IL GIORNO, LA NOTTE E L’IGNORANZA BIBLICA
Giosuè disse: fermati o Sole.
Commise un errore colossale
e campò lo stesso. Ci vollero Copernico e Galileo per dimostrare
che aveva torto marcio e che è la
Terra a ruotare intorno al Sole.
Secondo i dati del rapporto Ocse-
Pisa 2007, oltre il sessanta per cento
dei quindicenni della scuola italiana
è affetto da un’ignoranza biblica, essendo
fermo alla concezione sbagliata
di Giosuè o non avendo neanche
quella. Gli studenti non sanno
da cosa dipende la differenza tra il
giorno e la notte, e ovviamente non
hanno la minima cognizione della
rivoluzione copernicana né del martirio
scientifico di Galileo Galilei.
Con questa ignoranza ovviamente
si campa lo stesso, anche se viene
da chiedersi a che serve la scuola
più antiscientifica dell’Occidente e
quale funzione svolgano gli insegnanti.
Il malinteso senso della cultura
umanistica fa rimpiangere i
vecchi alchimisti esperti di arti liberali
e scienze. Siamo, per usare il linguaggio ministerial burocratico, all’emergenza
formativa a cui il ministro
della Pubblica Istruzione Giuseppe
Fioroni risponde con la fanfara
di un piano straordinario di rieducazione
dei docenti.
I dati sono sconcertanti ma bisogna
ammettere che le statistiche dipendono
molto da come si pongono
le domande. Se chiedi a un quindicenne
da cosa dipende la differenza
tra il giorno e la notte lo insospettisci
e diventa reticente. Certo non sa
risolvere un teorema ma distingue i
ritmi matematici di tanti stili musicali,
non è capace di capire un’equazione
ma è esperto inconsapevole di
bit e sistemi analogici... E poi fa della
notte giorno e giorno della notte.
SALVATORE SCALIA (da www.lasicilia.it)
Piano per la formazione dei prof
e corsi di sostegno per la media
ROMA. È «emergenza formazione» e il governo
corre ai ripari a tutti i livelli, dalle
scuole medie all’università. In una sola
giornata, il ministro Fioroni ha presentato
corsi di sostegno per la scuola media
e annunciato un piano straordinario per
la formazione dei docenti, mentre il premier
Romano Prodi con Giovanna Melandri
e il presidente Abi, Corrado Faissola,
hanno firmato una convezione per il
credito ai giovani universitari.
DATI OCSE ED EMERGENZA FORMAZIONE.
Fioroni ha presentato nuove elaborazioni
dei dati del rapporto Pisa 2007
che continua a far emergere sacche di
drammatica mancanza di conoscenza: il
65% degli studenti di 15 anni interpellati
non ha saputo spiegare il perché della
differenza tra giorno e notte. Il 50,9% è risultato
insufficiente nella prova di lettura
e comprensione di un testo, con punte
del 65% nel Sud e nelle Isole. Il 35% è
insufficiente in matematica, un terzo
non riesce a leggere un grafico o ad interpretare
una formula.
PIANO STRAORDINARIO. A gennaio
sarà predisposto un piano straordinario
per la formazione dei docenti. Il ministro
della Pubblica istruzione ha detto che
porrà «la questione al prossimo Consiglio
dei ministri e dopo Natale in un incontro
con il premier Romano Prodi e il
ministro dell’Economia, Tommaso Padoa-
Schioppa, per mettere rapidamente
in atto un piano straordinario che coinvolga
anche riqualificazione e aggiornamento
professionale dei docenti».
SOLO DUE DOCENTI DI MATEMATICA
UNDER 31 NELLE MEDIE. Tra i dati forniti
dal ministro, uno spicca: in tutta la
scuola media italiana sotto i 31 anni ci
sono soltanto due professori di matematica.
Il piano straordinario di aggiornamento
dei docenti dovrà iniziare dalla
scuola media.
CORSI DI SOSTEGNO PER LE MEDIE. È
proprio nella scuola media che si registra
la maggiore emergenza formativa: nella
terza media viene respinto solo il 2,2%,
dato che sale al 18% nella prima superiore.
Per questo il ministero della Pubblica
istruzione realizzerà per la prima volta
un piano di azione mirato che prevede
corsi di sostegno in italiano e matematica.
Uno sforzo aggiuntivo che si concretizza
in uno stanziamento iniziale di cinque
milioni di euro per l’avvio delle attività
che saranno finalizzate specialmente
per il primo anno, ma che saranno decise
in autonomia dalle singole scuole.
«DIAMOGLI CREDITO». Il Protocollo tra
il ministro delle Politiche giovanili e l’Abi
per il credito ai giovani studenti universitari
potrà generare circa 660 milioni
di euro di finanziamenti effettivamente
erogabili nel triennio 2007-2009
e prestiti fino a 6.000 euro a studente.
