La lotta alla mafia. Ieri all’Istituto Alberghiero il via alla campagna nelle scuole promossa dalla Fondazione Borsellino e dall’assessorato regionale
Data: Domenica, 18 novembre 2007 ore 00:01:59 CET
Argomento: Rassegna stampa


17.11.2007. L’imprenditore Andrea Vecchio ha aperto un nuovo ciclo di incontri con gli studenti.

«In quest’epoca non è sempre facile definire cos’è la legalità. Ci chiediamo in che modo il rapporto istituzioni-cittadino possa essere garante di un bene comune, oggi purtroppo sempre più violato. Lo stesso Kant pone alla base di una convivenza civile tra gli uomini, una moralità che non abbia alcun fine se non quello di perseguire un bene comune: bisognerebbe cercare di sviluppare sempre di più una cultura del concetto di legalità e di rispetto, di diritto e di dovere».

No, non sono le parole di un adulto provato dagli eventi o di un docente in cerca di risposte, così come sembrerebbe da una prima lettura. E’ la riflessione di Serena Pellegrino (Boggio Lera), solo una delle tante emerse ieri. Perché centinaia di giovani, nella sede centrale dell’Istituto Alberghiero - hanno preso parte con entusiasmo e partecipazione al convegno d’apertura del percorso didattico "La Costituzione del buon esempio", promosso dalla "Fondazione legalità in memoria di Paolo Borsellino e di tutte le altre vittime della mafia" e dall’assessorato regionale alla Pubblica Istruzione, retto da Nicola Leanza.

Un abbraccio comune intorno allo slogan che caratterizza la campagna scolastica "PretenDiamo il buon esempio", che fornirà una piattaforma "concettuale" all’interno della quale il docente potrà articolare i contenuti, gli approfondimenti, l’arricchimento reciproco delle conoscenze sui temi della legalità, partendo proprio dalle "buone prassi". Momenti di vero confronto e di dibattito, «grazie alla testimonianza di coloro che hanno lasciato una traccia con il loro esempio - ha commentato l’assessore Leanza - e che sono diventati eroi, loro malgrado, perché hanno avuto il coraggio di denunciare».

Come Andrea Vecchio, presidente Ance, che ha raccontato le sue ultime vicende in chiave "formativa", coinvolgendo i giovani e dispensando consigli «sull’importanza dell’educazione, del rispetto delle regole e dei valori nella quotidiana», parlando delle alternative possibili alle scorciatoie della delinquenza, della raccomandazione, del clientelismo e della corruzione. Tanti i relatori che hanno dato un senso profondo a parole come "diritti umani", "rapporti etico-sociali", "educazione all’affettività": il presidente della Fondazione promotrice Massimo Russo, il direttore del dipartimento regionale della Pubblica Istruzione Patrizia Monterosso, il responsabile dell’area didattica del carcere di Bicocca Maurizio Battaglia, il dirigente scolastico dell’Alberghiero Lorenzo Zingale e la preside della scuola palermitana "Peppino Impastato". Lei che insegna nel quartiere a rischio "Noce" e che da 43 anni si batte contro il bullismo, le devianze sociali, la dispersione scolastica, ha affermato con convinzione: «Dovevo andare in pensione, ma poi ho deciso di rimanere ancora un anno, perché finalmente vedo che qualcosa sta cambiando».

Quel qualcosa che s’insinua nei piccoli gesti, ma anche nei grandi movimenti popolari che nascono proprio quando la coscienza si risveglia dal torpore. E proprio dai giovani bisogna partire, «senza più parlare del domani - ha continuato Leanza - ma guardando al presente e cercando di contaminare la Sicilia di positività », permeando le scuole di valori e principi, quelli stessi che da 60 anni ritroviamo all’interno della Carta Costituzionale. Perché prendendo in prestito le parole di Giorgio Napolitano: la Costituzione va letta, imparata, studiata, praticata. E - aggiungiamo noi - oggi più che mai, dev’essere diffusa.

ASSIA LA ROSA (da www.lasicilia.it)







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