UNA VITTORIA CONTRO LA MORTE
Data: Giovedì, 08 novembre 2007 ore 15:06:58 CET
Argomento: Rassegna stampa


UNA VITTORIA CONTRO LA MORTE
 
 
 
I lettori odierni, è risaputo, vogliono dedicarsi a letture amene, che non creino troppi problemi e consentano un piacevole relax. Niente drammi, niente situazioni senza scampo, solo viaggi leggeri in dimensioni di pura evasione. Ma la migliore letteratura, e questo non è solo un luogo comune, non nasce dal dolore? La dimensione tragica dell’esistenza, la percezione di essere, in qualità di uomini, legati a un filo che da un momento all’altro può spezzarsi, hanno oggi il diritto di essere narrate?
Risponde di sì col suo ultimo libro Laetitia Bohn Derrien (Io parlo, Corbaccio, pp.350, € 17,60), una donna in carriera francese, che, un cattivo giorno del lontano 1999, viene colpita, mentre è al culmine della sua attività, dalla sindrome Locked-in, uno stato di paralisi motoria che la lascia prigioniera del suo corpo, ma con la mente perfettamente vigile.
Inizia così un calvario che costituisce la trama di una narrazione commovente, ma mai sdolcinata: Laetitia comunica solo con il movimento delle palpebre e i neurologi sono convinti che non ce la farà proprio a sopravvivere.
E invece non è così. Perché la donna è cosciente e ha voglia di vivere e vivere ancora, oltre quei tubi che le attanagliano la gola. A un mese di distanza Laetitia muove un dito; poi le labbra, poi la lingua. Ma le sue gambe pesano come un asino morto. Ne muove una, faticosamente; poi l’altra, con tutte le sue forze. Fa due passi! Poi la sua capacità respiratoria passa dal trenta al settanta per cento, i suoi progressi sono notevoli e molto precoci. Manifesta davvero una volontà di ferro: vuole guarire, ad ogni costo, contro ogni inesorabile disgraziata evidenza.
E’ l’avvio di una rinascita ottenuta grazie alla diuturna presenza della sua famiglia, al marito, agli amati figlioletti che l’ammalata non vedrà per ottantotto giorni, e al padre e alla madre: e non a caso Laetitia dedicherà la sua nuova vita ai genitori che l’hanno messa al mondo. E il suo bel libro a tutte le donne che vivono con il piede premuto sull’acceleratore e non si fermano mai ad ascoltarsi, perché anche a loro non succedano un giorno una tragedia e, per fortunata coincidenza, una vittoria simili sulla nera incombente morte.

SILVANA LA PORTA








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