NUOVO OBBLIGO SCOLASTICO: DOVRANNO FARE TUTTO GLI ASINI-DOCENTI
Data: Marted́, 27 novembre 2007 ore 15:04:28 CET
Argomento: Comunicati


Docenti in prima linea: dovranno rivedere i programmi,
 riorganizzare le materie, certificare gli esiti

Nuovo obbligo, i prof fanno da soli.

In arrivo le linee guida per attuare da quest'anno la riforma

di Alessandra Ricciardi da ItaliaOggi del 27/11/2007

 

La parola chiave è autonomia. E' in base al principio dell'autonomia che i docenti del primo biennio delle superiori sono chiamati dal ministro della pubblica istruzione, Beppe Fioroni, a dare concretezza, nei contenuti, al nuovo obbligo scolastico. Fatte le regole, che hanno visto passare l'obbligo da 8 a 10 anni, ora tocca ai docenti articolare in modo coerente il piano dell'offerta formativa, rispetto alle nuove competenze in uscita dei ragazzi. Le indicazioni sono contenute in un documento, recante le linee guida per professori, dirigenti e genitori relative all'attuazione dell'obbligo di istruzione, documento che sarà emanato dal dicastero di viale Trastevere nei prossimi giorni.
 Gli insegnanti dovranno rileggersi i programmi in corso, quelli ordinari e quelli delle sperimentazioni, individuarne i nuclei fondamentali, definire in questo modo gruppi interdisciplinari intorno ai quali far ruotare le varie materie; in base a questi raggruppamenti, individuare gli obiettivi di apprendimento e le competenze finali dei due anni obbligatori delle superiori, strumentali all'esercizio della cittadinanza attiva. E poi, sempre i prof, nell'ambito dei consigli dei docenti, avranno il compito di definire i sistemi di valutazione, anche sperimentali, del rendimento che siano incentrati sui questi nuovi assi culturali e competenze. Infine, ci sono i modelli certificazione da stilare, certificazioni che rendano leggibili a livello nazionale quanto i ragazzi hanno imparato nei primi due anni delle secondarie.

 Insomma, un lavoro abnorme, quello che attende i docenti in questi mesi del primo anno di sperimentazione del nuovo obbligo, che ha mandato in soffitta il diritto-dovere all'istruzione e alla formazione professionale di morattiana memoria. Ed è proprio il passaggio da discipline a gruppi interdisciplinari, per approdare alle competenze, di livello europeo, il nodo più delicato del lavoro degli insegnanti. Per esempio, si può stabilire che lo studio della matematica non implichi solo nozioni e applicazioni di geometria o algebra, ma anche lo sviluppo dei concetti di tempo e spazio, prettamente filosofici; così come la storia, che può significare anche antropologia e sociologia.

 Un lavoro per niente facile, questo, concordano sindacati e ministero.

 Il dicastero di viale Trastevere ha imposto l'obbligo alle scuole di realizzare appositi corsi di formazione per il personale, oltre ad attività di supporto che saranno portate avanti dall'agenzia nazionale per la valutazione, ma anche dall'Invalsi e da un gruppo di studio costituito presso lo stesso ministero, oltre a gruppi locali, presso le direzioni. Basterà? In attesa di leggere il documento finale, i sindacati chiedono la certificazione delle risorse aggiuntive a questo scopo utilizzabili e soprattutto un'attenta pianificazione dei tempi, anche per evitare un ingorgo di attività nella scuola: da un lato, infatti, gli insegnanti sono chiamati a realizzare una vera operazione epistemologica sui programmi, in attuazione dell'obbligo scolastico, dall'altro ci sono anche i corsi di sostegno, che vedono sempre in prima fila i prof, connessi al recupero dei debiti formativi. Due riforme che partono contestualmente, e che, per la loro riuscita, fanno entrambe leva sull'impegno dei docenti e del personale scolastico, in genere.

 Il rischio, seppure con tutta la gradualità di un obbligo sperimentale, è di fare sì la riforma, ma a costo di un impoverimento e un'approssimazione dell'approccio didattico. Nel mirino anche ruoli e funzioni dell'agenzia nazionale, dell'Invalsi e dei gruppi di lavoro che a livello nazionale e locale dovrebbero fornire consulenza e supporto alle scuole: chiarezza su chi fa cosa e quando, chiedono i rappresentanti dei lavoratori, per evitare che poi, alla fine, gli insegnanti si ritrovino completamente soli nel gestire problemi ed emergenze. Nei prossimi giorni la risposta di Fioroni.








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