma forse è meno importante della cadenza e della musica. In un verso, la cadenza è più importante del senso. Ogni lingua ha una sua cadenza. Ciò che è melodioso in una lingua non lo è in un’altra. Ciò che è significativo in una lingua può non esserlo in un’altra.

L’endecasillabo è stato inventato da Dante: anche se esisteva già prima, è stato Dante a dare forza all’endecasillabo. Quando si pensa a Dante, si pensa a dei personaggi o alla cadenza della sua lingua, al «dolce color d’oriental zaffiro». La cadenza è più importante dello zaffiro e dell’Oriente. Sono poco sensibile alla musica «musicale» ma sono molto sensibile alla musica «verbale», la musica che Bernard Shaw ha chiamato word music, la musica delle parole, in diverse lingue. Per esempio, quando ho imparato l’antico inglese, il sassone, sono stato sensibile a quella musica che è una musica piuttosto rude, guerresca, virile, sonora, radicalmente differente dalla musica dell’inglese e dell’irlandese. Ci sono cadenze differenti anche se le radici e le parole sono le stesse. Ho imparato anche il latino ma l’ho un po’ dimenticato; ricordo qualche parola, qualche frase di Virgilio, di Seneca, di Tacito. Ho detto in una poesia che avere dimenticato il latino è già un possesso, che perfino averlo dimenticato è positivo. Ne resta sempre qualcosa. C’è una bella frase di Browning sul latino come lingua del marmo: «and marble’s language, Latin pure, discreet». È vero. Forse si riferisce alla concisione della lingua latina.

Il latino è la lingua dell’astrazione. Per esempio, Vaterland suona molto germanico, corrisponde alla traduzione di «patria», terra dei padri. Tutte le parole astratte vengono dal latino e sono metafore. Se per esempio parlo di «subconscio» si può pensare che la coscienza è situata nello spazio, sia qualcosa che sta sotto, ma è falso, è una metafora. La si intende e la si accetta. Oppure la parola «rimorso»; il rimorso è qualcosa che torna a mordere: rimordere è una metafora. Ci sono lingue, per esempio da noi il guaraní, in cui non ci sono parole astratte. C’è anche il basco, per esempio, in cui non c’è la parola per «albero», ma occorre dire «pino», «abete»... C’è la parola arbola, tratta evidentemente dallo spagnolo árbol. I baschi sono gente molto semplice, come gli indiani guaraní da noi. Temo che il male peggiore della nostra epoca siano i nazionalismi. Anche da noi, in Argentina: non abbiamo secoli di storia ma ci sono i nazionalisti. È ridicolo. Gli argentini sono nazionalisti, e non sanno neppure che cosa significhi essere argentini; è un mistero. Non abbiamo quasi tradizioni, la metà della popolazione di Buenos Aires è di origine italiana. Che cosa significa essere argentini? Per esempio, la musica che interessa adesso i giovani a Buenos Aires è il rock, non il rock degli Stati Uniti, ma il rock argentino. Così, si parla di football argentino, ma la parola «football» non è argentina, è inglese! Anche in Europa c’è il nazionalismo e c’è anche il razzismo. E perfino in Nordamerica i neri sono razzisti: black is beautiful, black power. Sono questi i discepoli di Hitler .

L’umanità è immortale, non l’individuo. Io non voglio essere immortale in quanto individuo. Ho vissuto molto e sono tanto stanco. Vorrei fermarmi e morire. Anche mio padre diceva: voglio morire corpo e anima, voglio morire interamente. Nella mia lunga vita ho assistito a cinque o sei agonie e ciascuna volta il moribondo era molto impaziente di morire. L’ho constatato anche nella mia famiglia.

La poesia e l’arte non possono morire. Una volta a Buenos Aires mi hanno chiesto che cosa io pensi dei poeti contemporanei. E ho risposto: credo che Virgilio prometta bene, come esempio di poesia moderna; credo che quell’Omero non se la cavi male, di lui si potrà fare qualcosa di buono. Penso che la poesia non invecchi, che sia immortale.

Da La Stampa

m.allo







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