17.11.2007. L’imprenditore Andrea Vecchio ha aperto un nuovo ciclo di incontri con gli studenti.
«In quest’epoca non è sempre facile definire
cos’è la legalità. Ci chiediamo in che modo
il rapporto istituzioni-cittadino possa essere
garante di un bene comune, oggi purtroppo
sempre più violato. Lo stesso Kant
pone alla base di una convivenza civile tra gli
uomini, una moralità che non abbia alcun fine
se non quello di perseguire un bene comune:
bisognerebbe cercare di sviluppare
sempre di più una cultura del concetto di legalità
e di rispetto, di diritto e di dovere».
No, non sono le parole di un adulto provato
dagli eventi o di un docente in cerca di risposte,
così come sembrerebbe da una prima
lettura. E’ la riflessione di Serena Pellegrino
(Boggio Lera), solo una delle tante
emerse ieri. Perché centinaia di giovani, nella
sede centrale dell’Istituto Alberghiero -
hanno preso parte con entusiasmo e partecipazione
al convegno d’apertura del percorso
didattico "La Costituzione del buon
esempio", promosso dalla "Fondazione legalità
in memoria di Paolo Borsellino e di tutte
le altre vittime della mafia" e dall’assessorato
regionale alla Pubblica Istruzione, retto
da Nicola Leanza.
Un abbraccio comune intorno allo slogan
che caratterizza la campagna scolastica
"PretenDiamo il buon esempio", che fornirà
una piattaforma "concettuale" all’interno
della quale il docente potrà articolare
i contenuti, gli approfondimenti, l’arricchimento
reciproco delle conoscenze sui temi
della legalità, partendo proprio dalle "buone
prassi". Momenti di vero confronto e di
dibattito, «grazie alla testimonianza di coloro
che hanno lasciato una traccia con il loro
esempio - ha commentato l’assessore Leanza
- e che sono diventati eroi, loro malgrado,
perché hanno avuto il coraggio di denunciare».
Come Andrea Vecchio, presidente Ance,
che ha raccontato le sue ultime vicende in
chiave "formativa", coinvolgendo i giovani e
dispensando consigli «sull’importanza dell’educazione,
del rispetto delle regole e dei
valori nella quotidiana», parlando delle alternative
possibili alle scorciatoie della delinquenza,
della raccomandazione, del clientelismo
e della corruzione. Tanti i relatori
che hanno dato un senso profondo a parole
come "diritti umani", "rapporti etico-sociali",
"educazione all’affettività": il presidente
della Fondazione promotrice Massimo Russo,
il direttore del dipartimento regionale
della Pubblica Istruzione Patrizia Monterosso,
il responsabile dell’area didattica del
carcere di Bicocca Maurizio Battaglia, il dirigente
scolastico dell’Alberghiero Lorenzo
Zingale e la preside della scuola palermitana
"Peppino Impastato". Lei che insegna nel
quartiere a rischio "Noce" e che da 43 anni si
batte contro il bullismo, le devianze sociali,
la dispersione scolastica, ha affermato con
convinzione: «Dovevo andare in pensione,
ma poi ho deciso di rimanere ancora un anno,
perché finalmente vedo che qualcosa sta
cambiando».
Quel qualcosa che s’insinua nei piccoli
gesti, ma anche nei grandi movimenti popolari
che nascono proprio quando la coscienza
si risveglia dal torpore.
E proprio dai giovani bisogna partire,
«senza più parlare del domani - ha continuato Leanza - ma guardando al presente e cercando
di contaminare la Sicilia di positività
», permeando le scuole di valori e principi,
quelli stessi che da 60 anni ritroviamo
all’interno della Carta Costituzionale. Perché
prendendo in prestito le parole di Giorgio
Napolitano: la Costituzione va letta, imparata,
studiata, praticata. E - aggiungiamo noi -
oggi più che mai, dev’essere diffusa.
ASSIA LA ROSA (da www.lasicilia.it)