SE I PROF LEGGONO LA COMMEDIA GRATIS (O QUASI)
Data: Mercoledì, 07 novembre 2007 ore 14:11:50 CET
Argomento: Opinioni


SE I PROF LEGGONO LA COMMEDIA GRATIS (O QUASI)

Il filosofo Arthur Schopenhauer aveva una profonda antipatia per Hegel. Forse perché sinceramente riteneva che l’idealismo fosse una buffonata filosofica o magari perché, più meschinamente, le aule alle lezioni berlinesi di Hegel erano stracolme, mentre lui insegnava senza alcun successo. Qualunque fosse il motivo, l’accusa però era precisa: Hegel era il più grande sofista di tutti i tempi, un ciarlatano pesante e stucchevole, un uomo che vendeva la sua filosofia al miglior offerente.
Tutto questo c’entra con Dante Alighieri. Anzi c’entra con la lettura che della Commedia, con un enorme successo di pubblico, fa l’attore Roberto Benigni. Perché la commedia, come la legge lui, non la legge nessuno. Che può fargli Vittorio Gassman? Niente. Benigni spicca luminoso, più luminoso delle anime del Paradiso.
E gli insegnanti in classe, che leggono e spiegano la Commedia per ore, ma che possono fargli? Sentite che cosa racconta una collega, Cinzia Mario, nel libro La mia scuola: Chi insegna si racconta, edito da Einaudi: “Un giorno in classe spiegavo il canto XXXIII del Paradiso, così come lo spiegherebbe un docente normale, con l’introduzione, la parafrasi, i collegamenti con gli altri canti, l’attenzione ai versi di difficile interpretazione. Al termine un allievo si è alzato dicendo che non c’era paragone fra la mia spiegazione e quella che Roberto Benigni aveva dato sugli schermi televisivi poco tempo prima. Naturalmente il paragone era a mio sfavore, ovviamente non potevo offendermi, visto l’illustre personaggio cui venivo comparata.”
Povera prof! Ma come poteva mai pensare di reggere il confronto con quel simpaticone di Roberto Benigni? Ma perché la recita così bene la Commedia il signor Benigni? Perché è bravo, certo. O forse anche perché è toscano e Dante ce l’ha nel sangue. Ma non ci sarà qualche altro recondito motivo? Volete proprio saperlo? Bene leggiamo sui quotidiani la seguente notizia: la Rai ricompensa l’attore per la lettura di Padre Dante con la modica cifra di…UN MILIONE DI EURO!
Accidenti! Ecco da dove viene l’amore sviscerato, l’enfasi oratoria, la mimica adeguata! E il povero insegnante resta lì, sconfitto, con la sua modesta spiegazione ad offrire, per dirla con Schopenhauer, la sua “verità non remunerata”.
Potrebbe fare meglio, certo. Se gli dessero poi un milione di euro chissà come gli verrebbe bene quell’attacco: “Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura…”


SILVANA LA PORTA






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