Chi l’avrebbe detto che un cacciavite si potesse trasformare
in coltellaccio? Eppure il ministro della
Istruzione, Fioroni, c’è riuscito e a colpi di fendenti
amministrativi più che legislativi, ha fatto fuori
la riforma della scuola voluta dal suo predecessore,
Letizia Moratti. Il nuovo 2007 si apre con lo
smontaggio del diritto dovere all’istruzione a favore
dell’obbligo fino a 16 anni e la presentazione dei
nuovi programmi sperimentali per la primaria e la
secondaria di primo grado. Critiche e consensi ma
vengono smontate le famose tre I (inglese, internet,
impresa) a favore della U di Umanesimo.
L’officina di Fioroni smonta ancora ed ecco il
nuovo esame di stato: più serio, non più severo.
Riaffiora metà commissione interna e metà esterna
mentre chi ha gravi insufficienze non può più
essere ammesso agli esami come pure chi ha debiti
formativi non risolti. Per la prima volta si registra
un calo di domande nelle scuole private, da quasi
11 mila a 7.000, e a giugno si scopre che i promossi
e i diplomati con 100/100 sono sensibilmente diminuiti:
l’intera nazione applaude tranne Valentina Aprea.
Ha appena incassato questa soddisfazione il ministro
che a Catania viene ucciso un poliziotto, Raciti, durante i tafferugli per il derby di calcio Palermo-
Catania. I ragazzi del Liceo Spedalieri chiedono
ai docenti, con una lettera su questo giornale,
che «qualcuno li aiuti a trovare il senso del vivere
e del morire, qualcuno che non censuri la loro
domanda di felicità e di verità». L’intellighenzia catanese
si divide fra chi «non può né vuole dare risposte,
ma preparare a individuare, tramite lo studio,
le risposte adeguate» e chi invece sente l’obbligo
di indicare ai ragazzi arcipelaghi di certezze in
un mare di incertezze. Semplificando: da un lato
c’è l’idea che la scuola debba formare lo spirito critico
e dall’altro che la scuola deve educare ai valori
e alla verità.
Si infiammano intanto le denuncie sugli esiti del
concorso ordinario a preside nella nostra Regione:
troppi raccomandati, gridano gli esclusi, e troppe
malefatte. Alla fine un decreto ministeriale e le
sentenze del Tar spengono i fuochi, mentre la Consulta
fa fuori il punteggio di montagna.
Il mondo della scuola però non è mai tranquillo
ed ecco pungere la spina della matematica: il 43%
dei ragazzi ammessi agli esami di stato ha un debito
in matematica. Nello sfondo tuttavia c’è sempre
lo spettro del bullismo: genitori, alunni e personaggi
vari picchiano, filmano e mettono alla gogna
i professori che però la Giustizia ogni tanto riscatta
e così viene assolta dall’accusa di eccesso di
educazione la professoressa che ha dato del deficiente
a un alunno.
Fioroni però grida sempre al rigore
e allora ecco i presidi sceriffi contro i docenti
fannulloni mentre scoppia la scandalo del prof. M,
famoso per le assenze. Nella foga dei proclami dimentica
però che il contratto è scaduto da due anni
e che da aprile si è aperto un balletto indecoroso
di impegni mancati tra governo e sindacati. Dopo
l’accordo di ottobre si va allo sciopero perché
non si trovano soldi sufficienti per aumenti e arretrati,
mentre il contratto rischia di diventare triennale.
Nel frattempo il Tesoro e l’Istruzione hanno elaborato
il “Quaderno bianco sulla scuola”, un’analisi
di ciò che l’istruzione ha bisogno nei prossimi decenni
se vuole dare risposte agli operatori e sconfiggere
le sfide culturali ed economiche: si parla di
valutazione, di autonomia e di riconoscimenti al
merito. Si chiude l’anno con un colpo di cacciavite
opportuno ma con pinze farraginose: il ritorno
agli esami di riparazione con il recupero dei debiti
formativi entro la fine dell’anno scolastico. Ma il
regalo di Natale più singolare alla scuola nazionale
viene col rapporto Pisa: i quindicenni italiani sono
al 38° posto fra 57 paesi analizzati dall’Ocse e
sono i peggiori dei paesi del G7 e i terzultimi fra i
paesi Ue.
PASQUALE ALMIRANTE (da
www.lasicilia.it)