«Questo accordo – ha detto il premier
Romano Prodi – è un fatto di grande civiltà
». «L’accordo – ha detto il ministro
delle Politiche giovanili – rappresenta
una piccola ma decisiva rivoluzione copernicana.
Finalmente gli studenti meritevoli
potranno entrare in una banca
senza mamma e papà, senza bisogno né
di una busta paga né della firma di un
garante, e ottenere un prestito per pagarsi
un Erasmus, un master, l’acquisto
di un computer, le tasse universitarie o le
spese connesse alla locazione».
GIANLUCA VANNUCCHI (da www.lasicilia.it)
LE REAZIONI IN CATTEDRA:
I prof: «Ma il vero anello debole sono le elementari»
Gli studenti italiani sono in gran parte
somari: il rapporto Pisa-Ocse non lascia
dubbi. Un mistero per molti ragazzi
non restano soltanto le nozioni più
avanzate di matematica o di scienze,
ma cognizioni elementari, come il sapere
fare di conto, la lettura, la comprensione
di un testo o la motivazione
della differenza tra il giorno e la notte.
Sotto accusa, in particolare, la scuola
media. «Scuola nella quale – spiega
la professoressa Concetta Mangiameli,
docente di lettere alla media "Dante
Alighieri" di Catania – arrivano dalle
elementari ragazzi senza le basi,
con gravissime lacune ortografiche,
grammaticali, grafiche e con una scarsa
capacità di scolarizzazione. Per cercare
di recuperare, siamo quindi costretti
a procedere con lentezza e a tenerci
su un livello medio-basso. Oralmente
i ragazzi di oggi sono più spigliati,
ma nello scritto le lacune vengono
tutte fuori. Inoltre, mancano di capacità
logica e metodo di studio e sono
impegnatissimi in attività pomeridiane
che impediscono loro di applicarsi».
Sotto accusa, per la professoressa
Mangiameli, una riforma delle elementari
pasticciata, testi poco adeguati,
un eccesso di circolari burocratiche
e l’impossibilità di attuare una
selezione: «Soltanto ora si ricomincia
a parlare di bocciature, dopo che per
anni sono state tabù». E i docenti?
«Non so se il piano del ministro potrà
sistemare le cose, ma è giusto che i docenti
vengano informati di cosa non
va: certo, i prof più giovani sembrano
più interessati ai progetti innovativi
che alla prassi scolastica normale».
La necessità di recuperare le abilità
di base è condivisa dal preside della
«Petrarca», Santo Gagliano: «Spesso –
accusa – non è stata curata la formazione
personale: i ragazzi, privi delle
abilità di base, vivono persi nell’immaginario
televisivo e del telefonino. Le
nuove tecnologie, dal computer ai
messaggi multimediali, devono al contrario
essere strumenti e sussidi per
l’acquisizione delle abilità di base. Le
quali, quindi, vanno acquisite gioiosamente
inserendole nella società di oggi.
I ragazzi, invece, non hanno rapporto
con il reale». Quanto ai libri di testo,
il prof. Gagliano è lapidario: «Secondo
me – spiega – non dovrebbero esistere,
ma ogni insegnante se li dovrebbe
creare ad hoc». Spezza invece una lancia
in favore dei programmi «belli, purché
siano intesi non come programmi
– in quel caso dispersivi – ma come
elementi dai quali scegliere il percorso
più adatto e più funzionale».
E che la scuola elementare sia l’anello
debole della catena, trova d’accordo
anche il preside Gagliano: «Debole
perché bombardato da vari modelli,
perché i compiti a casa vengono fatti
spesso dai genitori e si bada più ai
quaderni belli che agli obiettivi. Debole,
infine, perché le famiglie (ma questo
è un problema che riguarda anche
gli altri gradi dell’istruzione) si intromettono
nei programmi senza averne
le competenze».
Dubbiosa, infine, sulla strada intrapresa
dal ministro per ridare smalto
alla scuola media, la professoressa Michela
D’Oro, preside dell’istituto comprensivo
«S. Orsola»: «I recuperi dei
debiti – spiega – mi sembrano dei palliativi.
Il cuore del problema, per me, è
un altro: la creazione di un patto educativo
senza ideologie tra scuola pubblica
e privata, la passione di insegnare
da parte dei docenti (non legata solo
alla remunerazione economica),
una maggiore libertà di educazione. Il
vero problema è come si lavora la mattina,
non come recuperare le nozioni
durante il pomeriggio. Laddove all’estero
questi interventi sono stati fatti,
i risultati positivi si vedono. Altrimenti,
restano interventi anche giusti, ma
isolati, non risolutivi».
MARIA AUSILIA BOEMI
(da www.lasicilia.it)