I servi della scuola: l'attualità di Luigi Russo - Prof.ssa Silvana La Porta
Data: Martedì, 21 gennaio 2003 ore 11:38:38 CET
Argomento: Rassegna stampa


Luigi Russo (1892-1961)è una gloria della nostra Sicilia che non andrebbe dimenticata. E' stato innanzitutto, sulla scia di De Sanctis, Gentile, Croce e Gramsci, un grande critico letterario, un acuto lettore di Verga, quando nessuno gli tributava attenzione perché autore contemporaneo, e di Manzoni, il suo scrittore, la mente che gli insegnò ad essere un vero spirito democratico cristiano. Poi è stato un grande docente: egli non esitava, pur insegnando all'Università, a professarsi umile maestro di scuola, accogliendo in sé la grande lezione democratica di Francesco De Sanctis.Oggi, che sentiamo la mancanza dei grandi maestri, la sua figura può costituire un modello per noi insegnanti e per i nostri alunni. Ma l'aspetto che più ci stupisce di questo grande intellettuale nisseno, è la sua acuminata vena polemica che lo spinse a scandagliare, alla fine del secondo conflitto mondiale, la società italiana, individuandone vizi e virtù. Ed ecco che scopriamo pagine d'illuminante attualità sul mondo della scuola e sulla scarsa attenzione che lo Stato italiano le ha sempre tributato: Russo si scopre profeta di quelle sventure che oggi viviamo nella loro drammatica attuazione. ”Un tempo c'erano i servi della gleba, e forse in qualche zona della nostra penisola ci sono sempre; ma in cambio oggi abbiamo i servi della scuola, i poveri professori delle scuole secondarie, che sono legati alla loro cattedruzza, e alla loro supplenza con una miseria di compenso[…]le loro condizioni sono inique.”Sono parole del 1956, pubblicate su quella diabolica e progressiva rivista che Russo intitolò, non a caso, “Belfagor”. E ancora in un altro passo: ”Questo disagio economico testimonia che la scuola italiana è moribonda, o è addirittura defunta.”. Denuncia serrata, dunque, della miseria reale di una classe, quella insegnante, che avrebbe dovuto garantire la rinascita dell'Italia cinquant'anni fa. E oggi che la scuola è precipitata nel baratro dell'ignoranza e della povertà, di mezzi e di spirito, rileggiamo con dolore tali affermazioni, coscienti che poco, o nulla, è stato fatto per un'istituzione cardine della vita civile di ogni nazione. Caro Stato italiano, all'unisono con Luigi Russo, possiamo affermare che”si può risparmiare nei bilanci di tante altre amministrazioni, ma è delittuoso, antiumano e antireligioso stenticchiare per quello della Istruzione.”!





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