LO SPIRITO DELL'ILLUMINISMO
Data: Lunedě, 29 ottobre 2007 ore 12:31:25 CET
Argomento: Rassegna stampa


 

 

Lo spirito dell'illuminismo

 

 

 

 

Tzvetan Todorov, Lo spirito dell'illuminismo, trad. di Emanuele Lana, Milano, Garzanti, 2007, pp. 127, euro 11,00.
Il tema dell'illuminismo è tutt'altro che superato: lo dimostra la sua rinnovata centralità nel dibattito contemporaneo, citato ora dai suoi detrattori come l'origine dei mali della società odierna, ora indicato dai suoi difensori come una bandiera contro l'oscurantismo e il fanatismo. Nemici o sostenitori del secolo dei lumi possono comunque difficilmente negare di essere figli entrambi dell'illuminismo. Todorov offre una rilettura dei principali pensatori del periodo e mostra, attraverso rapidi sguardi alle principali problematiche del nostro tempo, come i principi proclamati dai philosophes siano tuttora validi ma non compiutamente realizzati. Attualizzando la risposta di Kant alla domanda se la sua epoca fosse un'età illuminata, potremmo ancor oggi affermare: "no, bensì un'età in via di illuminazione".
Al di là di ogni ingenuo eurocentrismo, si possono rintracciare i germi dell'illuminismo in tutte le culture, dall'India del sec. III a.C., all'Islam prima del sec. X, alla Cina dei secc. XI-XII, all'Africa nera dei secc. XVII-XVIII, paesi in cui già emersero le nozioni di tolleranza politica e religiosa, di separazione tra potere politico e potere teologico, di autonomia della conoscenza razionale, dell'uguale dignità di tutti gli esseri umani. Concetti che hanno trovato la loro peculiare elaborazione nell'Europa del Settecento dove i termini 'individuo' e 'democrazia' appaiono per la prima volta congiuntamente affermati. Al controverso quesito sul perché ciò sia potuto accadere proprio in Europa e non altrove, l'autore ripropone una tesi già presente in Hume: la presenza di una molteplicità di stati nel territorio europeo, di opinioni, religioni, lingue, espressioni artistiche, filosofiche e scientifiche ha generato un terreno di coltura di idee particolarmente ricco. È stata la pluralità che ha dato origine all'unità, la differenza che si è rivelata più vantaggiosa dell'identità - rispetto, per esempio, alla realtà cinese, un grande impero unito sotto un'unica legge e un'unica lingua. Gli stati europei hanno formato quindi una sorta di 'sistema', tanto da far scrivere a Rousseau: "Oggi, checché se ne dica, non esistono più francesi, tedeschi, spagnoli, neanche inglesi; esistono solo europei".
Ma il giudizio sull'illuminismo, come ben si sa, non è univoco. Todorov passa in rassegna i principali rimproveri mossi al secolo illuminato: ha fornito il fondamento ideologico al colonialismo e al nazionalismo europeo, ai totalitarismi del sec. XX, allo scientismo, all'immoralismo e all'individualismo della modernità - e l'elenco potrebbe continuare a lungo… L'autore argomenta, a tal proposito, che tali 'mali della società' non nascono con l'illuminismo ma ne rappresentano piuttosto i nemici, 'rifiuti e deviazioni'. E muove questa appassionata difesa affiancando le opere di autori quali Montesquieu, Rousseau, Condorcet, Diderot, Kant, agli scritti dei loro avversari come, per esempio, Solženicyn e Giovanni Paolo II. Ciò che emerge dalla lettura di questo breve saggio è quindi una chiara presa di posizione a favore dello spirito critico dell'illuminismo e del suo progetto di una società guidata da parole chiave quali autonomia, laicità, verità, umanità e universalità. Un'ansia di rinnovamento che ha come centro di gravità un mondo puramente umano, rintracciabile non solo nei trattati filosofici, ma anche nella letteratura, nel teatro e nella pittura del tempo. Un passaggio 'dal divino all'umano' che si concretizza nell'aspirazione a una felicità - the Pursuit of Happiness, come riporta la Dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti d'America - che non sia esclusivamente individuale ma che possa essere alla portata di tutti, grazie alla mediazione delle istituzioni sociali poste al servizio dei cittadini. Nei regimi totalitari del sec. XX sarà lo stato a voler incarnare il 'bene sovrano', a voler perseguire un'idea astratta di felicità per tutti, calpestando ogni autonomia individuale e tradendo l'autentico umanesimo illuminista.
Insomma, chi persegue oggi ideali quali l'universalità dei diritti e la pari dignità per ciascuno difficilmente può evitare il confronto con questi 'illuminati' pensatori del passato. Si rammenti, per esempio, il tema dell'uguaglianza di genere nella 'Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina' di Olympe de Gouges - che finì ghigliottinata per le sue idee -; le considerazioni della stessa autrice o quelle di Condorcet sulla schiavitù: "Ridurre un uomo in schiavitù, comprarlo, venderlo, tenerlo in condizione di inferiorità, sono veri e propri crimini peggiori del furto"; quelle di Montesquieu sul diritto alla cittadinanza per tutti gli abitanti di un paese: "Io sono necessariamente uomo e sono francese solo per caso"; le parole di Beccaria sulla pena di morte: "Parmi un assurdo che le leggi che sono l'espressione della pubblica volontà, che detestano e puniscono l'omicidio, ne commettono uno esse medesime, e, per allontanare i cittadini dall'assassinio, ordinino un pubblico assassinio" e sulla tortura (in una delle frequenti finestre che Todorov apre sulla contemporaneità, il tema della tortura viene affiancato ai misfatti compiuti dall'esercito francese nella guerra d'Algeria, a quelli degli agenti della CIA a Baghdad nel 2003, al progetto di legge del senatore americano J. McLain contro la tortura votato dal senato degli Stati Uniti il 30 dicembre 2005 e aspramente osteggiato dalla Casa Bianca).


 

 

 







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