Intervista ad Alda Merini, una poetessa separata dai propri figli
Data: Mercoledì, 05 dicembre 2007 ore 23:12:30 CET
Argomento: Rassegna stampa


"Il poeta deve provare di tutto 

prima di poter scrivere;

il poeta è come plasma puro

sopra cui Dio imprime a volte

le proprie contraddizioni."

Da "Destinati a morire"  Lalli Ed. 1980 di  Alda Merini

Stefano Fiorelli,docente di psicopatologia all' Università di Milano che ha avuto in cura la poetessa per cinque anni nella prefazione dice di lei : "...questa donna pare staccata in due, da una parte la sua vita quasi completamente anonima, chiusa in un guscio di tragica sofferenza, dall'altra l'esplosione della sua lirica, davvero bella, davvero infinita. Ho anche pensato leggendo la Merini al caso Virginia Wolf. Due anime tormentate, ma se l'una aveva almeno un'alcova in cui custodire i suoi angosciosi segreti, la Merini non può, data la sua precaria condizione di vita tacere,quanto l'affligge, lo deve per forza dire, dichiarare, dichiarare al lettore"

 m.allo

 



Intervista ad Alda Merini - a cura di Michelangelo Camelliti

"Se vi penso mi giunge immediato al cuore un sonno ristoratore, un sonno quasi di morte. Ogni volta che vi partorivo, dopo mi addormentavo in pace, sicura di aver compiuto il mio destino."

Questa corrispondenza è tratta da "Lettera ai figli", pubblicato nel 1997. L'autrice è Alda Merini, nata il 27 marzo 1931. Ha esordito giovanissima, a soli 16 anni, sotto l'attenta guida di A. Romano e G. Spagnoletti. Tanti i suoi libri e numerosi i riconoscimenti tra cui il "Montale" e il "Viareggio". Alda Merini è una delle figure più intense della poesia e della letteratura contemporanea.

Alda Merini, “Lettera ai figli"
Alda Merini, cosa ha significato per Lei essere madre, aver lasciato ed essere stata lasciata dai propri figli. L'amore per loro è stato il più grande di tutti gli altri amori?

Beh, senz'altro non li avrei voluti se non avessi avuto intenzione di amarli. Solo che non so se si possa fare della letteratura intorno ad un fatto così criminoso come quello di aver separato la madre dai figli. Si potrebbe fare della letteratura un po' da scandalo, ma non credo che l'obbrobrio faccia scrivere delle belle poesie. A me è rimasto il dolore, questo taglio di questa divisione di un bene supremo che è il figlio. E' stata un po' come la strage degli innocenti la storia della mia vita.

Però ha un bel rapporto tuttora con i suoi figli

Sì, l'ho riguadagnato nel tempo attraverso mio marito, attraverso anche i miei genitori; Vanni Scheiwiller che si è fatto padrino della mia testa bambina, apposta per proteggerla da questi soprusi, Vanni ha dimostrato un grande coraggio e una grande morale.

Ma essere madre oggi, il sentimento materno come dovrebbe esprimersi secondo Lei?

Oggi il concetto di madre è andato a farsi benedire. Si tiene più conto di altri valori, oggi la donna ha voluto emanciparsi, ha voluto apparire e mantenersi eternamente giovane, soprattutto non sfiorire come madre vicino ai figli; ma essere bella e piacente va a scapito di tutto l'amore e di tutta l'umiltà che è necessaria per crescere dei bambini.

Possiamo in conclusione fare una lettura di una sua poesia?

Io reciterò quella poesia che Vanni ha voluto inserire nella "Terra Santa" che parla appunto di una violenza sessuale avuta in manicomio; ma la violenza sessuale non è stata a carico del paziente, ma di una persona che era all'esterno, ( pensi non dovrei dirlo) un religioso, non era neanche un laico.
"Il mio primo trafugamento di madre avvenne in una notte d'estate, quando un pazzo mi prese, mi adagiò sopra l'erba e mi fece concepire un figlio.
Oh, mai la luna gridò così tanto contro le stelle accese, né mai gridarono tanto i miei visceri, né il Signore volse il capo all'indietro, come in quell'istante preciso, vedendo la mia verginità di madre offesa dentro un ludibrio.
Il mio primo trafugamento di donna avvenne in un angolo oscuro, sotto il calore impetuoso del sesso, ma nacque una bimba dolcissima e tutto fu perdonato.
Ma io non perdonerò mai; e quel bimbo mi fu tolto dal grembo e affidato a mani più sante. Ma fui io ad essere oltraggiata, io che salii sopra i cieli per avere partorito una….." (praticamente dovrei dire una brutta frase, ma cornuta e mazziata sarei), ad un certo punto le mani più sante sono state quelle che me l'hanno strappata, ed è abbastanza orrendo da pensare. Ne ha parlato anche Biagi recentemente, dove in una famiglia in cui c'erano violenze, per medicare le violenze finivano di strappare i figli alla famiglia, così la violenza era stracolma!. Naturalmente di questi personaggi detenuti in un manicomio, sopra questi personaggi, venivano fatti abusi e soprusi di ogni tipo.

Possiamo salutare gli ascoltatori con un saluto particolare?

Devo dire che fu proprio Giovanni Civiti a conferirmi il primo premio letterario " Gambarogno" in Svizzera, quando scrissi "Tu sei Pietro", e mi accompagnò . Allora la Svizzera fu così larga di soldi, mi diedero 2000 franchi, pensi un po', nel '65. Questo per "Tu sei Pietro", e questo fu il primo riconoscimento in denaro, ma anche la cosa che poi tutti ripresero perché "Tu sei Pietro" è un gran bel librino.

Michelangelo Camelliti

Questo testo è apparso in Interviste e in lietocolle  2 Dicembre 2007

m.allo







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