RIDIMENSIONARE OGNI FORMA DI PRECARIATO
Data: Lunedì, 12 novembre 2007 ore 02:26:12 CET
Argomento: Rassegna stampa


«C’è bisogno di investimenti nel capitale umano»: la commissione europea per l’educazione e la cultura lancia un altro allarme visibile nell’ultimo rapporto 2007: in Italia gli abbandoni hanno raggiunto il 20,8% nel 2006 contro una media Ue di 15,3%; i diplomati sono il 75,5% contro una media Ue del 77,8%, mentre solo il numero dei laureati nelle materie scientifiche e tecniche è in leggero incremento.

Praticamente siamo sempre un po’ più indietro rispetto agli altri Paesi nonostante qualche lieve recupero e nonostante il ministro Fioroni aggiusti qua e là senza prospettare però una attesa riforma complessiva della scuola che presuppone però una buona dose di coraggio. In Inghilterra, invece, a migliorare la scuola ci stanno provando seriamente e sarebbe stata la stessa regina Elisabetta ad assumersi l’impegno: incrementare la qualità dell’istruzione, dare a tutti la possibilità di sfruttare appieno le proprie potenzialità, elevare l’obbligo a 18 anni e chi non se la sente di reggere tale obbligo dovrà frequentare corsi di apprendistato o di istruzione tecnica.

E se questi dati snocciolano le ricerche europee, il nostro sistema di istruzione pare sempre più balbettante e tutto si riduce nella riproposizione di rimedi che alla fine poco cambiano nella prospettiva generale sebbene qualche passo in questa direzione si stia tentando. Sembra per questo importante l’emendamento alla finanziaria approvato dalla commissione bilancio del Senato che prevede concorsi pubblici con scadenza biennale per l’accesso all’insegnamento.

Di cosa si tratta? Dopo la laurea triennale chi volesse insegnare dovrà frequentare un biennio abilitante a numero chiuso e un tirocinio. Concluso questo ciclo è previsto per il neo professore il concorso pubblico superato il quale, dopo un periodo di prova di un anno che sarà comunque valutato dalla scuola, passerà di ruolo. Il dato interessante, e che da tempo veniva auspicato, consiste nella frequenza di un percorso universitario di formazione professionale dove è compreso il periodo di tirocinio e la conseguente abilitazione. L’altro dato fondamentale, ma che lascia sempre qualche dubbio di effettiva attuazione, consiste nella programmazione dei posti che ogni due anni risulteranno liberi sulla base dei pensionamenti e delle nuove classi. Ma soprattutto questo emendamento potrebbe significare il ridimensionamento di ogni forma di precariato nella scuola.

PASQUALE ALMIRANTE (da www.lasicilia.it)







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