L'emulazione è passione antica:i dolori di Werther dal 700 a oggi
Data: Lunedì, 19 novembre 2007 ore 19:38:24 CET
Argomento: Opinioni


Nel 1774 viene stampato in Germania un libricino dal forte titolo: I dolori del giovane Werter. Autore è J. Wolfgang von Goethe, un giovanissimo scrittore appena ventiquattrenne di Francoforte sul Meno che lo scrive in pochissimi mesi e che rappresenterà da lì a poco l’intelligenza più poetica e colta della Germania. E’ un nuovissimo genere letterario: il romanzo epistolare e tratta dello sfortunato amore di un giovane, Werther, per una ragazza belloccia e un po’ sovra pensiero, Lotte. Non potendo però coronare questo amore incondizionato e totalizzante, perché la ragazza si sposa nonostante lui l’avesse solo baciata in un momento di stravolgimento, alla fine si spara un colpo alla tempia con la pistola del marito di Lotte. “Dal sangue sullo schienale della seggiola si poteva dedurre che aveva compiuto il gesto stando seduto davanti alla scrivania, per cadere poi a terra e prendere a rotolare convulsamente attorno alla seggiola. Giaceva supino contro la finestra, era vestito di tutto punto, con gli stivali, la marsina azzurra e il panciotto giallo. Dalla bottiglia mancava solo un bicchiere di vino. Sul leggio stava aperto Emilia Galotti.” In pieno fervore neoclassico e preromantico l’opera del fortunato autore in pochissimo tempo diventa un best seller e non c’è giovane che non lo abbia letto e che non lo tenga sul comodino a ripassarselo e a sospirare i sospiri dolorosi di Werther. Napoleone Bonaparte lo lesse ben sette volte e lo portava sempre con sé anche nelle campagne militari e addirittura ne scrisse una edizione critica. Svariati altri scrittori si ispireranno a questo romanzo, come Foscolo, Chateaubriand, Senancour, Beniamin Constant, mentre addirittura viene lanciato un profumo che si chiama nientemeno che Eau de Werter. Successo planetario si direbbe oggi che lo fece tradurre in tutte le lingue, mentre scattarono anche le edizioni abusive. “Ma”, scrive il compianto Italo Alighiero Chiusano, uno dei maggiori germanisti italiani, “negli isterismi di moda si oltrepassa ogni limite del grottesco. L’abbigliamento di Werther (marsina azzurra, panciotto giallo, calzoni bianchi, stivali con risvolto) viene adottato da moltissimi giovani che ne plagiano anche gli empiti sospirosi, le lettere confessione.” E fin qui potrebbe bastare per segnalare che la forza delle imitazioni della moda travalicano i tempi anche se nel romanzo di Goethe il modello imitato è esclusivamente letterario, e non già quindi televisivo e di massa come ai giorni nostri. Potrebbe bastare per dire che di nuovo non c’è nulla se, dopo la diffusione del romanzo, un bel po’ di giovani non incominciassero a imitare il loro eroe anche su altre caratteristiche e persino su quella del suicidio, “come la signorina von Lessberg sul cui cadavere verrà trovato il fatale libriccino o come un esaltato che, messo bene in mostra il romanzo, si spara con la porta aperta per dare spettacolo di sé fino in fondo”. Ed è tanto il fervore che il libro di Goethe infiamma che oltre ai suicidi c’è pure una escalation preoccupante di adulteri cosicché le autorità civili e religiose tedesche decidono di intervenire, proibendone la vendita mentre a Milano, con più diplomazia, l’arcivescovo fa comprare tutte le copie per impedirne la lettura. Tredici anni dopo Goethe sarà costretto a rivedere alcuni passi del suo libro. Se alla fine del settecento tanto avveniva per un romanzo, di cui potevano fruire fra l’altro solo le classi agiate, perché in grado non solo di comprare i libri ma anche di leggerli in un epoca di grande analfabetismo, oggi che la televisione  è nella case di tutti perché altrettanto non può succedere a conclusione dell’isola dei famosi o del grande fratello o perfino sull’onda emotiva dell’omicidio di Perugia? I modelli proposti sono per lo più quelli televisivi e fra essi spiccano la rissa, le parolacce, la volgarità più volgare e pure la spocchia e il disprezzo delle regole. Il superuomo di massa è elemento e oggetto di imitazione e se Werther potrebbe sembrare l’antieroe, in effetti nella morte riscatta il suo fallimento amoroso e diventa Titano e campione da imitare come chi scaglia basole contro la polizia o come chi sfida ogni giorno l’insegnante che in quanto autorità deve essere prevaricato e se possibile colpito nella sua rispettabilità più intima.
PASQUALE ALMIRANTE






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