Dal prossimo anno, per l'accesso all'Università "conteranno
bravura e curriculum scolastico". Ad affermarlo è il ministro della Pubblica
istruzione, Giuseppe Fioroni che alla fine dell'ultimo Consiglio dei ministri
del 2007 ha definito "di svolta" il provvedimento assunto dal governo. "D'ora in
poi - ha spiegato Fioroni - per l'accesso alle facoltà a numero chiuso pagherà
il merito, non le furbizie e chi studia e sgobba non resterà più fuori gioco".
Il riferimento alle tantissime polemiche a indagini della magistratura per i
test di Medicina di questa estate è evidente. La disposizione, concordata da
tempo col ministro dell'Università Fabio Mussi, è contenuta all'interno di uno
dei due decreti legislativi (quello in materia di Valorizzazione della qualità
dei risultati scolastici per l'ammissione ai corsi di laurea universitari e
definizione dei percorsi di orientamento all'istruzione universitaria) approvato
questa mattina in quel cesto di provvedimenti di fine anno che è il decreto
mille proroghe.
In base al provvedimento in questione, accedere ad una delle
facoltà a numero programmato (come Medicina, Odontoiatria, Architettura,
Veterinaria e Professioni sanitarie) non sarà legato alla sola lotteria dei test
di ammissione. Gli studenti più meritevoli che dopo la maturità decideranno di
proseguire gli studi all'università si porteranno dietro una dote "in punti" che
avrà un peso non indifferente per l'accesso alle facoltà a numero chiuso. "La
maturità non sarà più solo un pezzo di carta - continua Fioroni - ma una porta
d'ingresso al proprio futuro e finalmente gli studi delle superiori avranno un
loro peso specifico". Il curriculum scolastico degli ultimi tre anni di scuola
superiore e il voto della maturità "garantiranno fino a 25" dei 105 punti
complessivi attribuiti ai test di ammissione.
Nelle facoltà a numero chiuso, che ogni anno vedono ai nastri
di partenza oltre 200 mila studenti, al test di ammissione sarà attribuito un
punteggio massimo di 80 i restanti 25 se li porteranno i ragazzi dalla scuola
superiore. Contribuiranno a definire la "dote" per l'accesso all'università "la
media complessiva, non inferiore a sette decimi, dei voti ottenuti negli
scrutini finali di ciascuno degli ultimi tre anni di frequenza della scuola
secondaria superiore; la valutazione finale conseguita nell'esame di Stato dal
20 per cento degli studenti con la votazione più alta, comunque non inferiore a
80 centesimi; la lode ottenuta nella valutazione finale dell'esame di Stato; le
votazioni, uguali o superiori agli otto decimi, conseguite negli scrutini finali
di ciascuno degli ultimi tre anni in discipline, predefinite nel bando di
accesso a corsi universitari, che abbiano diretta attinenza o siano comunque
significative per il corso di laurea prescelto".
Il decreto prevede anche "la realizzazione di appositi
percorsi di orientamento affinché gli studenti arrivino preparati ai corsi di
laurea che hanno scelto consolidando le proprie conoscenze in relazione alla
preparazione richiesta per i diversi corsi di studio". Per questo i docenti
della scuola secondaria superiore possono essere coinvolti nella predisposizione
dei test di accesso all'università, mentre nelle scuole possono essere
organizzati percorsi di orientamento con la partecipazione di professori
universitari.
SALVO INTRAVAIA
La Repubblica (28 dicembre 2007)