LA PAROLA DELL'ANNO: EVASIONE FISCALE
Data: Domenica, 23 dicembre 2007 ore 10:51:21 CET
Argomento: Rassegna stampa


Commento al sondaggio Treccani - repubblica.it.
La parola dell’anno: evasione fiscale.

Chiamato a scegliere la parola dell’anno fra quelle più votate nei mesi scorsi dai visitatori del sito, attribuisco senza esitare questo titolo a evasione fiscale. Un debole residuo d’incertezza è stato eliminato da un comunicato della Guardia di Finanza dello scorso 12 dicembre, dal quale apprendiamo che, negli undici mesi che precedono questo, l’Arma ha recuperato quasi ventotto miliardi di euro di base imponibile evasa, il 78% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Contemporaneamente, veniamo a sapere che, grazie a un atteggiamento più collaborativo e corretto da parte dei contribuenti, le entrate fiscali sono aumentate di ben ventitré miliardi di euro. Evidentemente, la campagna volta a scoraggiare l’evasione fiscale, felicemente avviata all’inizio di quest’anno, ha dato i suoi frutti. A maggior ragione è bene che io allontani da me il sospetto di “evasione lessicale” che qualche lettore, leggendo queste righe, potrebbe avere: “Se la matematica non è un’opinione, evasione e fiscale sono due parole. Come mai l’estensore di questo articolo le contrabbanda per una sola, e le qualifica non parole, ma parola dell’anno?”. Per fortuna, la mia scelta è legittima e coerente con le acquisizioni della lessicografia più aggiornata, che identifica e tratta espressioni di questo tipo come singole parole, riconosce la loro autonomia grammaticale e semantica e le chiama voci o espressioni polirematiche (dal greco pol_s ‘molto’ e rhèma ‘parola’: si tratta, evidentemente, di una parola formata da più parole). L’esempio offerto dal tipo evasione fiscale non è certo isolato, e ad esso possiamo affiancarne molti altri, riguardanti gli àmbiti più disparati della lingua: cito, sfogliando a caso da un buon vocabolario, adozione a distanza, buttare a mare, calza elastica, colazione all’inglese, colesterolo buono, deporre le armi, particella elementare, ecc. Tutti questi gruppi di parole non contano come gruppi, ma come unità. Occorre precisare che non tutti gli insiemi di parole sono voci polirematiche: lo sono solo quelli che diventano una combinazione obbligata, non modificabile. Per esempio, la sequenza una giacca grande non è una voce polirematica, perché non è un insieme obbligato, né sul piano della selezione delle parole (grande è sostituibile con piccola, bella, brutta, ecc.) né sul piano della disposizione (posso dire una giacca grande, ma posso anche dire una grande giacca). Nel caso di cui ci stiamo occupando, invece, due parole dotate di una loro vita e di un loro significato autonomo – il sostantivo evasione (che di solito indica  una ‘fuga da un luogo chiuso’, ma in questo caso significa ‘il sottrarsi illecitamente a un obbligo’) e l’aggettivo fiscale (che indica qualcosa di ‘relativo al fisco’, cioè al sistema tributario dello stato e degli enti locali) - entrano in un nuovo gruppo (che ha un ordine obbligato: si può dire solo evasione fiscale, non si può dire anche fiscale evasione) e diventano una nuova parola, dotata di autonomia morfologica (a un singolare evasione fiscale si oppone un plurale evasioni fiscali) e semantica: il significato di evasione fiscale non è semplicemente la somma aritmetica dei significati delle parole evasione e fiscale, ma ha un contenuto del tutto autonomo. Basterebbe, a dimostrarlo, il dato che segue: interrogando Google sulla presenza in rete della parola evasione, della parola fiscale e della parola evasione fiscale, si ricava che la prima è presente in 2.700.000 pagine, la seconda è presente in 23.800.000 pagine e la terza è presente in 560.000 pagine. Numeri diversi per parole diverse. La disparità numerica è, peraltro, facilmente spiegabile: mentre evasione e fiscale possono avere, ciascuno per conto proprio, vari significati (si può parlare, di volta in volta, dell’evasione di un detenuto da un carcere, oppure del desiderio di evasione dalla realtà, o ancora dell’evasione di una pratica; si può criticare un dirigente perché molto fiscale, cioè intransigente e pignolo, con i suoi collaboratori), evasione fiscale è una parola a senso unico: significa una cosa e solo quella, ben nota e, purtroppo, diffusa, al punto che la sequenza che la indica, documentata nell’uso italiano a partire dal 1942, può essere scelta come parola dell’anno 2007. Speriamo che questo non accada più, e che presto i vocabolari possano qualificare evasione fiscale come una voce arcaica.

Giuseppe Patota*

*Professore ordinario di Linguistica italiana presso l'Università degli Studi di Siena.






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