STORIA DEL PRESEPE DI SAN FRANCESCO
Data: Luned́, 24 dicembre 2007 ore 21:52:00 CET
Argomento: Rassegna stampa


Greccio, Natale 1223 - il Presepe di San Francesco d'Assisi




 Francesco meditava continuamente le parole del Signore Gesù e non perdeva mai di vista le sue opere.
 Soprattutto l'umiltà di lui che si era fatto uomo e l'infinita carità della Passione gli erano impresse nella mente e nel cuore.
 A questo proposito è degno di essere sempre ricordato quello che egli realizzò nella notte di Natale dell'anno 1223, per dare concretezza alla celebrazione della nascita del Bambino di Betlemme.
 Francesco scelse Greccio come sede per la sua iniziativa: una località di montagna presso la città di Rieti.Conosceva un uomo di quella terra, di nome Giovanni, che gli era molto caro perché, pur essendo nobile ed onorato, stimava la nobiltà dell'animo assai più di quella che, senza merito, viene comunemente apprezzata dal mondo.
 Circa due settimane prima della festa della Natività, Francesco chiamò a sé quest'uomo e gli disse:
 Vuoi che celebriamo a Greccio il Natale di Gesù? Ebbene, precedimi e prepara quanto ti dico, perché vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme, in modo che si possa vedere con i propri occhi i disagi in cui si venne a trovare per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva nel fieno tra un bue e un asinello...

 

 L'amico fu entusiasta dell'idea: Francesco non aveva terminato di illustrargliela, che quell'uomo fedele e pio già si muoveva per preparare nel luogo stabilito tutto l'occorrente, secondo il progetto esposto con tanto calore dal santo.
 E giunge il giorno della festa.
 Per l'occasione sono stati fatti venire molti frati da fuori. Uomini e donne arrivano festanti dai casolari sparsi nella zona circostante; portano ceri e fiaccole per illuminare la notte, che ricorda quella in cui la luce splendente della stella si accese nel cielo per illuminare tutti i giorni e tutti i tempi.
 Finalmente arriva Francesco. Dà un'occhiata e vede che tutto è predisposto secondo le sue direttive.
 E raggiante di letizia.
 La greppia è in ordine. Manca solo il fieno. Vi viene posto e sono fatti entrare nel locale il bue e l'asinello.
 Nella scena commovente risplende la semplicità evangelica. Greccio è divenuta una nuova Betlemme.
 Tutt'intorno risuonano le voci: fra le rupi rimbalzano gli echi dei cori festosi. I frati cantano lodi al Signore e tutta la notte, chiara come fosse giorno, sussulta di gioia.
 Francesco è estatico di fronte al presepio. Poi il sacerdote celebra solennemente la Messa ed anche lui prova una consolazione che non aveva mai assaporato prima.
 Francesco si è rivestito dei paramenti diaconali, perché è diacono (l'ordine immediatamente inferiore al prete) e canta con voce sonora il Vangelo.
 Poi parla al popolo e rievoca il neonato re povero e la piccola città di Betlemme.
 Terminata la veglia solenne, ognuno torna a casa pieno di una gioia semplice e profonda mai conosciuta prima. Il fieno che era stato collocato nella mangiatoia fu conservato, perché per mezzo di esso il Signore guarisse giumenti e altri animali.
 E davvero è avvenuto che giumenti e altri animali di quella regione, colpiti da malattie, mangiando quel fieno furono da esse liberati.
 Oggi, anno 1228, quel luogo è stato consacrato al Signore e sopra il presepio è stato costruito un altare e dedicata una chiesa ad onore di san Francesco, affinché, là dove un tempo gli animali hanno mangiato il fieno, ora gli uomini possano mangiare, come nutrimento dell'anima e santificazione del corpo, la carne dell'Agnello Gesù Cristo nostro Signore, che con amore infinito ha donato se stesso per noi.







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