Debiti o esami di riparazione?
Data: Domenica, 11 novembre 2007 ore 18:00:32 CET
Argomento: Opinioni


11 NOVEMBRE 2007 – Esami di riparazione o debiti formativi: cosa cambia davvero nella scuola dopo l’emanazione dell’Ordinanza min. 92 del 5 novembre scorso? A chiederlo sono gli studenti, sicuri che nulla è cambiato nell’allegro sistema spalma debiti mai recuperati, e i professori, che auspicano un ritorno alla banalità del “se studi ti promuovo se non studi ti boccio”. Ma dai presidi iscritti al sindacato Flc/Cgil giungono critiche contro il provvedimento, considerato “una misura solo in apparenza di rigore e serietà”. A difendere il provvedimento scendono in campo due personalità politiche, la viceministro alla pubblica Istruzione, Mariangela Bastico, e l’on. Manuela Ghizzoni, capogruppo dell’Ulivo in Commissione Istruzione alla Camera. Chiarisce la Bastico sul suo sito, con una interpretazione autentica del provvedimento: “L’ordinanza ministeriale definisce modalità, tempi e criteri per il reale recupero dei debiti scolastici, chiarendo definitivamente che non si tratta di ritorno agli esami di riparazione aboliti nel 1995. Le azioni di sostegno e di recupero sono, infatti, organizzate dalla scuola, avvalendosi degli insegnanti interni o di competenze esterne, con esclusione degli enti profit”. Quanto ai tempi, queste azioni, vi si legge, “sono realizzate durante tutto l’anno scolastico: quelle di sostegno dal momento in cui si evidenziano difficoltà di apprendere e di seguire le lezioni; quelle di recupero in base alle valutazioni effettuate, già entro il primo quadrimestre. Solo qualora le carenze non vengano superate al termine dell’anno scolastico, i corsi di recupero si svolgono anche durante il periodo estivo. La scuola è tenuta a realizzarli e i ragazzi hanno l’obbligo di parteciparvi, salvo che la famiglia non esprima formalmente e in forma scritta la scelta di provvedere autonomamente. In ogni caso gli studenti che devono recuperare sono soggetti a verifiche e a valutazioni da parte del Consiglio di classe”. E se le insufficienze non risultano recuperate entro lo scrutinio finale, il Consiglio “sospende il giudizio e comunica allo studente e alla famiglia quali sono le materie in cui deve recuperare e le modalità di organizzazione dei corsi e delle verifiche”. La valutazione finale, precisa la viceministro, “verrà espressa dal medesimo Consiglio, entro il 31 agosto, sulla base di prove di verfica documentabili: verranno attribuiti i voti su tutte le materie (quelle già sufficienti a fine anno e quelle da recuperare) e il giudizio di ammissione o non ammissione alla classe successiva”. Per i corsi estivi i docenti riceveranno 50 euro l’ora, per gli altri c’è incertezza. “La nuova normativa – commenta la Ghizzoni –  premia i più meritevoli e rappresenta una risposta al fallimentare sistema vigente in questi ultimi anni”, che “ha lasciato lacune nella conoscenza dei nostri giovani”. I presidi della Cgil però non ci stanno: “E’ facile prevedere – spiegano – che, come tutte le misure piuttosto improvvisate, nate dalla necessità di rispondere a problemi senz’altro reali e preoccupanti, ma disattenti ai tempi della scuola e delle esigenze formative dei giovani, farà miseramente naufragio dopo le prime applicazioni. Essa, infatti, per come è stata formulata, è destinata a scontrarsi con fatti organizzativi, come ad esempio la difficoltà di mettere in piedi corsi di recupero in tempi di esami di maturità, le esigenze delle famiglie e delle scuole di comprimere ogni recupero entro giugno di ogni anno scolastico, la difficoltà delle verifiche all’inizio dell’anno scolastico ormai tradizionalmente dedicato alla programmazione”. E ancora, con una punta ideologica: “L’effetto sarà un più che probabile aumento della selezione e manifesterà anche se non voluto il suo aspetto di classe”. Infine, la coordinatrice regionale della Gilda, Cinzia Piccinini, si chiede: “Come recuperare metà ragazzi di un intero istituto in metà materie?”  

 

 







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