Tifare per la squadra del cuore nel
pieno rispetto dell’avversario e nella
consapevolezza che il calcio è solo
un gioco da vivere senza esasperazione.
Con questa prerogativa è stata
presentata ieri, all’istituto scolastico Meucci» di Catania, la seconda edizione
del progetto «Tifo Catania… di
qualità 2». Per l’occasione sono intervenuti
il vice questore Giancarlo Consoli,
l’assessore provinciale allo Sport,
Daniele Capuana, il presidente provinciale
del Coni, Pippo Crisafulli,
l’assessore comunale allo Sport, Ottavio
Garofano, l’allenatore Josè Sorbello,
il dirigente scolastico della
D’Annunzio» di Motta S. Anastasia,
Di Piazza, e la psicologa e mediatore
sportivo Graziella Zitelli. Tutti intervenuti
per sottolineare come, a distanza
di quasi un anno dai tragici avvenimenti
del derby Catania-
Palermo, in tutta
la città c’è voglia di non
ripetere gli errori del
passato e dimostrare che
il vero tifoso rossazzurro
è prima di tutto uno
sportivo.
A fare gli «onori di casa
il preside Agostino
Arena, che davanti a una
platea piena di studenti
ha sottolineato l’importanza
di tenere la conferenza
a scuola e non all’interno di
qualche struttura comunale che
avrebbe reso maggiormente impersonale
l’incontro.
Il progetto, che lo stesso ministro
per le Politiche giovanili e le attività
sportive, Giovanna Melandri, ha considerato
«buona prassi (cioè degno di
attenzione per varare, eventualmente,
un decreto legge in merito), si propone
di avviare un’azione di tipo sociale
e formativo per dare la parola e
approfondire il tema della violenza
negli stadi con le persone e i gruppi
direttamente coinvolti.
«Noi rappresentanti
delle istituzioni politiche
- afferma Capuana
- stiamo cercando di
infondere nei ragazzi,
attraverso dibattiti e
tavoli di dialogo nelle
scuole, la cultura dello
sportivo. Applaudire e
sostenere la squadra,
sia che vinca o perda,
con civiltà deve essere
la norma e non l’eccezione».
Tanti i punti trattati, fra cui quello
di individuare le «zone bianche« su
cui intervenire e le «leve» più adeguate
per farlo.
«Educare i ragazzi alla legalità -
sottolinea il vicequestore Consoli - e
fargli capire che questi episodi (la
morte di dell’ispettore Raciti e non
solo, ndr) non sono in coerenza con
lo spirito sportivo. I giovani sin da
piccoli devo rendersi conto quali siano
le regole comportamentali e civili
della vita quotidiana. Non è possibile
compiere atti di intemperanza che
si collocano al di fuori delle leggi basilari
dello sport».
A fine assemblea, grande soddisfazione
per la dott.ssa Zitelli, organizzatrice
dell’evento, che si batte affinché
gli stadi non diventino zone
militarizzate: «Lo sport dev’essere
visto come un percorso educativo;
un tifo più pulito e più corretto può
indirizzare il ragazzo verso un’attività
ludica che non sia esasperata dall’agonismo».
DAMIANO SCALA (da www.lasicilia.it)