E INTANTO I DOCENTI ORDINARI DELLA PRIMARIA DIVENTANO ANCHE DOCENTI DI INGLESE
Data: Luned́, 03 dicembre 2007 ore 09:30:18 CET
Argomento: Opinioni


E intanto i docenti ordinari della primaria
 diventano anche docenti di inglese...

da  Tuttoscuola, 2/12/2007

 

La scelta degli anni ‘90 di affidare nella scuola elementare ogni insegnamento, anche di tipo specialistico, solamente a docenti di quel settore ha portato logicamente alla decisione, pressoché irreversibile, di affidare anche l’insegnamento dell’inglese ai maestri.

L’idea iniziale era quella di affidare agli stessi docenti di classe tale insegnamento, mediante opportuna specializzazione, ma, per generalizzare questo insegnamento, nella fase di transizione verso l’introduzione generalizzata della lingua straniera in tutte le classi del secondo ciclo fu operata la scelta di una figura particolare di docente, il cosiddetto "specialista" (utilizzato in sei o sette classi).

In una legge finanziaria dell’epoca Moratti, per contenere la spesa per la scuola fu assunto l’impegno con il Ministero del Tesoro di procedere al recupero dei circa 10mila posti occupati dagli specialisti con contestuali interventi sul versante della formazione in servizio dei docenti che non erano stati raggiunti dalle iniziative messe in campo fino all’anno scolastico 1995/1996. Ma non se ne fece niente, o quasi.

L’anno scorso la finanziaria 2007 riprese, pari pari, l’idea del ministro Moratti e dispose il rientro graduale in classe di circa 12 mila docenti di inglese con un risparmio valutato intorno ai 350 milioni all’anno. Un risparmio che ha però l’effetto di lasciare prive di insegnamento dell’inglese migliaia di classi (la stima è di circa 48 mila classi che rimarranno gradualmente scoperte).

Il Ministero della pubblica istruzione ha messo in atto un piano di formazione per specializzare nell’insegnamento dell’inglese 24 mila docenti ordinari, che assicureranno gradualmente la copertura delle classi rimaste prive dei docenti specialisti di inglese rientrati in classe. Un piano complesso e di difficile attuazione che prevede 300 ore di formazione (compresi aspetti metodologici e didattici) per una riconversione che non può non lasciare dubbi circa l’effettiva competenza linguistica che ne uscirà.



Docenti specialisti,
 aveva ragione la Falcucci?

da  Tuttoscuola, 2/12/2007

 

Quando alla fine degli anni ’80 venne preparata la riforma degli ordinamenti della scuola elementare da cui sarebbe nata poi la scuola dei moduli (tre docenti ogni due classi), il ministro Franca Falcucci, protagonista di quella stagione di riforme, propose un modello innovativo che cercava di coniugare funzionalmente le caratteristiche della scuola elementare con quelle della secondaria: classe affidata ad un docente per gli insegnamenti di base con il concorso di insegnanti specialisti in funzione di "satelliti".

Il suo progetto, riferito soprattutto al triennio finale della elementare, lasciava intendere un’organizzazione simile a quella della scuola secondaria (e forse con un pensierino all’impiego dei professori specialisti).

La sua idea venne contrastata soprattutto dai sindacati e dalle associazioni professionali della scuola elementare che paventavano un rischio di eccessiva secondarizzazione del settore e uno svantaggio per l’occupazione dei maestri. Il modello che alla fine prevalse escluse gli specialisti (soprattutto se esterni) - secondo una logica chiaramente corporativa - e preferì una conduzione paritaria, senza prevalenze tra i docenti e senza specialisti di disciplina veri e propri.

A distanza di quasi vent’anni, se si guarda a quel che avviene oggi in molte scuole primarie, soprattutto delle grandi città, dove è ormai invalso il ricorso a specialisti esterni di attività motorie, artistiche o musicali (pagati dalle famiglie) in sostituzione dei docenti titolari ma non specializzati, c’è da chiedersi se non aveva visto giusto la Falcucci.









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