ROMA. Aggressivi e vulnerabili allo stesso tempo,
sono i figli di oggi. I figli-padroni, così li definisce
l’ottavo Rapporto nazionale sull’infanzia e l’adolescenza
realizzato in tandem da Eurispes e Telefono
azzurro e presentato ieri a Roma.
Padroni di questo tempo, sempre al passo con le
nuove tecnologie, liberi e autonomi. Padroni in
casa, prepotenti, talvolta violenti con i genitori, con
il gruppo di amici, a scuola e con i professori. A fare
da contraltare, genitori sempre più permissivi,
incapaci di dire «no» e che cercano di evitare il conflitto
perché troppo indulgenti o sfiancati dal lavoro
e tarlati dal pensiero di arrivare alla fine del mese
(dal 1993 al 2005 è stato registrato un aumento
dal 36,3% al 43,4% di ragazzi fino a 17 anni con
entrambi i genitori che lavorano).
Il timore per le reazioni aggressive dei figli è un
fenomeno talmente dilagante che si parla di «pedofobia». «È un vero e proprio capovolgimento dei
ruoli, contraddistinto dal timore dei genitori di
subire attacchi verbali o fisici da parte dei figli. Anziché
rimproverare i figli e correggerne i comportamenti,
un crescente numero di adulti preferisce
soddisfare le loro richieste con la convinzione che
in fondo si tratta di piccoli capricci cui non conviene
opporsi», si legge nel rapporto.
E’ l’avvento della now generation, la generazione
del tutto e subito, qui e ora. Spettatori di veloci
trasformazioni sociali e tecno-economiche, figli
del consumismo e dell’inarrestabile processo di
globalizzazione.
La tendenza era stata segnalata dall’Eurispes
già quindici anni fa: utilitarismo ed edonismo
hanno progressivamente scalzato i vecchi valori di
riferimento. I giovani enfatizzano il presente perché
il futuro è avvolto da nebulosa incertezza.
Affacciati sul mondo dalla finestra di un pc (naviga
su internet il 78,1% dei ragazzi tra i 12 e i 19 anni,
il 36,3% frequenta chat e community) e inseparabili
dal cellulare (il 56,3% dei bambini tra i 7 e gli
11 anni e il 97,1% dei ragazzi possiede un cellulare
e il 28,9% degli adolescenti lo usa per più di 4 ore
al giorno) i giovani della nuova generazione insegnano
ai genitori come destreggiarsi tra tastiera e
mouse, rovesciando la secolare tradizione per cui
la conoscenza passa da genitore in figlio.
Per la prima volta nella storia i figli sono i nuovi
educatori per il gap tecnologico che li separa dai
genitori.
La sconfinata conoscenza dei gingilli digitali
non li mette comunque al riparo dal mondo esterno.
Sono spaventati e stressati per le guerre, sono
sensibili ai rischi legati ai cambiamenti climatici e
temono gli incidenti d’auto. Tuttavia, alcuni di loro
ammettono di aver guidato dopo aver bevuto: il
4,9% spesso, il 7,2% qualche volta e l’8,2% raramente.
Le ragazze sono più prudenti: l’80,6% dichiara di
non aver mai guidato dopo aver assunto alcol.
Temono gli abusi, anche se ci sono casi di disarmante
ingenuità (il 2,5% dei bambini dichiara di essere
fiducioso che non possa succedere nulla se
qualcuno li infastidisce o li molesta sul web), non
solo sessuali.
Oltre il 10% dei minori sarebbe costantemente
vittima di violenza o bullismo. Provocazioni e prese
in giro riguardano il 35,6% dei minori. Il 25,8%
poi, riceve anche offese immotivate ripetute, il
19,1% brutti scherzi. I dati dicono che l’11,7% subisce
una continua esclusione dal gruppo e il 10,8%
è soggetto a minacce.
L’8,7% è vittima di furti di oggetti e cibo, mentre
il 5,5% è vittima di furti di denaro. Il 5,2% dei ragazzi
subisce addirittura percosse.
La prevaricazione viaggia anche sulla rete: 4
bambini su 100 dichiarano di essere vittime di un
cyber-bullo.
ANNA RITA RAPETTA (www.lasicilia.it)
L’INDAGINE NELL’ISOLA. ADOLESCENTI POCO ASCOLTATI DAGLI ADULTI E POCO
COMUNICATIVI ALL’INTERNO DEL NUCLEO FAMILIARE
ROMA. Adolescenti in Sicilia: di loro
si parla, loro non parlano. Tra le pagine
del Rapporto Eurispes spicca
un’indagine realizzata dall’Istituto
Demopolis su campione di 1000
adolescenti siciliani tra i 13 e i 19 anni.
Silenziosi e disillusi. I giovani siciliani
sono poco ascoltati e parlano
sempre di meno all’interno del nucleo
familiare e con gli adulti. Sembra
quasi che abbiano rinunciato ad
affermare i propri bisogni e a far
sentire la propria voce. Amici e
compagni di scuola sono gli interlocutori
privilegiati per il 68% dei giovani.
Solo il 37% si confida anche
con la madre, meno di uno su cinque
con il padre. Vivono un’adolescenza
pervasa di valori privati forti.
L’amore (63%), la famiglia (72%) e
le amicizie (65%) sono tra le cose più
importanti. Vengono prima di lavoro
(40%), divertimento (29%) e soldi
e successo (22%). Ma sono sfiduciati:
hanno un eccessivo culto del corpo
e avvertono un forte bisogno di
accettazione all’interno del gruppo
dei pari.
Detestano essere presi in giro dagli
altri ragazzi (48%) e sentirsi
esclusi dalla cerchia (46%). Peggio
che sentirsi proibire qualcosa (35%)
o dover dare una mano nelle faccende
di casa (26%). E hanno le idee
chiare su cosa fare per essere apprezzati
dal gruppo: vestire alla moda
(45%) ed essere belli (31%). Fa
presa anche avere molti soldi (18%),
fare cose spericolate (15%), avere
una moto (13%) ed essere magri
(12%). In pochi (7%) credono che faccia
colpo essere bravi a scuola.
Bene informati sul rendimento
scolastico dei figli e anche sul giro di
amicizie che frequentano, la metà
dei genitori (51%) non sa, invece,
come i giovani passano il tempo libero
fuori casa. Sesso, droga e alcool
restano un tabù per i genitori che
non sanno se i loro figli hanno già
avuto rapporti sessuali (88%), se
hanno mai fatto uso di droghe
(79%), se consumano alcool (74%) o
se hanno il ragazzo o la ragazza
(62%). La solitudine è compagna
abituale per il 18% degli adolescenti
che vivono con preoccupazione o
disagio (61%) episodi di bullismo
nelle scuole o negli ambienti che
frequentano: la strada e la piazza
(66%), soprattutto. Ma anche bar,
pub e pizzerie (43%), palestre (34%)
e discoteche (21%). Gli under 20 dell’Isola,
sono al passo con le nuove
tecnologie, ma leggono poco (uno
su tre non ha letto nessun libro nell’ultimo
anno, percentuale che sale
al 43% tra i maschi). Per nulla interessati
alla vita pubblica del Paese e
della Regione, il 30% non ha fiducia
in alcuna istituzione, solo il 14% si fida
del governo, il 9% del sindaco
della propria città, il 2% dei partiti
politici.
A stento, si salvano le forze dell’ordine:
al 51% tra i più giovani,
crolla al 35% nella fascia d’età tra i 13
e i 19 anni.
A. R. R. (www.lasicilia.it)