SCUOLE PARITARIE, IDEE PER UN COMPROMESSO
Data: Venerdì, 02 novembre 2007 ore 22:51:29 CET
Argomento: Rassegna stampa


Un’intera manovra Finanziaria: tanto costerebbe allo Stato italiano il collasso del sistema delle scuole paritarie. Certi maestri del laicismo preconcetto, ben inteso, farebbero carte false pur di vedere lucchetti arrugginiti e spranghe sui cancelli delle scuole non pubbliche, specie di quelle cattoliche, anche se questo volesse significare lo sfascio dei conti italiani.

Un po’ di cronistoria. Le paritarie non hanno mai entusiasmato i governi: il centrosinistra, prima del 2001, destinò alle istituzioni non pubbliche 473 milioni di euro. Poca roba. Andò meglio con l’amministrazione di centrodestra (566 milioni), ma ancora oggi, con la Finanziaria 2008, di vera parità nemmeno l’ombra. Eppure c’è una legge, la 62 del 2000, approvata durante il governo D’Alema, che ha sancito un sistema nazionale dell’istruzione costituito da scuole statali e scuole paritarie.

«Basta il pensiero», avrà pensato Baffino, perché contestualmente non si è disposta alcuna parità economica tra le due realtà, la condizione imprescindibile per permettere ai genitori una scelta serena e ponderata, un bivio con due porte della stessa grandezza.

Dai dati dell’Agesc, Associazione genitori scuole cattoliche, scopriamo che in Italia si spende, per un bambino delle materne, poco più di 6 mila euro, contro i 584 del suo omologo alla scuola paritaria. Stesso discorso per la primaria (7.300 per un bambino della statale contro 866), mentre è ancora più larga la forbice nelle secondarie di primo (7.600 contro 106) e secondo grado, dove uno studente di pubblica costa oltre 8 mila euro a fronte di uno delle scuole paritarie, per cui basta una banconota da 50 euro.

Pensate se un giorno (non lontano, data l’aria anticattolica che si respira) sparissero tutte le scuole paritarie: le esultanze dei «soliti noti» rimarrebbero strozzate in gola alla vista di un nugolo di studenti, zaini colmi e matite ben temperate, che si riversa sui banchi delle scuole pubbliche. Lì sarebbe il tracollo, grosso quanto una Finanziaria, perché per ogni nuovo ingresso a scuola, lo Stato spenderebbe dieci volte di più di quanto sborsa ora.

Una soluzione di mezzo, soddisfacente per tutti, ci sarebbe. Ai genitori che decidono di mandare un figlio alla paritaria, non gravando più di tanto sulle casse pubbliche, il governo potrebbe dare un buono-scuola, comunque inferiore a quanto spenderebbe per vedere il giovane tra i corridoi di una scuola statale.

Risparmia lo Stato, risparmia il genitore. Forse, però, qualcuno batterebbe i pugni sul tavolo, paventando rischi per la laicità dello Stato o minacciando di uscire dal governo: non sarebbe la prima volta che il pregiudizio fa la voce grossa su ragione e matematica.

LUCA VOLONTÈ - Capogruppo Udc alla Camera (da www.lasicilia.it)







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