CARO FIORONI, A QUANDO UNA RADICALE RIFORMA?
Data: Domenica, 25 novembre 2007 ore 18:49:40 CET
Argomento: Rassegna stampa


Un gruppo di presidi, prevalentemente fiorentini, ha spedito una lettera al ministro della Pubblica istruzione, Fioroni, per ringraziarlo di quanto sta facendo a favore della scuole e in modo particolare per avervi riportato serietà e rigore. Ciò che tuttavia manca nella lettera di ringraziamento è una domanda importante: invece degli aggiustanti perché non si adopera il ministro per una radicale riforma della scuola, attesa fra l’altro da oltre un trentennio?

Ci provò Craxi negli anni Ottanta, poi Berlinguer e infine Moratti, ma nulla è cambiato tranne maggiori e più pesanti incombenze per i docenti. In modo particolare pare sia stata dimenticata la importante svolta del biennio comune, dopo la secondaria di primo grado, che avrebbe dovuto coincidere con l’aumento dell’obbligo a 16 anni e servire per mettere i ragazzi, nel frattempo più maturi e consapevoli, nelle condizioni di affrontare il successivo triennio di specializzazione secondo le proprie capacità e attitudini.

E ancora: perché Fioroni non apre un dibattito serio fra gli addetti per trovare insieme una condivisa riformulazione dei saperi e degli indirizzi educativi in modo che la società affronti serenamente le concorrenze culturali che perfino dai Paesi emergenti ci arrivano con sfida? Ci riferiamo alle materie, alle classi di concorso abilitanti, all’orario complessivo di lezione. Sono domande che ormai da più parti convergono anche se alcune scelte importanti siano state fatte come il decreto ministeriale per l’educazione degli adulti, che potrà essere attuato anche nelle scuole con piena autonomia amministrativa, organizzativa e didattica, e il ripristino degli istituti tecnici e professionali che nell’80% dei casi sono scelti proprio dagli stranieri.

I professionali in modo particolare torneranno a essere di competenza dello Stato e saranno ridimensionati in termini di materie, orario, e classi di concorso. Ma forse la scelta più importante finora proposta è il nuovo reclutamento dei docenti, presente nella finanziaria approvata al senato e con cui si danno pure ai precari elementi di garanzia come la progressiva immissione in ruolo attingendo dalle graduatorie a esaurimento. A loro infatti sarà riservato il 50% dei posti liberi, mentre l’altra metà sarà messa a concorso con periodicità che sarà definita dalla reale disponibilità dei posti.

E questo è fatto nuovo per la giusta disposizione secondo cui prima di attivare il concorso ordinario perfino i docenti sopranumerari e in esubero dovranno essere sistemati anche con corsi di riconversione forzata su altre materie compreso il sostegno per gli alunni in difficoltà. Fatto nuovo perché l’insegnante di ruolo in esubero finora poteva essere impiegato solo per sostituire temporaneamente i colleghi assenti e quindi per tappare i buchi giornalieri, mentre in quella stessa scuola, ma per un’altra disciplina magari affine, si era costretti a chiamare un supplente annuale con oneri per lo Stato e dando speranze nebulose al neo docente.

Con questo provvedimento invece i sopranumeri, se non trovano altra collocazione nel distretto o nella provincia, dovranno riconvertirsi in un insegnamento per il quale c’è effettiva carenza, pena il licenziamento. La parola d’ordine sembra dunque essere quella di assorbire tutte le forme di precariato che sono state per certi versi motivo di sanatorie spesso affrettate e non adeguate. Un’altra singolarità gradevole nella finanziaria è quella di potere detrarre dalla denuncia dei redditi il 19% dell’imposta lorda e fino a un massimo di 500 euro per spese di autoaggiornamento. Bisognerà capire cosa si intende esattamente per auto-aggiornamento e se in questo budget sono previsti le spese per i libri o il teatro o i dischi oppure solo quelle per riviste di didattica.

PASQUALE ALMIRANTE (da www.lasicilia.it)







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