I nostri alunni, secondo il terzo rapporto del prestigioso
Ocse-Pisa (Progress in International Reading) 2006,
sono tra i più somari dei 57 paesi più importanti del
mondo e comunque i più ignoranti fra le Nazioni del
G7, che è un primato, non invidiabile, ma sempre un
primato è. Qualche esperto tuttavia si esercita a estrapolare
dati e a esaminare percentuali ma il prodotto
è uguale: al 33° posto per competenze di lettura, al
36° per cultura scientifica, al 38° per la matematica e
soprattutto peggio rispetto alle rilevazioni del 2000 e
del 2003.
Panini, della Cgil-scuola, grida alla concertazione
fra gli addetti alla conoscenza per conoscere
perché i ragazzi non conoscano anche se appare strano
che lui stesso conosca solo ora. Il ministro Fioroni
invece rivendica le sue decisioni in merito agli esami
di stato e di riparazione, ribattendo sempre lo stesso
ferro: rigore e serietà. Da qualche tempo però sta incominciando
pure ad accennare al riconoscimento
del merito ai docenti, con un premio che nelle industrie
chiamano di produzione ma che a scuola non sapremmo
come nominare anche perché in classe si
producono parole. E la produzione di parole non è
quantificabile anche se si interpellasse chi le subisce
proprio perché i soggetti (gli alunni) oggetto delle parole
(quelle dei professori) non sono attendibili essendo
minorenni e quindi oggetto di plagi di tutti i colori.
Fare inoltre test per sondare i livelli di preparazione,
tipo Invalsi, fra le varie scuole risulta velleitario
perché: a) una scuola di periferia è sempre più penalizzata
da un’altra del centro; b) i test sono oggetto di
manipolazione, come succede nei migliori concorsi;
c) in ogni caso si premierebbe la scuola o l’intero
consiglio di classe e non il singolo docente. E allora come
fare? Lanciamo una proposta.
Primo merito: distinguere
fra docenti con materie scritte e no. Un
docente con trenta compiti di latino o di temi di italiano
da correggere per quattro volte a quadrimestre
dovrebbe avere quantomeno un riconoscimento, per
il semplice fatto che lascia sul tavolo almeno 30 minuti
a compito.
Secondo: le scuole di frontiera. Insegnare
in un liceo di un quartiere bene è più semplice
di un altro dello Hinterland e per motivi banalmente
intuibili, a parte il rischio bullismo e dispersione.
Terzo: le assenze. Terreno delicato ma accade pure
che alcuni docenti con il doppio lavoro si facciano vedere
molto meno in classe dei loro colleghi.
Quarto:
numero di alunni per classe e presenza di disabili. E’
ingeneroso pagare allo stesso modo chi ha pochi
alunni e chi ne deve affrontare trenta e magari con più
di un alunno in difficoltà.
Nelle grandi linee queste potrebbero
essere misure rinnovabili e verificabili periodicamente
a cui si potrebbero aggiungere particolari
incentivazioni come la partecipazione a corsi di aggiornamento
con esami finali e obbligo certificato di
presenza, pubblicazioni su riveste autorevoli sia di didattica
e sia della disciplina che si insegna proprio per
stimolare la ricerca e l’emulazione anche fra professori.
Sicuramente chi sceglie di impegnarsi nelle funzioni
strumentali, nel sindacato (soprattutto quando
si ha il distacco) o nella collaborazione della presidenza
dovrebbe essere automaticamente escluso dal
merito perché già percepisce un incentivo. Diverso è
il discorso sulla carriera verso la quale una proposta
della passata commissione cultura della Camera ebbe
un singolare equilibrio: corsi/concorsi universitari
per accedere alle varie funzioni di coordinatore, obbiettivo,
collaboratore del preside e pure a preside. Ma
le università sarebbero in grado di assumersi questo
compito? Stabilire tuttavia parametri meritocratici è
sempre più richiesto dai docenti che si stanno incominciando
a seccare di vedere tutti con lo stesso balzello
a fine mese e a prescindere dai soloni di Confindustria
più avvezzi ai paparazzi che alle fatiche d’ogni
giorno. Rimane sul tappeto (al di là delle proteste dell’Anp)
il merito da attribuire ai presidi: chi libera i professori
dai dirigenti neghittosi e soprattutto impreparati?
PASQUALE ALMIRANTE (da www.lasicilia.it)