LA STANZA PER SE' CHE SOGNANO LE DONNE
Data: Giovedì, 01 novembre 2007 ore 08:49:26 CET
Argomento: Opinioni


LA STANZA PER SE' CHE SOGNANO LE DONNE
 
 
Come ben sanno le case editrici, a comprare i libri - dunque a leggerli e regalarli, dunque a promuoverli - sono soprattutto le donne. Ma dove leggono, e (o) scrivono, le donne? Non dico in quale paese o città ma, in modo molto più prosaico e striminzito, la stanza: in quale stanza della casa leggono (o scrivono) le donne?
 Ci pensavo ieri, parlando qui del bel saggio di Virginia Woolf, «Una stanza tutta per sé». Certo, lei diceva "stanza" per simboleggiare lo spazio segreto, la dimensione esistenziale e biografica che una donna deve coltivare dentro, ma non a caso parlava di stanza, e di autonomia economica necessaria per l'esercizio libero del pensiero. Insomma, la stanza tutta per sé è ben più di una metafora. E' un indizio, un suggerimento, una provocazione. Quante donne hanno una vera stanza per sé nella mappa fisica - e dunque anch'essa simbolica - della casa? Dov'è lo spazio privato che le donne si concedono per la riflessione, scrittura o lettura, nella topografia domestica? Dove si siedono in questi casi le Regine della casa, gli ex angeli del focolare?
 Sul divano in soggiorno, se i bimbi finalmente dormono. A letto la sera, finalmente, stremate. La domenica pomeriggio, finalmente in pantofole. C'è sempre un «finalmente» dentro un libro improvvisamente aperto, come per miracolo, dentro una giornata. Perché le donne leggono il triplo degli uomini ma lo fanno quasi furtivamente, con sensi di colpa, come rubassero tempo alla famiglia, e con impegno, ritagliandosi squarci felici nelle giornate fitte e chiuse come nebbia.
 Leggono e scrivono con fare ladresco in casa propria. Io ho un'amica che pur di avere una scrivania coi suoi quaderni e i suoi libri, per non sottrarre spazio alla famiglia ha ricavato una specie di altarino magico nel bagno. Ho un'altra amica che ha convertito il vano dedicato al suo studio in un "più utile" sgabuzzino, e condivide la scrivania a tempi alterni col marito. E tutti conosciamo case in cui c'è uno studio per lui (con tanto di tavolo antico, foto in argento e pipe allineate) che non ci va mai perché è dentista o bancario o comunque non ha cosa studiare, mentre invece non c'è un angolo per lei, che fa la prof o scrive, e dunque usa il tavolo della cucina.
 Chissà se in fondo, ma proprio in fondo, a tutto questo, non c'è il tacito ma comune pensiero che tanto è qui il suo spazio, la cucina. Dove può fantasticare libera tra le stoviglie e leggere in pace (meglio ricette). E' per questo che le cucine oggi sembrano uffici, così attrezzate e iper-tecnologiche?
 (A proposito, vi scrivo dalla stanza di mia figlia, temporaneamente ospite perché il mio pc è guasto).








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